E tu sei il numero:

giovedì 28 gennaio 2016

Cine Teatro Mezzano presenta: La Baronessa di Carini

Domani sera, alle ore 21, continuano gli appuntamenti al Cine Teatro Mezzano di Porto Empedocle, che con un ricco cartellone, va in scena con il recital "La vera storia della Baronessa di Carini."
Musiche e testi del maestro Toni Cucchiara, regia dell'agrigentino Francesco Colletti.

mercoledì 27 gennaio 2016

Cloflou: vintage is back.

La storia di oggi è quella di un'impresa a cui voglio bene, essendo io stessa una delle clienti più affezionata. All'inizio di tutto c'è un amore, quello fra Fabiana e Giuseppe, due giovani siciliani che vivono ad Agrigento, due professionisti nel campo delle lingue e della fotografia, con una grande passione condivisa: la moda vintage.

Fabiana e Giuseppe li ho conosciuti ad un circolo di letture di scrittori emergenti, di cui facevo parte. Un gruppo in cui in realtà nessuno si sentiva davvero uno scrittore, si aveva solo il piacere della condivisione di momenti, pensieri, sensazioni. Durò per circa un anno, poi ognuno di noi, preso dal lavoro e dal logorìo della vita moderna, tornò ai suoi impieghi.
Certe volte però, ci sono persone che non si perdono, non si possono perdere: le rincontri in contesti diversi, nuovi, e per me che sono una fatalista, c'entra un po' il destino. Il destino, dunque, mi ha riportato sulla loro strada dentro Farm Cultural Park, non ricordo precisamente quando, quindi per me equivale a dire: da sempre, dall'inizio della mia vita ai Sette Cortili.

Fra le tante cose che ho visto loro fare là dentro, c'è Cloflou.
Cloflou è il loro brand di moda vintage, che spesso hanno proposto durante i mercatini The second life. Abiti firmati, icone storiche della moda, accessori e gioielli, s'inseriscono in una cornice dalle tinte punk ma al contempo - assolutamente - glamour.
Quando abbiamo parlato della nostra collaborazione su Semilascinonvale, Fabiana m'ha detto: nelle nostre collezioni c'è uno stile un po' matto. Creiamo outfit ribelli ma eleganti, retrò eppure maledettamente proiettati nel futuro. E' un mix di spazi temporali, che si fondono dando vita allo shop di Cloflou. 

Orecchini a clip vistosi che perfettamente s'intonano con un bob curato, giacche con spalle larghe e importanti, gonne lunghe e minigonne stampate, tonalità rock e preponderanza del colore: questo è lo stile di Cloflou. Ma anche tanto tartan, pied de poule, righe e linee morbide. Insomma tutto quello che la moda dei decenni passati ha creato di meglio, riportato sotto i nostri occhi da shopaholic da Fabiana e Giuseppe. Presto ci presenteranno la nuova linea, ma lo shop adesso è attivo per proporvi degli outfit imperdibili, per noi che ricerchiamo nella moda una modalità comunicativa diversa, fuori dalle righe.

Vi racconterò tutto qui dentro Semilascinonvale e sulle pagine Facebook di Cloflou e Semilascinonvale. Cercateli anche su Instagram @cloflou_vintage


venerdì 22 gennaio 2016

Family day a chi?

Stamattina sono andata alle Poste a ritirare un pacco.
Un mese fa Gabriele m'ha regalato una stampa su tela di un'opera di Banksy, il corriere è arrivato due volte a casa nostra e non c'ha mai trovato, logicamente, presi come siamo dai nostri lavori.

L'impiegata allo sportello mi ha chiesto: il destinatario scritto qui sul pacco, cosa le viene? Ed io, anche questa volta, proprio non ci sono riuscita a definire Gabriele per ciò che è, il mio fidanzato, così ho mentito, spudoratamente ma non troppo: è mio marito. 
E nel dirlo ho provato un libidinoso compiacimento, misto al senso di colpa dato dall'aver coinvolto il mio compagno in un nostro matrimonio, mai avvenuto, e a sua insaputa.

Oggi mentre traducevo Virgilio per il mio ultimo esame - sì, ancora, ancora e ancora - sono inciampata nel termine iugalis. Ho aperto il mattone rosso, lo stesso che uso da tredici anni a questa parte, e col dito umido da una leggera leccata, ho sfogliato tutto l'alfabeto fino alla i, e alla parola in questione, accanto alla quale ho letto: stretto dal giogo, coniugale, sposo, sposa, matrimoniale.
Stretto dal giogo. Ecco com'era già visto in antichità il matrimonio: un contratto che, in un modo o nell'altro, ti fotte. E dimezza la tua libertà, stringendoti in una costrizione in deficit d'ossigeno.
Noi però, le nostre libertà le abbiamo frantumate e mixate in un succoso equilibrio di parti e vite, ognuno con la sua, per poi ritornare la sera sotto lo stesso piumone, senza desiderare altro.

Non c'è stato un momento preciso in cui ci siamo detti: andiamo a vivere insieme?
L'abbiamo fatto, desiderandolo, come se fosse la cosa più ovvia. Un giorno Gabriele è tornato a casa dei suoi e m'ha detto: ho visto una casa per noi due, è bellissima, è quella casa nostra.
E un mese dopo eravamo nello studio dell'amministratore a firmare il contratto di casa nostra. La mattina della firma del contratto sono tornata a casa dei miei genitori e ho raccolto un po' di roba che è rimasta nel bagagliaio fino al giorno del trasloco, le mie cose. Poi ho comprato tre rose e le ho portate a mia nonna, nel posto dove i nonni riposano - si spera - in pace. Ho guardato la sua foto e le ho detto: senti nò, oggi firmo, prendo casa, vado a convivere...come te lo devo dire...se non approvi, mandami un segno. Fai tu, ciao.
Alle cinque del pomeriggio, mia nonna non aveva ancora manifestato la sua perplessità nei confronti della scelta controcorrente che avevo preso, dunque era il caso di firmare in tutta serenità: dal Paradiso delle nonne amorose qualcuno mi stava schiaffando il cinque. Il mio nome si incastrava perfettamente alla firma di Gabriele, sopra la mia, su quattro fogli che ci assicuravano il tetto per i prossimi quattro anni. Tutte e due erano malferme: le mani ci tremavano, e una volta fuori dal portone ci siamo guardati sorridendo. L'abbiamo fatto, abbiamo casa nostra, adesso è come se fossimo sposati amore!, e non si sbagliava. Una sera, a cena fuori - credo il giorno dopo la firma del contratto - un suo amico se ne uscì col clichè della prova. 
Ma sì, fate bene ad andare a convivere, alla fine bisogna provare se uno poi va d'accordo...bisogna capirlo prima del matrimonio, perchè dopo sono guai.

Noi però, neanche per un attimo, abbiamo pensato di provarci o testarci o vedere se ci piacevamo anche al di fuori delle nostre rispettive abitazioni. Volevamo solo essere una famiglia, lui ed io. Senza prove, solo sicurezze. Un mese dopo è arrivato il nostro nome sul campanello e dietro la porta, e quando buco una gomma, nelle corse fra un lavoro e un altro, mi fermo dal gommista e dico: salve sono la moglie di Gabriele Baio, mi ha mandato qui perchè lei è il migliore.
Di solito non è vero, il migliore è il primo che mi capita a tiro, aperto, ad orari improbabili e sempre nel week-end, obviously.
Mica dico la fidanzata o la ragazza o la compagna. E no, non è servita una casa in verità a farci sentire un nucleo familiare; lo eravamo già. Quando i nostri stipendi hanno iniziato a fondersi per un progetto comune, quando chi si alza prima fa il caffè, quando alle otto di sera m'infilo nell'ultimo supermercato aperto per comprare una bottiglia di vino buono e le patatine per quando torni la notte, e io sono ancora al pc a scrivere articoli o a sbobinare interviste, e crolliamo insieme sul divano del soggiorno, col pigiama di flanella che da tempo non mi preoccupo più se distrugga la passione o no, come si legge negli inserti dedicati al sesso dentro ai rotocalchi. A noi la passione non l'ha mai distrutta nessuno: né un pigiama di flanella, né un paio di calzettoni di lana e neanche le occhiaie viola. I peli sulle gambe il giorno prima della ceretta dall'estetista sì però, quelli si. Perchè alla base di questa famiglia a due, che abbiamo creato a prescindere dai vincoli, noi abbiamo l'amore. Un amore folle che forse, sulla carta, non ci dà diritto a niente, ma che ci completa e perfeziona ad ogni scalino. Poi Dio, lui lo sa, e credo sia tanto felice di questa genuina forma d'appartenenza e protezione reciproca, talvolta viscerale, e non credo si formalizzi per una firma dentro una Chiesa - che prima o poi, comunque, metteremo - ecco, io credo che a lui dell'amore interessi solo l'amore. Non credo gli importi di che forma, colore, sesso o natura sia: gl'importa dell'amore, essendone lui stesso il creatore. Se uno ci vuole credere, eh.

La famiglia è quel posto bellissimo in cui uno può essere se stesso. per davvero, con le puzzette nel corridoio, col letto lasciato sfatto per ventiquattrore, con i pianti a fiumi guardando C'è posta per te, coi leggins per la cyclette con un buco sulla coscia, con la macchina piena di scontrini e ticket del parcheggio, con la voglia di cantare da stonati e sapere che nessuno potrà cambiare opinione sul nostro conto in maniera permanente. E' un nucleo con delle dinamiche talmente estranee alla burocrazia, da farla sembrare totalmente inutile - per quanto necessaria - rispetto alla radice sentimentale che la genera e tiene in vita. Dovrebbe essere un assunto generale chiaro per tutti, insieme alla possibilità che ogni nucleo familiare debba poter generare prole, direttamente o indirettamente, continuare e condividere l'amore che nasce nella coppia, ma che sente il bisogno di diramarsi, moltiplicarsi, espandersi. A prescindere dal sesso degli elementi della coppia. La famiglia è un lavoro così complesso e desiderato, che a nessuno si dovrebbe poter negare la gioia di raccoglierne i frutti nel tempo.
Nel mio cuore, quando dico che sono tua moglie, io non dico una bugia. Se togliamo al mondo il piacere di amarsi, scambiandolo con le leggi e i decreti e gli emendamenti e le analisi di mercato e i riflessi psicologici e le chilometriche pratiche d'adozione e tanta altra carta da ardere e parole da spegnere, lo priveremo della sua forza primordiale, la più vera, la più viva: l'amore.

mercoledì 20 gennaio 2016

#beddumanciari - Vi presentiamo il menù dei piccoli: perchè buone forchette si nasce.


Considerata la frequenza con cui la clientela di Aguglia Persa e Salmoriglio, porta a cena anche la prole, i due chef Enzo e Alessandro Ravanà hanno creato un menù apposito per i bambini, che li lasci contenti da un punto di vista culinario e ludico al contempo. Per la creazione del menù-disegno, si sono affidati all'artista Ivan De Lorenzo, già creatore dei loghi di Salmoriglio, Beddu Manciari Blog e Semilascinonvale.

Il menù è composto di quattro antipasti, tre primi piatti, tre secondi piatti e due dessert, studiati secondo il gusto dei bambini, e per il loro palato, semplice ma esigente al tempo stesso.
Con la collaborazione dei loro figli, Simone e Daria per Alessandro, Alberto per Enzo, è stato possibile poi trovare dei nomi assolutamente divertenti, con altrettante simpatiche descrizioni.
Che ne pensate, ad esempio, delle Arancine piccine picciò? Io, da grande, ne mangerei un chiletto.

Il retro del menù è cosparso di muffin sorridenti, cornetti caldi, pescetti con lo sguardo vispo e arcobaleni tutti da colorare. Mentre mamma e papà finiscono la loro spigola al cartoccio o la loro pasta coi ricci, i bimbi possono dare sfogo alla loro creatività, o uscire fuori a giocare nel nostro grande giardino.

La filosofia di Aguglia Persa e Salmoriglio s'incentra sulla famiglia: portate i vostri bambini a pranzo con voi, educateli al buon mangiare e divertitevi insieme a loro a scoprire la splendida arte culinaria. Lo staff dei due ristoranti è disponibile e attrezzato anche per i più piccoli.


martedì 19 gennaio 2016

Il Delfino Lavasecco: tu rilassati, alle camicie ci pensano loro.

Da una settimana, all'interno di questo blog, ospito la storia di un'azienda ormai divenuta storica ad Agrigento e dintorni: Il Delfino Lavasecco.
Il titolare Salvatore Abbate, insieme alla moglie Saveria, ha deciso di investire nell'innovazione tecnologica, con l'acquisto di uno speciale manichino stira camicie, meccanico e assolutamente infallibile. A partire dal 18 gennaio, hanno attivato una speciale offerta per farlo conoscere alla clientela. Sarà infatti possibile avere camicie lavate, stirate e consegnate in gruccia a soli 2 euro a camicia. Portando un minimo di cinque camicie, sarà applicato uno sconto di oltre il 50% sul servizio completo di lavaggio, stiratura e consegna veloce. Un modo decisamente innovativo e svelto di salvare il vostro tempo. Al costo di una colazione, avrete risolto il noioso problema della stiratura delle camicie e vi resterà moltissimo tempo per fare altro, dedicarvi alla cura personale o ad un giro di shopping in centro.

Hanno inoltre studiato un'offerta riservata ai lettori di Semilascinonvale. Portate a lavare tre maglioni, il quarto è in omaggio. Basta scaricare il coupon qua sotto, stamparlo e portarlo allo staff de Il Delfino, in Viale Leonardo Sciascia 35, al Villaggio Mosè (Agrigento). Seguiteli anche sulla pagina Facebook Il Delfino Lavasecco.

giovedì 14 gennaio 2016

Aiuto, sono una casalinga!

E me ne sono accorta stamattina, quando ho aperto gli occhi e il mio primo pensiero non sono state le statistiche di Instagram, ma la lavatrice da far partire.

Che sono una casalinga, lo dico con una punta di fierezza, ma mille di disfatta. La mia casa adesso mi comanda ed io, inevitabilmente, devo obbedire ai suoi infiniti ordini. Sì, perchè ci sono giorni che farei a meno di mangiare, pur di finire quel maledetto capitolo della tesi, ma la fame è in agguato e via, si cucina, si pranza, si cena, e montagne inspiegabili di posate, pentole, mestoli, caffettiere, tazze e pelapatate. Come abbiamo fatto a sporcare così tanto, così tanta roba? 

La resa avviene di solito nel momento in cui infilo le mani dentro il lattice verde dei miei guanti Vileda, perchè ogni tre settimane Nadia mi fa una manicure perfetta e l'acqua è assassina, e inizio a scrostare. Sgrassatore, paglietta, spugna, detersivo e inox brillacciaio. Dopo un'ora la cucina è linda, butto un occhio al tavolo del soggiorno dove ormai albergano da mesi i miei libri di latino e il buon senso da studentessa rimonta sul mio ego distrutto dall'odore di fritto delle polpette. Metto su un caffè, caffettiera da 5 per la sola me stessa, e afferro un esercito di evidenziatori per scatenare l'inferno contro le pagine e i mille versi. E' lì che lei entra in scena, silenziosa. E' lì che lei guadagna terreno, prima con un lembo, poi avanzando un polsino e i bottoni. Infine mostra il colletto, angolo critico, e mi schiaccia al suolo. La camicia sporca di Gabriele, la bastarda. Lavami, se sei capace dai. Pretrattami, stendimi e alla fine, se ne hai ancora, stirami, perchè che camicia stronza sarei se non ti obbligassi a stirarmi? Perderei credibilità nel mio ambiente, fatto di pieghe invincibili e macchie non smacchiabili. Mi arrendo nuovamente, e un'ora segue all'altra inesorabile, accompagnandomi dolcemente a quella della spesa, l'ora più tarda, quella dei lavoratori.

Quando arrivo al supermercato alle otto di sera, la cassiera vorrebbe riempirmi l'esofago di bollini e finirmi a colpi di occhiaie. La cassiera, alle otto di sera, diventa killer. Allora mi sbrigo, perchè la capisco, e con un rapido calcolo prendo tutto ciò che serve a casa, dimenticando puntualmente la metà delle cose, compresa la carta igienica, di cui mi ricordo poi al momento cruciale: quando c'è da pulirsi e intorno solo rotoli di cartoncino marrone, vuoti e senza anima.

Io non sono nata per essere una casalinga, eppure arriva un momento in cui se non ci pensi tu, nessun altro lo fa. A meno che tu non faccia Onassis di cognome, in tal caso una ventina di persone sono pronte a farlo per te: a stirarti le camicie, a lavare il pavimento e a raccogliere i calzini di tuo marito che dimentica sparsi per casa e che puntualmente ti tocca individuare con un radar olfattivo prototipo NASA. Poi essere una casalinga ha anche i suoi benefici, la palestra ad esempio non serve più: hai idea di quante calorie si brucino a spurgare lavandini? Te lo dico io: 250 kcal per ogni ora di spurgo. L'equivalente di  un cornetto e un cappuccino, Conveniente, alla fine.

E sì, se vi state chiedendo se danni ne ho fatti, la risposta è a migliaia, però quell'asciugamano di spugna bianca non è tanto male neanche in rosa, e il servizio di sei bicchieri da birra è funzionalissimo anche in due. Alla fine, sono sincera: un poco mi piace, e non me l'aspettavo. Perchè, quando resto sola alla fine del giorno con la vita che ho scelto per  me, per noi, la nostra casa ha il profumo delle nostre piccole grandi vittorie, delle cose ottenute con fatica. com'è da sempre. E se questo vuol dire saltare giù dal letto e premere il tasto AVVIA del programma Cotone, prima ancora di aver preso il caffè, a me va bene così. Sono felice.

Ok, abbiamo scherzato: torno a dormire.

martedì 12 gennaio 2016

Perchè sono una blogger? Per 'sta minchia.

Per ora mi capita spesso di dover raccontare la nascita di Semilascinonvale e, conseguentemente, motivare il mio impegno e la costanza che metto - più o meno - nella gestione del mio blog. Io racconto spesso che ci ho provato a fare la giornalista, ma alla fine, data la mia graforrea congenita, gli spazi dell'articolo proprio non mi bastavano. Così ho aperto un blog.

Cos'ha di meno un blogger rispetto a un giornalista?
La verità è che una risposta non c'è, ed è inutile che me lo chiediate. Sono due categorie diverse, anzi due sottoinsiemi differenti di uno stesso insieme globale, che è la comunicazione. Le due attività poi, possono essere svolte a livelli più o meno apprezzabili, dal punto di vista dei contenuti e del lessico, e rivelare una qualità buona o scadente. Conosco molte persone che, fra l'altro, sono entrambe le cose: scrivono ottimi articoli di giornale e pubblicano post di vario genere e altissimo livello sui loro blog. Stop.

In verità, una persona che in ogni caso m'ha voluto dare fiducia c'è. Si chiama Michele Scimè, ed è il direttore di AgrigentoSette, il quale - avendo capito i miei palesi problemi di brevitas scriptoria - m'ha dato pure lui uno spazio blog all'interno del suo giornale online, che ho chiamato Per quel che vale, per rimanere sul simpatico filone dell'autoreferenzialità non troppo intelligente.
Sì, anche prima per qualcuno ho scritto eh. E a dirla tutta, 'pure al mio paese m'hanno cercato spesso, ma dopo aver capito che io non avevo voglia di ringraziare per finta il sindaco o altri politici locali, o di esprimere solidarietà/cordoglio e ipocrisie varie, o presenziare all'ennesima presentazione di libri di poesie scadenti o giornate contro la violenza sulle donne, o mostre di quadri orribili, o interviste a gente famosa entro i confini del cortiletto di casa, m'hanno mandato fanculo. Come io, reciprocamente parlando, feci con loro. Fine della storia. Non è che non ci ho mai pensato: ora m'impegno e faccio la giornalista, anzi, ci penso da quando nel 2008, appena approdata all'Università di Catania, mi misi subito a scrivere per un giornaletto chiamato La zanzara, in cui  mi si pagava cinque euro ad articolo. Poi ci fu la radio, poi la tv, poi ancora altri giornali, ma niente veramente mi ha dato soddisfazioni personali e gioie come Semilascinonvale. Ecco perchè a me va bene così.

Poi un blogger lo sceglie lui di cosa parlare. Io, ad esempio, sono una di quelli che parla di tutto e di niente. Viaggi, emozioni, cibo, eventi, la mia vita. E in tre anni non mi è mai successo di dover chiedere scusa per non aver menzionato qualcuno in questo spazio, nessuno mi ha mai dovuto strigliare o indicare il culo da leccare tramite le parole  che scrivo. Qua dentro è sempre rimasto tutto vero, pulito e sincero. Storie d'informazione e persone che vivono e lavorano qui, che trovano - in un modo o nell'altro - il coraggio di restare. Ho iniziato per loro e per loro sempre continuerò. Nei tempi e nei modi che scelgo.
Poi scrivo anche le parolacce, a volte. E quelle nessuno te le perdona, le parolacce si censurano. Alcuni direttori ti perdonano la pochezza di una grammatica carente o i contenuti banali, ma le brutte parole no. Invece io qua, se parlo di un padre di famiglia che non ha lavoro, posso raccontare la sua storia dicendo che mi sono rotta il cazzo di vedere la gente che fa una vita così di merda, per dire.
E il pardon posso anche ometterlo.

Ci provo a raccontarvi delle cose, qualche volta ci riesco e qualche volta no, come adesso, che sto scrivendo un post per lanciare un messaggio preciso, e il messaggio sta rimanendo tutto nella mia testa. Forse perchè, in fin dei conti, una piccola censura la applico anche io: si chiama rispetto, e quando questo viene meno, nessuno può definirsi professionista. Io ho scelto di fare la blogger per l'autenticità della mia rabbia o dell'ammirazione destatami dall'operato di qualcuno, e se tu ti ritieni superiore in quanto un giornale rionale ti permette di mettere la firmetta sotto le dichiarazioni sgrammaticate dell'Antonio La Trippa di turno, allora scusami tanto. Mi siedo, ti ascolto e prendo appunti su quanto sia facile montarsi la testa da queste parti, per nulla.

Io ho scelto di fare la blogger, perchè in fondo la mia fonte d'ispirazione principale sono i Giornalisti, quelli veri, a cui penso sempre con un po' di soggezione e da cui imparo sempre l'importanza delle parole nell'espressione dei concetti, che dev'essere libera, frontale e senza timori. Un'informazione depurata da compromessi, sentimenti di stupida rivalsa o critiche sterili, non richieste, verso chi neppure ci caga di striscio e alla fine, anche se non lo dice, un pochino per scemi ci ha preso dalla prima volta che ci ha rivolto la parola. Se avessi voluto fare la giornalaia, avrei seguito le vostre orme, ma ho preferito battere un'altra strada. Perchè?
Per 'sta minchia.

martedì 5 gennaio 2016

Eya e Luca: chi c'è dietro La nuit blanche?

Non conoscevo Eya e Luca.
Mi hanno contattato perchè cercavano una blogger che raccontasse l'evento che stavano organizzando, che al tempo del nostro primo incontro, aveva già un nome ben definito nei pensieri di Eya. Confermato qualche giorno dopo, La nuit blanche, racconta perfettamente quello che hanno voluto inserire all'interno di quest'evento dedicato agli sposi. Io non avevo mai scritto di matrimoni, ma d'amore sì, quindi è stato semplice.

Eya Khdiri ha un anno più di me. La mamma tunisina e il papà egiziano le hanno regalato uno sguardo affascinante e una pelle scura perfettamente curata e liscia. Quando le ho chiesto di cosa ti occupi, m'ha sorriso. Ci sono persone che fanno così talmente tante cose, diverse e complementari nella loro vita, che quando devono raccontartelo, prima sorridono e poi iniziano a parlare. Eya fa evidentemente molte cose che la rendono felice: la ballerina di hip hop, la make up artist e l'organizzatrice d'eventi.

Tutto inizia a quattordici anni, quando il mondo della danza la risucchia completamente nell'hip hop, che la porta a ballare su svariati palchi. Nel dietro le quinte, fra un cambio e l'altro invece scopre la passione per il make up. Per Eya, il  make up non è solo il trucco in sè: è dare valore alla figura della donna, per farla sentire più donna nella sua immagina, che è specchio riflesso della personalità. Lei mette al centro del suo lavoro - iniziato con un gruppo di amiche e adesso esteso a decine e decine di clienti - il benessere psicofisico dell'individuo, la cui bellezza è da ricercare nella sicurezza che ha dentro. Quando due anni fa approda, un po' per caso, all'Academy di Orazio Tomarchio  la sua mente creativa si apre ad una visione globale della bellezza, allo studio del total look e alla visione d'insieme del concetto di moda. E' la svolta.
Orazio Tomarchio, col quale ha poi collaborato nel tempo, sarà uno dei super ospiti della serata dedicata agli sposi, il 9 gennaio 2016 al Castello Chiaramonte di Favara, La nuit blanche.

Eya, fra le altre cose, è stata anche modella. Così conosce il suo compagno di vita: Luca Schifano.


La storia di Luca è simile a quella di tanti ragazzini che si approcciano al mondo dall'hairstyling passando prima dal classico barbiere e dopo un lungo apprendistato, continuano per la propria strada. Così inizia e nel '98, a soli 19 anni, apre il suo primo salone di parrucchieria professionale. Lavorando per anni, anche sulle passerelle di tutta Italia, e vantando collaborazione col Gandini team, nel 2013 apre i battenti del suo super attrezzato Studio Bellezza a Favara, in via Bandiera 18. Eya e Luca lavorano insieme all'interno dello studio, dimostrando così di avere un ottimo feeling in affari oltre che in amore: quale connubio, del resto, potrebbe risultare più importante e riuscito, di quello fra trucco e parrucco? Nello stesso anno di apertura dello Studio, Luca partecipa ad un master colorist della big Goldwell Academy, di cui per altro è esclusivista a Favara.

Quando Eya mi parla dei suoi progetti per il futuro le trema un po' la voce, credo anche dall'entusiasmo. L'ambizione le si legge negli occhi, insieme alla fatica e al tempo impiegato per arrivare ad essere ciò che è oggi. Sogna una truccheria tutta sua a Favara: Io voglio raccontare delle storie attraverso il make-up. Non voglio trasformare la donna, io voglio esaltarla.
E le brillano ancora gli occhi, come ogni persona che racconti la professione che ama. Ha molta fiducia nelle risorse di questo territorio, questa è una delle motivazioni principali che l'ha spinta ad organizzare La nuit blanche, di cui troverete tutti i dettagli nella pagina Facebook e su Semilascinonvale Blog. Non è la solita esposizione dedicata agli sposi, sarà una vera e propria bomboniera di vetrine, allestite con eleganza dalle aziende più chic del territorio, con performance dei Mimi Bianchi e degustazioni enogastronomiche. Un evento che si concentra in un'unica scintillante serata, e vanta - al centro di tutto - la presenza della modella Ariadna Romero e di Sposi Magazine.

Potrete conoscere la giovane coppia piena di talento, proprio durante l'evento del 9 gennaio, a partire dalle ore 17.