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martedì 20 gennaio 2015

Tesi ottimista su tesi disperata.

Questo blog non segue mai una cadenza ciclica e riprende a vivere solo quando c'è qualcosa che valga la pena d'essere raccontata.
E' un periodo abbastanza statico, ma due mesi di stasi per un blog sono un ottimo motivo per riaprirlo e scrivere. Non dimenticarlo. Adesso sono alle prese con la mia tesi, nella fase in cui leggo, non capisco, rileggo e fisso una pagina bianca che ogni giorno - non si sa come - è sempre più vuota del giorno prima, ch'era già comunque vuota.

Quando mi chiedono su cosa sto scrivendo la tesi vivo un mix di imbarazzi. E comincio a farfugliare qualcosa che suona tipo ehm, di letteratura francese...è praticamente un...un percorso sulla letteratura per bambini, in particolare un autore...Henri Bosco.
Nella migliore delle ipotesi mi sono sentita chiedere se, per caso, questo Henri Bosco - che per la nota presunzione linguistica dei Francesi diventa Boscò - non abbia effettivamente origini favaresi. E per quanto mi riguarda potrebbe addirittura averne, senza che la questione accenda in me una scintilla di luminosa curiosità, tipica di chi crede di avere molto talento da mettere a frutto.

La verità è che questo tipo non lo conoscevo neanch'io, ma quando sono arrivata dalla mia relatrice con l'idea di parlare di storie di bimbi, lei se ne uscì con questo nome che, non a caso, parla di volpi, serpenti, fiori e bambini. Perfetto, ho pensato, uscendo dalla stanza di ricevimento, un lunedì di qualche mese fa. Sarà facile scrivere di questo Boscò, una volta che parla di volpi, serpenti, fiori e bambini. E invece no, non è facile per niente.

Un lunedì di qualche mese fa, quello in cui andai a chiedere la tesi, fu una giornata paradossale ma indicativa della mia vita del momento. Lavoravo in parrucchieria e ci capitò una giornata di aggiornamento su come si usa una piastra per fare le onde ai capelli. Era richiesta anche la presenza di figure come la mia, altamente specializzate nell'auto-bruciatura delle punte tramite passaggio di piastra per capelli. Così andai con le ragazze. Almeno impari a pettinarti, mi dissi. Il raduno di hair stylist armati di styler calde calde e pronte a scaldare e modellare ciocca dopo ciocca, si teneva in un grande hotel a due passi dall'aeroporto di Catania, molte fermate prima della mia università. Lasciai le ragazze per andare all'incontro con la relatrice, tornai dopo tre ore.

Davanti le stanze dei prof, s'incontrano sempre i colleghi più improbabili. Quel giorno beccai la tipica collega di Lettere, coi capelli legati in una coda di cavallo stretta nell'improbabile rosa di un elastico slabbrato, in attesa di essere ricevuta col suo malloppo di carte e cartelle scritte a penna blu. Il fastidio causatomi dalle penne blu è comparabile solo al vedere la gente che si mangia le pellicine dalle dita e poi le sputa, e dai fumatori che pur di avere cinque minuti del loro maledetto ossigeno li vedi fuori dalle pizzerie il sabato sera, come una schiera di cretini stretti nei loro cappotti o sotto un fungo calorifero, tutti chiusi nelle spalle, sofferenti e congelati. Ma quando parlo così di loro, s'infiammano d'orgoglio e mi rispondono che non fumando, io non posso assolutamente capire. E non posso capire. La collega di cui sopra non era predisposta alla conversazione amichevole, si vedeva ch'era là, stremata da non capisco quale ansia accademica al punto di non potersi lavare i capelli nè depilare i baffetti, e non vedeva l'ora di farla finita con quel via vai dalle aule dei Benedettini. Io dovetti stoppare la mia logorrea con un pacchetto di Ritz fatti scivolare da un distributore automatico. Seguì un'intera bottiglietta d'acqua naturale San Pellegrino che stimolò improrogabilmente la mia diuresi, proprio quando toccava a me. Andai a pisciare e poi entrai.

Uscii dal mio primo incontro-tesi, con l'entusiasmo di una matricola alla sua prima lezione di teoria della letteratura, convinta che la prof d'italiano del liceo sarebbe tanto fiera di vederla così accademicamente ben inserita in un contesto di conoscenze e spiegazioni affascinanti, superiori, altissime. La matricola, si renderà poi conto di molte cose che contrastano l'entusiasmo da prima lezione, primo appuntamento, primo incontro-tesi e primo colloquio di lavoro (se mai ce ne sarà uno vero).
Ma in questo blog, si cerca l'ottimismo per cui sarà meglio pacare quest'insolito tono decadentista, non interpreterò come un segnale negativo il fatto che l'iniziale verve che mi ha spinto ad acquistare cinque romanzi di Bosco su Ebay,fr , ricevuti in brevissimo tempo par avion, vive uno stallo sostanzioso. Così tanto sostanzioso, da scriverci sopra un intero post sulle deficienze creative di una studentessa fuori corso e fuori corsa.

Se solo riuscissi a capire sul serio cosa voglio fare da grande, sarebbe già un ottimo passo. E invece sono qui a raccontare di come risalii sul bus urbano e raggiunsi le mie amiche al meeting di Ghd, e dopo un caffè costatomi due euro e venti alla hall, cercai almeno di capire la simmetria delle onde sui capelli di una modella non molto più alta di me. E insomma, in fin dei conti non è poi così complicato. Basta avere la mano ferma, un bel movimento deciso e lasciare scorrere il capello - senza tirarlo, senza strapparlo - fra le due placchette riscaldate, divenute ormai d'uso comune nelle case degl'Italiani. Senza fretta, con amore, per una buona riuscita.

Volevo fare la scrittrice, e sono finita a far la pettinatrice di romanzi francesi, che comunque non capisco, e che comunque mi toccherà capire. Senza fretta, con amore, per una buona riuscita.