E tu sei il numero:

venerdì 31 luglio 2015

Braccia rubate alla telefonia: piccole storie di commesse tristi

Ieri mi trovavo in un noto negozio di make-up in franchising.
Entro, prendo il mio bel sacchettino di plastica e lo riempio di rossetti e matite e mascara di ogni forma e misura, col fare compulsivo che solo una donna nervosa, in un negozio della categoria, conosce. Gabriele ad ogni mia richiesta di consiglio sulla nuance più adatta alla mia abbronzatura, annuiva, sì questo è bellissimo, sì amo questo è fantastico, con la giustificata espressione dell'uomo che non fa uso di blush (prima era ovvio, adesso no) . Fra l'altro è interessante sottolineare come io sia venuta a conoscenza del termine blush solo da quando esiste il canale Youtube di Clio, prima era fard, ed era solo rossiccio sul tono della salsa barbecue, piazzato sulle guance con segni diagonali a farmi sembrare Grande Capo Toro Seduto. Poi è arrivata Clio a spiegarci che il rosa, per chi ha la pelle chiara, è 'nu babbà, e va sfumato, sfumato, sfumato.
Comunque, l'unica commessa presente in negozio, parlava al telefono. E aveva un orribile mascara blu elettrico sulle palpebre, fortissimo e uniforme che pareva un adesivo. Lei alla cassa e fila interminabile, fino alle porte del negozio.
- Eh, sì, perchè comunque ti stavo dicendo... [bla bla bla]
Gente che sbuffa ed è uno.
- ...no, ma vedi perchè lui è così, ogni volta gli dico una cosa e lui... [bla bla bla]
Gente che sbuffa ed è due.
Nel frattempo comunque continua a fare scontrini e a dare resti, non so con quale tipo di agilità mentale dato che io, il massimo che riesco a fare quando parlo al telefono è grattarmi il culo.
- Ecco a lei signora, un euro e trenta, arrivederci! ...ehi, si ci sono...ma poi ieri ci sono andata sai e sai che ha fatto... [bla bla bla]
Gente che sbuffa ed è tre.
Arriva il nostro turno di pagare, venti minuti dopo. La fisso in attesa di un suo cenno che mi confermasse che potevo porgerle i miei acquisti. Io la guardo, lei mi guarda, Gabriele ci guarda, nessuno fa niente, lei ancora con la cornetta in mano [bla bla bla], fin quando interrompo la conversazione e dico: scusa posso pagare?
Cadendo dal pero della sua cabina SIP, annuisce e inizio a darle, uno per uno, i trucchi che avevo scelto. Non finisco neppure di darle le ultime due matite per gli occhi, che lei batte lo scontrino e mi dice: ventigingue e ottandaaa! 
Scusa ma io avrei anche queste. Non mi sente.
Scusa...ho anche queste! Non mi sente. Cornetta all'orecchio. Amica all'altro capo. Lamento non meglio definito su uomo codardo. Fila di nuovo grassa. Due matite nel sacchetto, che avrei - a questo punto - tranquillamente potuto portar via insieme al resto della roba, se solo il mio periodo cleptomane adolescenziale del brivido da rossetto in borsa aggratìs, non si fosse per l'appunto concluso insieme all'adolescenza.
SENTI, SCUSA, SE MI FAI PAGARE ANCHE QUESTE TI RINGRAZIO!, scoppio, com'era prevedibile, al decimo sguardo assente della signorina.
S'indispettisce. Credo perchè alzando la voce, ho sovrastato il momento in cui raccontava che lui s'è comportato di merda e lei ha fatto questo e poi lui quello. Per l'incredibilità della scena, Gabriele ed io ci guardiamo e scoppiamo in una risata che anche meno, le ridiamo in faccia - pure - tanto lei comunque non ci sta cacando di striscio. Quando finalmente pago mi dice se voglio aggiungere un euro e avere in regalo una borsa per il mare verde fluo trasparente o blu elettrico come il suo ombretto. Le avrei detto volentieri: ok, l'euro te lo lascio. Un po' lo usi per la dignità e un po' per pagare 'sta telefonata che appena ti sgamano i tabulati, ti mandano in Brasile a raccogliere caschi di banane col culo, tesò.

Dite che non c'è lavoro? Dite che i giovani farebbero di tutto, col massimo della serietà? Io dico che di gente irrispettosa che non si merita di stare dov'è, ce n'è a bizzeffe, magari  a prendere il posto di chi veramente lo meriterebbe, e le paturnie di una scopata andata male, le terrebbe fuori dal suo posto di lavoro - sia esso un negozio di make-up o una boutique di dildo colorati in un seminterrato di periferia - chè è già un privilegio avercelo, il lavoro. Pure il dildo colorato, volendo. Comunque, un pensiero m'ha attraversato da orecchio ad orecchio, per tutta la sera ed è ciò che avrei voluto dirle con tutto il mio cuore, una volta preso lo scontrino e il mio pacchetto di minchiate;
Ciao bellissima, se ti sfanculano, prova il call center. Almeno.

giovedì 30 luglio 2015

#gingerpeopleandfood - Il primo Ginger Fest a Favara, cibo etnico e profumi dall'Africa

La prima volta che ho mangiato cibo africano è stato l'anno scorso.
Eravamo nel giardino di Farm (oggi Riad) e Carmelo mi fece provare il cous cous e il tajine di pollo preparato dai ragazzi di Ginger People and Food. Da quel momento è stato amore: un mix di sapori intenso e freschissimo, mi ha spedita di corsa in terra d'Africa, avvolgendomi

una folata di vento caldissimo e immediato.

Questo fu il mio primo incontro con Ginger e la sua cucina.
Da oggi, vi racconterò la sua storia: come nasce, perchè, quando, dove si trova e dove vorrebbe trovarsi. Insieme faremo un viaggio dentro i sapori e i colori della cucina di Marema e di tutte le donne e gli uomini che lavorano a questo progetto di food, cultura, emozioni e condivisione, bellissimo.

Ieri sera sono stata a cena con Carmelo Roccaro, ideatore del progetto (ma vi parlerò di lui più avanti, eccome se lo farò) nella veranda che Ginger ha all'interno di Farm Cultural Park. Al piano terra, è possibile scegliere ed ordinare i  piatti dentro uno spazio verde e coloratissimo, con le spezie e lo zenzero in vetrina. Nell'attesa si può bere un ottimo drink (analcolico) allo zenzero, omonimo al locale - naturalmente - in due varianti di gusto. Poi si sale nella veranda esterna, sapientemente arredata con comode sedute in legno chiaro, luce soffusa e petali di fiori ovunque. Ok,
devo ammettere che non ho mai bevuto niente di più buono del Ginger. L'immediato sapore è di limone e ananas, poi con un'esplosione arriva lo zenzero fresco e speziato a solleticare il palato. Un'ottima apertura per la cena, che ieri ha visto come protagoniste delle alette di pollo, insaporite e fritte. E per insaporite, non intendo dire con un pizzico di sale e pepe e via, intendo  proprio dire succose, fragranti e profumatissime, con una leggerissima piccantezza, su un letto di maionese e cipolla croccante, tutto rigorosamente self-made. Sì, perchè il bello di Ginger, è che loro cucinano tutto: non  acquistano preparati alimentari pieni di roba chimica. Come ogni cucina di alto livello che si rispetti, la materia prima viene lavorata - anche per moltissime ore - e trasformata nel più naturale dei modi, per garantire un piatto che abbia al suo interno gusto e qualità al contempo.

Comunque, giusto perchè non si fermano mai (fanno anche take away e servizi di banchettistica esterna su richiesta), domani ci sarà un grande evento alla Farm: il Ginger Fest.  Una serata di comunione totale fra le culture che, nella sua prima edizione, vuole essere un incontro fra amici, un'occasione per mangiare insieme buon cibo dal mondo e divertirsi ballando splendida musica. Venerdì 31 luglio nei famosi Sette Cortili di Farm Cultural Park, i ragazzi di Ginger metteranno su una kermesse di cucina etnica; quattro punti di degustazione permetteranno agli avventori di assaggiare piatti tipici di: Bangladesh, Eritrea, Tunisia e Nigeria.  
Due giurie - una tecnica di esperti del settore ed una popolare composta grazie ai social - assaggeranno i manicaretti e decreteranno il Paese vincitore. Le cucine di Ginger saranno pronte a sfrigolare, condire, impiattare le loro profumatissime pietanze. A seguire, si ballerà sulle notte dei pezzi afro-reggae degli Afrofamily. Un momento particolare sarà dedicato anche alla moda africana ed ai costumi tradizionali, usati per le feste tipiche in cui si mangia tutti insieme e si balla sotto la luna.

Carmelo mi ha raccontato tutto questo col sorriso di chi ha un sogno e in quello investe ogni energia: e se il Ginger Fest diventasse annuale, magari importante e bello come il suo evento ispiratore, il Cous cous Fest di San Vito lo Capo?
Io me lo auguro, e in futuro vi racconterò chi è la gente di Ginger. Intanto seguiteci su Facebook alla pagina Ginger People and Food  e su Instagram @ginger_people_and_food.
A domani!


venerdì 24 luglio 2015

Miss Apple, la Spagna e il rock nel cuore.

Ho conosciuto Rebecca quando ancora lei non conosceva me. 
Ero qualcosa come una matricola o poco più, a Catania. Una sabato sera, la mia migliore amica Azzurra ed io andammo ad una serata in una discoteca che frequentavamo spesso. Salì sul palco lei, capello corto e nero, chitarra e una voce che non posso spiegarvi per davvero: graffiante ma dolcissima al contempo, resa assolutamente ironica dalla cadenza catanese e da due occhi grandi così. Su un flyer avevo letto che lei fosse Miss Apple, solo dopo seppi che era il suo vero cognome: La Mela. Un concentrato di animo rock e cuore pulitissimo.

Negli anni l'ho seguita, dopo quella sera, sui social. L'ho vista produrre, fare tante altre esibizioni ed ero sempre lì, presente, col mio piccolo pollice in su. Ma anche lì, io conoscevo lei, lei non conosceva me. Un giorno del 2012 annunciò che stava partecipando ad un concorso, un concorsone: She can DJ. Che vinse (come già m'aspettavo), ed io mi sentii felice come per il successo di un'amica che se l'è meritato. Raccontai a tutti che una ragazza di Catania aveva vinto quel premio, e stava suonando a Ibiza e in giro per il mondo, e che il suo nome era ovunque. 
Questo non gliel'ho mai detto, quindi lei l'ha scoperto esattamente now. 
Sì, ma perchè? uno si può chiedere, neppure eravate amiche. Perchè la stimavo, a pelle, mi piaceva la sua musica e mi piaceva il suo sorriso grintoso, tipico di chi sa a prendere a morsi la vita, tutti i giorni a colazione. La sua natura, poi, è per metà spagnola, e lei ne va molto fiera, tanto da aver aggiunto al suo, il cognome della mamma: Suarez. E no, il calciatore non è suo cugino.


L'anno scorso, stavamo cercando un dj per il quarto compleanno di Farm Cultural Park ed io proposi al team: chiamiamo Miss Apple! Fu così che diventammo amiche - e quindi lei adesso mi conosceva - e i miei pollici in su sui social acquisirono anche l'aspetto dell'affetto che reciproco che adesso ci lega. E' per questo che l'ho intervistata, per darle modo di raccontarsi e perchè volevo proprio che, quanti di voi ancora non la conoscono, possano farlo. Enjoy!


Il tuo doppio cognome ci manda lontano e ci fa pensare alla Spagna, è vero? Assolutamente si, e ne vado orgogliosa. Le mie radici spagnole mi rimandano ad una tradizione musicale forte, a partire dal mio bisnonno che scambiava il pesce che vendeva con le partiture e mio nonno e i suoi fratelli che avevano ciò che all'epoca chiamavano un'orchestra. La Spagna, o meglio, Asturias a casa mia si respira in ogni angolo: nelle foto, nei souvenir, nelle bottiglie di sidra che puntualmente portiamo in valigia, nei ricordi più belli della nostra vita.

Quanto spesso visiti la Spagna, e come influisce questo nella tua produzione musicale?

Non vado molto, è una cosa di cui soffro molto; il biglietto per arrivare in Asturias è veramente caro. Ma ogni volta che vado respiro aria pulita, mangio pesce fantastico e mi godo la mia famiglia. Mi piace fare lunghe passeggiate, girare le stradine in cui da piccola puntualmente mi sbucciavo le ginocchia; mi piace sedermi sul prato e contemplare l'oceano Atlantico, guardando le onde violente sulla scogliera, il tramonto che d'estate dura alle dieci di sera... m'ispira una chitarra acustica, un disco di Joni Mitchell, Rain Song dei Led Zeppelin, Pink Moon di Nick Drake. Non so dirti come mi influenza in particolar modo, perché è un mondo che sembra racchiuso in una campana di vetro. Un mondo perfetto fatto di profumi dell'erba bagnata e del mare.

Quando nasce la tua passione per la musica e quali sono state le tue esperienze più importanti nel campo musicale?
La musica, come dicevo, ha sempre fatto parte della mia famiglia. Anche se dalla parte di mio padre nessuno suonava, lui ha una grande passione per la musica; è un rocker nato. Vedevo mia sorella Liliana che suonava la chitarra e mia sorella Francesca che ascoltava la musica più disparata e ne sono rimasta incantata. In prima media suonavo il flauto, come tutti; mia madre insegnava spagnolo ad un'insegnate di pianoforte, e sentendomi suonare le ha proposto di studiare musica. E da lì è cominciato l'amore sfrenato. Ho preso la chitarra acustica di mio padre e ho cominciato a suonare in oratorio; poi ho scelto di prendere lezioni di chitarra da adolescente e ho suonato in due band. La vita poi mi ha portato a concentrarmi in un percorso solitario, in cui avevo la libertà di scrittura e composizione. Così nasceva un rapporto ancora più intimista e viscerale con la mia chitarra, Nick. Mi è piaciuto sempre sperimentare, conoscere altri mondi, viaggiare e conoscere altre culture, così come ho fatto durante la mia esperienza da DJ. La vittoria di She Can DJ è stata inaspettata ma bellissima; ricordo ben poco della finale. Ogni tanto rivedo il video per ricordarmi di com'era andata e rido al vedermi piangere come la Maddalena. Ricordo con piacere che Puerto de Vega, il paesino di mia madre, si sono armati di voti ogni giorno e mi hanno sostenuto fino alla fine, così come i miei amici più stretti e le persone che mi seguivano da tanto tempo. Ho conosciuto varie persone di diverse nazionalità, ho condiviso la mia musica nei club d'Europa e questo mi ha dato una felicità immensa perché questo era uno dei miei obiettivi della vita.


Adesso, dopo un periodo di assenza, ho ripreso la chitarra e a scrivere; faccio le strumentali per Noema, campione nazionale di freestyle nonché il mio fidanzato. La musica ci unisce, anche se veniamo da mondi diversi, e ci completiamo attraverso di essa, impariamo cose nuove l'una dall'altro. Se non ci fosse stata la musica forse non ci saremmo mai incontrati.




Cosa ti piacerebbe fare in futuro e come vivi la Sicilia? Qual è il tuo sogno?
La Sicilia: un posto abbandonato e maltrattato da una politica che tende a “mangiare” soldi invece di incentivare le bellezze antiche di quest'isola. Un posto in cui la storia si mischia con la maleducazione ed il poco rispetto dei suoi abitanti. Ma altre persone hanno reso la Sicilia magica: Tomasi di Lampedusa, Verga, Turi Ferro, Rosa Balistreri, Peppino Impastato, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e le altre mille personalità che hanno ridato il valore e la bellezza che a quest'isola spetta.
Il mio sogno? Di avere una famiglia come la mia, in cui due culture e la musica scorrano nel sangue dei miei figli.

Adesso Rebecca torna spesso a trovarci alla Farm, sia come visitatrice che come musicista, anche se l'ultima volta, pur se da turista, non ha mancato di esibirsi - sotto nostra precisa richiesta - accompagnata da una giovanissima orchestra. Ha improvvisato due o tre pezzi dei Beatles, facendoci emozionare e non poco. Ecco perchè ritornerà a Favara a suonare ai Sette Cortili sabato 25 luglio, con la carica pazzesca che la contraddistingue. Vi aspettiamo!


giovedì 23 luglio 2015

#sognoconlestelle e Fabio Lalli - Il Festival delle Scienze è vicino

Tre anni fa, alla Valle dei Templi, ebbi modo di assistere al concerto di uno dei miei artisti preferiti, Vinicio Capossela. Eravamo una marea di persone, inizialmente tutte composte, ognuno nella fila sua, al posto suo, fermo. Alla fine tutti a ballare sotto il palco, la sua pizzica più famosa, Il ballo di San Vito. Fu una serata che mai più, in nessun modo, ho potuto replicare nelle mie esperienze musicali, tutte al chiuso o in anonimi stadi. Vinicio, ch'è magico di suo, era proprio lì, nel posto più bello di Agrigento, più affascinante, di notte, con le luci posizionate ad illuminare solo le pietre gialle e un cielo nerissimo sopra le nostre teste. Credo che proprio quel contrasto, che lo rendeva così fortemente scuro, mi diede - per la prima volta nella mia giovane vita - quella sensazione di totale appartenenza al mondo, inteso come pianeta Terra, con questa calotta enorme e infinita e caldissima, puntinata da migliaia di stelle, incastonate nel nero con imprevedibile prepotenza.

A metà serata stava cantando Ovunque proteggi, uno dei suoi pezzi più intimi, carichi di sentimento, ed era al punto in cui "...adesso e per quando tornerà l'incanto...", quando un enorme scoppio dal cielo ci fece distrarre dalle note, e perfino lui stesso ricordo che sospese l'esibizione, una luce abbagliante e bellissima illuminò a giorno il cielo e la terra e i nostri occhi. Una grandissima stella cadente, per qualche minuto, ci lasciò letteralmente senza parole e col cuore a mille, riscrivendo con la sua caduta il gioco di luci ed ombre di quella notte alla Valle, e facendoci pensare ad una risposta del cielo, come a dirci: ci sono anche io, vi guardo. Allora Capossela prese il microfono e disse, col suo italiano spagnoleggiante e un po' naif: ehi ragassi, ezprimiamo tutti inzieme un desiderio, dai!
Diede vita ad un rito collettivo, durante il quale tutti - nessuno escluso - chiudemmo gli occhi e pensammo a ciò che sognavamo per il futuro, breve o lontano. Una comunione di sensazioni e sogni, tra persone sconosciute fra di loro, resa possibile da una stella cadente al momento giusto.
Questo ricordo non mi abbandonerà facilmente e neppure il desiderio che espressi che, il caso ha voluto, si avverasse poco tempo dopo. Perchè vi racconto questo?
Per presentarvi l'idea di Notte con le Stelle, un progetto interamente dedicato a voi e i vostri desideri. #sognoconlestelle, questo è l'hashtag che userete per raccontarci il vostro sogno, il vostro desiderio più grande da affidare alla buona stella di turno. Potete usare Twitter cercando il nostro profilo @notteconstelle, inviarci un messaggio di posta privata sulla pagina ufficiale Facebook di Notte con le Stelle, oppure ancora alla pagina Semilascinonvale Blog, caricare una foto su Instagram che racconti in uno scatto ciò che sognate, o inviare una mail a valentinaoliveri311@gmail.com, Potrete anche utilizzare un foglio di carta bianco sul quale scrivere il sogno e l'hashtag e impostarlo come foto profilo dei vostri social.

Tutti i vostri sogni saranno letti, anche in forma anonima se lo desiderate, nelle serate conclusive del Festival delle Scienze alla Valle dei Templi, il 9 e il 10 agosto, che è proprio S.Lorenzo. Cercheremo di ricreare quel momento di sogno collettivo, e speranza condivisa, affidandoci a ciò che la scienza con più tenacia studia da sempre: gli astri e la volta celeste.

Detto questo, vi racconto chi è l'ospite che potrete conoscere nella serata del 5 agosto 2015, Fabio Lalli. 
CEO di IQUII, digital agency specializzata in progetti mobile, wearable/IoT e strategie digitali. Da oltre 15 anni svolge consulenza ICT, aerospaziale, banking. Ha progettato piattaforme di enterprise network 2.0, applicazioni mobile e sistemi di social gaming. Negli ultimi anni ha ricoperto il ruolo di responsabile dei sistemi informativi in diverse aziende di consulenza e system integration.  Nel 2010 fonda il network Indigeni Digitali e la relativa associazione no profit con lo scopo di diffondere la cultura digitale in Italia. Nel 2015 ha dato inizio al progetto ON, un coworking-incubatore per progetti digitali. Appassionato di comunicazione, marketing e new media,
 Ha gestito un acceleratore per un anno ed è mentor ed advisor di alcune startup. Ha collaborato al libro "Enteprise 2.0" e scritto "Geolocalizzazione e Mobile Marketing", e "Wearable". Professore all'Università per stranieri di Perugia in tecnologia e applicazioni mobile, insegna al ilSole24ore, IULM e Digital Accademia. 



Insomma, anche la seconda serata del Festival è da non perdere per niente al mondo. Vi aspetto!

mercoledì 22 luglio 2015

La mamma è sempre la nonna. - Vicende estive di una famiglia in vacanza

A pochi metri da casa di Gabriele, c'è una piccola spiaggia, chiamata appunto Spiaggetta, nella quale spesso mi reco in solitaria, dopo pranzo, per smaltire con una nuotata la pasta alla norma e i cannelloni di mia suocera. I cannelloni di mia suocera meritano un piccolo focus on, perchè lei non è di quelle che comprano tutto già pronto da compattare e mettere in forno, no. Lei il sabato pomeriggio prepara il sugo di pomodoro fresco, e la domenica mattina, alle otto, già l'intera casa è invasa dal profumo della besciamella sul fuoco e dalla carne a brasare per il secondo. Va al mercato a comprare la ricotta fresca, e poi dal suo fruttivendolo di fiducia a prendere gli spinaci. Non acquista i cannelloni già belli e pronti da riempire, no. Compra la sfoglia all'uovo , la ritaglia in rettangoli, dosa la farcitura di ricotta e spinaci e chiude ogni singolo cannellone a mano, badando di prepararne almeno il doppio rispetto al fabbisogno della famiglia e al numero di commensali. Sono certa che si metterebbe perfino a tirarla a mano, la pasta, se avesse un po' più di tempo libero. Resta comunque una forza della natura, perché a 64 anni tutte le mattine va in ufficio a prestare il suo onorato servizio e poi torna a governare casa meglio di una trentenne, sicuramente meglio.
Comunque, la Spiaggetta dista circa un chilometro e, nonostante il sole cocente degli ultimi giorni, amo percorrerla a piedi, con le infradito ancora non consumate dal sale e dalla sabbia, e con la mia borsa da mare super pesante.

Nella mia borsa da mare c'è tutto. Acqua piccola fresca (per idratarsi e non morire), acqua grande calda (altrimenti nota come piscio di mulo, per le emergenze di ogni tipo: morsi di medusa e sabbia negli occhi), protezione 30 per viso -  o meglio naso - e fronte, spray idratante al cocco per i capelli, protezione 50 per spalle, tatuaggi e tatuaggi sulle spalle, fazzoletti (due pacchi is megl che uan) e fasce per capelli di varie forme e tinte (a seconda del mood della giornata). Cibo no, Il cibo al mare è cafone, al massimo la frutta o un pacchetto di crackers, ma il cibo cucinato mai. Neppure i panini, tranne in caso di trasferta iperchilometrica da casa, in quel caso i panini ci stanno. Ma niente di più.

L'altro pomeriggio, stavo leggendo e alternavo il momento pancia in su-pancia in giù tattico delle migliori abbronzature Bilboa. Così, proprio vicino a me si è piazzata una famiglia di tre bambini più nonna. Due maschietti e una femminuccia. Test dell'acqua, bagno e partitella con l'erede del nostro vecchio Super Tele. La nonna attua il rito ombrellone, seggiolina, e cappello da pescatore per riparare la testa dalle insidie del caldo. Amooooore esci dall'acqua forza, Dai, ora asciugati, La vuoi la pesca? Aspetta che te la lavo, sono state le frasi di preludio all'intero pomeriggio di attenzioni e coccole verso i nipoti, che avranno avuto dieci anni al massimo. Fra l'altro non mi era mai successo che un bambino che mi tirasse addosso il pallone inavvertitamente, poi venisse a chiedermi scusa, uno di loro l'ha fatto. Mi è sembrato uno di quei gesti che Dio ti manda per persuaderti che l'umanità allora non è ancora tutta fottuta e la procreazione non è un concetto da sottovalutare.

Comincia a chiamare la mamma dei bimbi, ovvero la figlia della signora. Non origlio, ma siamo praticamente attaccati, sento tutto. Sì a mamma, stai tranquilla...sì, mi ascoltano...no, no...hanno mangiato la frutta! La testa ce l'ho fatta bagnare, a voglia a mamma, sì... travaglia tranquilla, ci vediamo stasera!
Ho capito allora che il papà e la mamma erano a lavoro e solo la nonna poteva accollarsi di portarli al mare, credo con non indifferente sacrificio dato che dalla sua espressione chiaramente avrebbe preferito essere altrove, per esempio nel salotto di casa con l'aria condizionata - messa piano però - a sonnecchiare davanti la TV guardando Il Segreto. Eppure, per amore della figlia e dei nipotini, era lì con 35 gradi di purissimo sudore e tre palline impazzite per la spiaggia da tenere d'occhio. Questa mi pare sia la storia di molti nonni, di cui si parla veramente poco, quelli che in ogni stagione si prendono cura dei figli dei figli, seppur con la stanchezza che gli anni e la vita hanno portato, così, senza volere nulla in cambio, se non un sorriso, un abbraccio, un ti voglio bene nonno. La loro funzione è assolutamente essenziale per molte famiglie con bambini piccoli, che sono costretti a lasciare a babysitter, vicini di casa e parenti, quando ogni mattina vanno a lavoro presto, soffrendo il distacco e la perdita del tempo più importante: quello in cui i figli crescono. Pagare poi delle persone che si prendano cura di loro, significa ormai di questi tempi rinunciare ad una parte significativa del budget familiare, ecco perchè molto spesso entrano in campo i nonni, per sgravare i figli dall'ennesimo pensiero. Inoltre, ho sempre sentito dire che i nipoti si amano e viziano il doppio di quanto si è fatto coi figli, questo completa il disegno d'amore infinito e spirito di sacrificio di cui dispongono.

Alla fine, il trio ha aiutato la nonna a riportare tutto in auto, facendo la lotta per chi dovesse prendere l'ombrellone - l'elemento più pesante e d'ingombro del corredo marittimo - e per chi dovessere alleggerirla di più, Nonna ora facciamo la pizza, Nonna ora guardiamo i cartoni, Nonna adesso la doccia la faccio per primo, vero?

E la risposta era sempre sì, perchè una nonna - a differenza di una madre - non sa mai dire di no.

mercoledì 15 luglio 2015

Un milione di euro per la scuola che cambierà Favara e la Sicilia. Per sempre.

Con Andrea e Florinda ci parlo spesso.
E ogni volta che parliamo io penso solo a una cosa: si può fare. Cosa? Qualsiasi cosa, anche la più improbabile in termini di possibilità, anche quella che richiede energie mentali e di denaro e di tempo enormi.
Quella che vi racconto oggi è la storia di un sogno, che so per certo si realizzerà - con tempo e dedizione - com'è successo con Farm Cultural Park. Ecco, quando Andrea e Florinda mi hanno parlato di questo sogno e dei suoi grandi numeri, neanche per un secondo ho pensato che fosse impossibile. Ho pensato, casomai, richiederà più tempo e più impegno, ma si farà. 
Il sogno ha al suo interno una bolla enorme di pensieri sul futuro, amore e soprattutto bambini, i migliori innovatori del mondo per antonomasia: quelli che imparano più velocemente, creano con più fantasia, divulgano con più semplicità, e sorridono con più sincera simpatia. Chi meglio di loro può salvare la Sicilia? 

Ieri ho fatto una chiacchierata con Andrea Bartoli, e mi sono fatta raccontare il sogno che prende il nome di Children's museum. Ad ogni risposta ho avuta impressa, come una proiezione magnifica, davanti ai miei occhi, l'immagine dei miei figli che avranno l'opportunità di crescere nella Favara rinnovata che adesso stiamo costruendo per loro, e per i loro amici di scuola e per i cugini degli altri paesi vicini. Oggi vi racconto, con Andrea, come sarà questo posto, con la stessa sicurezza di chi ha visto sorgere il sole sulle macerie e ogni giorno vede compiersi il miracolo di un centro storico più vivo e multiculturale che mai. Ecco l'intervista, buona lettura. 


Caro Andrea, prima di raccontarci della nuova grande sfida del Children’s Museum, tu parli di Centro Culturale di nuova generazione ci puoi spiegare una volta per tutte cos’è e cosa succede a Farm Cultural Park?

 E’ sempre molto difficile spiegare cos’è Farm Cultural Park. Qui migliaia di artisti, creativi, giornalisti, viaggiatori e semplici visitatori condividono le loro esperienze per ripensare nuovi modi di vivere, lavorare e stare insieme. Per questo ogni tanto parliamo di Museo delle Persone.
Sicuramente il valore più importante di questa esperienza è l’aver costruito intorno a se un forte valore di appartenenza e di possibilità.
Una delle cose delle quali vado più fiero è che le persone hanno riacquistato l’orgoglio di appartenere a questo territorio. Anche se non sono nato a Favara, mi rendono felice i messaggi giornalieri di tutte quelle persone che mi ringraziano perché finalmente sentono parlare della propria città per qualcosa di buono, qualcosa di importante.
In secondo luogo Farm Cultural Park ha convinto tanti giovani a mettersi in discussione, ristrutturare le case dei nonni per creare dei b&b, aprire ristoranti e pizzerie, creare nuovi spazi culturali.
Ha convinto tanti giovani e meno giovani a non aspettare che il cambiamento arrivi dall’alto, ma a diventare protagonisti di questo cambiamento.

Cosa si può fare ai Sette Cortili ?
 Farm Cultural Park è un organismo in continua crescita e metamorfosi, ma ci sono dei punti fermi.
Ai Sette Cortili, sia all’interno che all’esterno è possibile visitare esibizioni, installazioni, opere di artisti nazionali ed internazionali.
E’ possibile mangiare piatti succulenti ed economici nei vari spazi destinati al food. Potrete mangiare africano da Ginger, polipo fresco e street food siciliano alla Purperia, pasta fresca nel corner Basta Pasta Restaurant; potrete bere un ottimo caffè e assaggiare un pretzel nel corner Basta Bakery o peccare con un ottimo cannolo di ricotta all’ingresso dei Sette Cortili da Piero.
Ai Sette Cortili è possibile anche lavorare all’interno dello spazio di co-working Holy Cow ( abbiamo l’onore di incubare due straordinarie realtà come Polline e L’edicola dell’innovazione ) e avere attività formative e laboratoriali all’interno dello spazio Nzemmula.
Da quest’estate potrete anche rinfrescarvi nelle ore calde dell’estate siciliana all’interno di Riad Farm e prenotare una straordinaria suite per un’occasione speciale.
Potrete partecipare a presentazioni di libri, laboratori per bambini, corsi di cucina, lecture di importanti personalità del mondo della cultura, scatenarvi e ballare negli appuntamenti musicali ed infine portarvi a casa un piccolo ricordo acquistando qualcosa vintage o handmade nel negozio 7shop.

Le presenze all’interno dei Sette Cortili aumentano di anno in anno specie nella bella stagione. L’estate scorsa da luglio a settembre sono state stimate circa 25 mila presenze. Il 27 giugno scorso, per il quinto compleanno di FARM, i vigili urbani hanno stimato la presenza di circa 8 mila persone con un flusso ininterrotto di persone dalle 19 alle 4 del mattino.
E’ importante segnalare una massiccia e costante presenza di viaggiatori internazionali che conoscono Farm attraverso guide internazionali ed in particolar modo Lonely Planet.

L’accesso ai Sette Cortili è gratuito e tutti gli spazi sono visitabili gratuitamente ad eccezione di Farm XL, spazio espositivo e Riad Farm per i quali è richiesto un piccolo contributo all’ingresso.

L’esperienza di Farm Cultural Park è stata di stimolo per la nascita di altre esperienze culturali in città come Palazzo Cafisi nel quale periodicamente vengono organizzati appuntamenti culturali e Vicolo Luna che diventerà un Centro di architettura contemporanea.

Farm Cultural Park coopera stabilmente con altre importanti organizzazioni regionali, nazionali ed internazionali.

Cos’è e come  nasce l’idea di aprire un Children’s Museum?
 Con il termine museo dei bambini si fa riferimento ad Istituzioni, solitamente pubbliche, impegnate nell’interesse dei bambini mediante l’attuazione di programmi volti a stimolare la curiosità e a motivare l’apprendimento.
I musei dei bambini variano enormemente nella misura, nello stile e nei contenuti. Creatività e diversità rendono i musei dei bambini una categoria in continua evoluzione e con grandi potenzialità da esprimere.
Sono più di 400 i Musei dei Bambini in tutto il mondo, storicamente conosciuti nel mondo anglofono come Children’s Museums. Si tratta di una realtà nata alla fine dell’ottocento negli Stati Uniti.

Il metodo pedagogico hands on, ispiratore e comune a tutti i musei dei bambini, è l’educazione non formale intesa come la capacità del bambino di apprendere tramite l’esperienza diretta.
L’obiettivo che si pongono primariamente è il supporto allo sviluppo cognitivo e alla valorizzazione del talento creativo del bambino.

A noi ci piace pensare a Farm Children’s Museum più che come museo come una scuola per cambiare Favara, la Sicilia e forse il mondo intero, per sempre.
Vogliamo insegnare a nostri bambini ad essere cittadini del mondo consapevoli, etici, responsabili e generosi. L’idea nasce ancora prima di Farm Cultural Park, sei anni fa abbiamo immaginato che Palazzo Miccichè dovesse avere questa destinazione e dopo cinque anni di attività di Farm siamo sempre più convinti che questo è il progetto più importante di tutti.

Ci puoi spiegare meglio in modo sintetico cosa si farà  a Farm Children’s Museum?
 Un luogo di bellezza accoglierà i bambini di tutte le età e i loro genitori.
Spazi stupefacenti per il gioco, laboratori multimediali di ogni tipo per l’apprendimento, spazi espositivi per installazioni e mostre e un piccolo teatro per spettacoli e manifestazioni sono le principali attrazioni di Farm Children’s Museum.

Palazzo Miccichè, splendido palazzo nobiliare dei primi dell’Ottocento, di circa 1.400mq. tra spazi interni ed esterni sarà la location di questo progetto.
 A due passi a piedi dai Sette Cortili e quindi nel cuore del Centro Storico di Favara, diventerà la più grande attrazione culturale e turistica contemporanea in Sicilia.

Come si raccoglie 1.000.000 di Euro?
 Una sfida senza precedenti quella di raccogliere 1milione di euro per un progetto culturale nel Sud Italia che Farm Cultural Park vuole affrontare con una strategia in primo luogo “local” e in una seconda fase “global”.
E’ prassi ormai consolidata quella di avviare le campagne di raccolta fondi su piattaforme internazionali specializzate, prevedendo un video di presentazione dell’organizzazione che esplica la “buona causa” per la quale viene richiesto aiuto economico e un sistema di ricompense per i donatori.

Farm Cultural Park ha alle spalle cinque anni di attività culturale che hanno determinato degli impatti sulla città di Favara talmente evidenti e palesi a tutti che nel procedere a questa campagna di raccolta fondi, ha deciso di partire proprio da Favara e dalla sua Comunità.

Favara ha 30mila abitanti e basterebbe che un terzo dei suoi abitanti decidesse di sostenere con una donazione di 100 euro un progetto che ha già dimostrato con i fatti il valore delle sue azioni per raggiungere il traguardo di 1milione di euro.
100 Euro per diventare partecipi di un progetto di rigenerazione urbana e riqualificazione territoriale unico al mondo.

In questi primi cinque anni di vita, Farm Cultural Park è stata molto frequentata anche da persone di Agrigento e di tutta la provincia ma anche da persone provenienti da ogni angolo remoto della Sicilia.
La città di Agrigento ha circa 60mila residenti e l’intera provincia di Agrigento più do 400mila abitanti. In tutta la Sicilia ci sono 5 milioni di residenti.
La piccola Comunità web di Farm Cultural Park conta oggi 32mila residenti.
Per consolidare la conoscenza e i valori di Farm nelle prossime settimane partirà in via sperimentale sulla provincia di Agrigento ( per poi continuare su tutte le Provincie Siciliane ) una prima chiamata alle armi per 43 Urban Farmer che hanno risposto ad una call su Facebook per diventare Responsabili Farm nella loro città.
I loro compiti saranno quelli di condividere e rendere pubbliche le informazioni in merito alle cd “cose belle” della loro città e organizzare una volta l’anno una grande festa Farm nella loro città.

Chiederemo loro ( e via via anche a tutti gli Urban Farmer siciliani, nazionali ed internazionali )  anche di darci una mano a raccontare e promuovere Farm e stare accanto a noi anche in questa grandissima sfida per realizzare Farm Children’s Museum.

Come si fa a donare? E’ vero che ci sono delle ricompense molto belle, ci puoi raccontare di più?
 Donare è facilissimo.
Per chi si trova a Favara è possibile venire a trovarci e farlo personalmente oppure è possibile inviare un assegno bancario o circolare a Farm Cultural Park, Cortile Bentivegna-Sette Cortili 92026 Favara.
Chi preferisce può fare un bonifico bancario a Farm Cultural Park 
Banca Prossima 
IBAN IT69A0335901600100000014638
Poste Italiane
IBAN IT69H0760116600001026479160

E’ anche possibile fare la donazione on line con PAYPAL al nostro sito web; questo è il link
http://www.farm-culturalpark.com/fundraising/rewards.html

Abbiamo anche previsto delle piccole ricompense per i nostri donatori.
Anche in questo caso è previsto un sistema di ricompense c.d. local come dei buoni Ginger o una notte di albergo nella Suite del magnifico Villa Athena di Agrigento e delle ricompense “global” con le splendide opere d’arte in edizione limitata messe a disposizione con molta generosità dagli artisti più vicini a Farm.
Per le donazioni più importanti è anche previsto il “Wall of Donors”, ossia l’inserimento del proprio nome tra i grandi donatori di Farm e il “Naming” ossia l’intestazione di uno degli spazi del Children's museum col nome del donatore.

Per chi volesse leggere tutte le ricompense attualmente in stock questo è il link
http://www.farm-culturalpark.com/fundraising/rewards.html

Se vi fa piacere essere uno di noi, potete inviare il vostro contributo.
Farm Cultural Park
Banca Prossima 
IBAN IT69A0335901600100000014638
Poste Italiane
IBAN IT69H0760116600001026479160

Qualcuno vi sta aiutando, ci sono state già delle donazioni?
 La campagna di raccolta fondi è appena iniziata e subito in tanti si sono premurati di rendersi disponibili a darci una grande mano d’aiuto.
Ognuno come può sta facendo sentire la propria vicinanza.
Un grande ringraziamento va in primo luogo a Caffè Moak , a tutti gli artisti coinvolti nella realizzazione delle opere in edizione limitata per le ricompense ai nostri visitatori, a Tommy di Crew Lopez che ha messo a disposizione il veliero per delle cene di raccolta fondi al tramonto e a tutti i quindici donatori che nella prima settimana hanno deciso di rompere gli indugi e mandare il loro contributo.
Nella prima settimana abbiamo raggiunto l’1X1.000 del nostro obiettivo.

Per concludere, con me hai già vinto ( questa sera farò la mia donazione) ma vuoi spiegare perché è giusto donare?

Perché  è una buona causa.

Perché quando si condividono gli stessi valori e gli stessi obiettivi, non è sufficiente sostenere progetti importanti come questi, esclusivamente con un like su Facebook.

Perché non ha senso continuare a lamentarsi di tutto senza essere disposti a fare un piccolo sacrificio per far cambiare le cose.

Perché con Farm Children’s Museum cambieremo il corso della storia e domani sarà bello sapere di averne fatto la propria parte.



Ringrazio Andrea Bartoli e Florinda Saieva per ciò che hanno regalato a Favara negli ultimi cinque anni, per questo progetto speciale, e vi chiedo di donare, facendo un piccolo regalo ai vostri bambini, per quelli che verranno, pensando che probabilmente la cosa più bella che possiate fare per loro adesso è migliorare il posto in cui vivranno affinchè non debbano allontanarsene lasciando a casa un pezzo di cuore. Fate in modo di mettere nelle loro mani, la certezza di poter crescere e vivere bene anche a Favara, l'ultima bandiera siciliana che Farm ha colorato di speranza e ottimismo.





lunedì 13 luglio 2015

#notteconlestelle - Il programma del Festival e focus on Giulio Magli

I preparativi per il Festival delle Scienze fervono e il team di Notte con le Stelle ha annunciato il programma: succoso, ricchissimo di eventi ed attività per i piccoli, e di ospiti importanti che si racconteranno e ci faranno appassionare al mondo della scienza in tutte le sue sfaccettature.
Dal 4 al 10 agosto 2015, sette giorni di eventi a partire dalle 16:30, durante i quali i grandi della scienza e dell'innovazione italiana e internazionale, racconteranno al pubblico, i piccoli ma grandi passi che si compiono quotidianamente in diversi campi scientifici. Dibattiti, racconti, presentazioni a cui quest’anno si sono aggiunti i laboratori di chimica e fisica per ragazzi, simulatori spaziali, osservazioni del cielo, costruzioni di orologi solari e tantissimo altro da scoprire.
Il Festival culminerà il 10 Agosto con la Notte con le Stelle, la tradizionale Notte di San Lorenzo, illuminata da Paolo Nespoli, astronauta Italiano che ci racconterà dal vivo le sue emozionanti esperienze nello spazio, sperando nel frattempo di cogliere al volo qualche stella cadente.
Tutto questo avviene in uno scenario suggestivo che unisce tradizioni, arte, letteratura, filosofia e ricerca continui ad offrire un prodotto culturale unico nel suo genere, fruibile a tutti soprattutto se inserito in contesto come la Valle dei Templi ad Agrigento.
Infatti, come ormai succede da due anni, l’Associazione Notte con le Stelle, organizza il Festival delle Scienze in collaborazione con il Parco Archeologico, ma quest’anno l’intesa si è allargata all’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e al FARM Cultural Park di Favara. La prima svolgerà un ruolo di rilievo con un padiglione dedicato alle sue missioni, con un modello in scala del Lander di Rosetta e con i suoi scienziati che animeranno eventi e dibattiti. La seconda ospiterà la mostra itinerante della missione Rosetta nei sette cortili dell'ormai celebre galleria d'arte contemporanea, divenuta centro propulsore di forze culturali nascenti sul territorio agrigentino. L’iniziativa sarà inaugurata al FARM con un prologo al Festival, domenica 2 Agosto.Il Festival si arricchisce della partecipazione dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e della Commissione Europea presenti con un padiglione dedicato alle loro attività e con diversi divulgatori. Un connubio di forze e istituzioni locali, nazionali e internazionali che hanno lavorato insieme, dimostrando come la conoscenza scientifica e la ricerca continui ad offrire un prodotto culturale unico nel suo genere, fruibile a tutti soprattutto se inserito in contesto come la Valle dei Templi.
Il Festival delle Scienze vuole essere quindi una festa della conoscenza scientifica, popolare e rivolta a tutti: adulti, famiglie, bambini e soprattutto ai più giovani al fine di ispirare le nuove menti del nostro futuro. Una festa per celebrare il pensiero scientifico e per capire la bellezza del mondo.
Il primo ospite del Festival,  al Tempio di Giunone il 4 agosto alle ore 21, è Giulio Magli.
È un astrofisico e archeoastronomo italiano, specializzato nello studio delle relazioni tra l'architettura delle antiche civiltà e la disposizione della volta celeste. Dopo aver conseguito il dottorato in fisica matematica presso l'Università di Milano, iniziò la carriera accademica presso il Politecnico di Milano, dove ottenne la cattedra ordinaria di Fisica Matematica nel 2005. Dal 2009 è docente di un corso ufficiale di archeoastronomia, unico in Italia nel suo genere. Ha pubblicato numerosi articoli su prestigiose riviste Physical ReviewJournal of Mathematical PhysicsClassical and Quantum GravityOxford Journal of Archaeology e altre. Nel campo dell'astrofisica relativistica, Magli ha lavorato nella cosiddetta "Congettura del Censore Cosmico", o congettura di Penrose.
 In campo archeoastronomico, Magli ha studiato in particolare le piramidi egizie, aderendo sostanzialmente al metodo di datazione proposto nel 2000 dall'egittologa Kate Spence, conosciuto come "metodo del transito simultaneo". In base a tale teoria, calcolando la deviazione della piramide dal nord astronomico attuale, è presumibile che una cerimonia di orientazione della Piramide di Cheope sia avvenuta esattamente nel 2467 a.C.
Calcolando la deviazione delle altre piramidi egiziane, Magli ha proposto, a sua volta, un'inversa cronologia per le due piramidi principali di Giza (Cheope e Chefren) sostenendo, in base ai dati astronomici, che le due piramidi fossero state progettate nello stesso momento da Cheope, per ampliare il suo Akhet, ossia l'orizzonte simbolico. Tale intenzione spiegherebbe il motivo per cui anche alcuni predecessori di Cheope, Snefru e Djoser - come già noto in passato - avrebbero realizzato due piramidi per un'unica sepoltura.
Giulio Magli
Magli ha effettuato diversi studi sull'astronomia di altre città antiche, come ad Alessandria d'Egitto dove, con la collega Luisa Ferro, ha scoperto che la via Canopica, principale arteria della città, fu realizzata in perfetto allineamento con il sorgere del sole all'alba del 20 luglio del 356 a.C., giorno della nascita di Alessandro Magno. Ciò fa supporre che, in base a criteri astronomici, si potrebbe individuare anche la misteriosa tomba di Alessandro Magno. Ha inoltre lavorato con Robert Hannah sul ruolo del Sole nel progetto originale del Pantheon. Le sue ricerche sono state frequentemente riportate sulla stampa e dai media e sono stati oggetto di due documentari della CNN per la serie "Revealer".
Potrete scaricare il programma completo sul sito www.festivaldellescienze.it e seguire il work in progress dell'evento sulla pagina ufficiale dell'Associazione Notte con le Stelle su Facebook e Twitter (@notteconstelle).
Il Festival delle Scienze è organizzato dall’Associazione Notte con le Stelle con il partenariato del Parco Archeologico Valle dei Templi e la collaborazione dell’Agenzia Spaziale Italiana, Agenzia Spaziale Europea, Commissione Europea, FARM Cultural Park, Sicily.Technology e la sponsorizzazione principale di Altop, MyDream, MoncadaEnergy, Laboratorio FDS Polimi e di FOCUS come Media Partner


Il programma del Festival 

Il programma del Festival

lunedì 6 luglio 2015

Se l'è cercata, è colpa sua. L'ignoranza, la doppia violenza.

Avevo programmato - alla fine di una giornata di studio - di inchiodarmi al pc, per  recuperare un po' di lavoro arretrato sui social.
Lavorare con degli strumenti grazie ai quali le persone parlano delle loro cose - anche le più intime - spesso ci conduce per vie impervie, da cui non sempre si può tornare indietro, cliccando su una x rossa o sul tasto apposito del telefono. Devi entrarci dentro, percorrerle ed uscirne con dei pensieri nuovi e diversi. La rete serve anche, e sopratutto, a questo. A farci dare uno sguardo nelle cose che non abbiamo visto di persona, o che - pur avendole viste - dimentichiamo, o necessitiamo siano gli altri a dare il via, a sdoganare argomenti più o meno tabù, gioie, dolori, indignazioni, vergogne, sentimenti.

Fra quelle strade senza uscita, oggi ho trovato la mia. E ci sono rimasta dentro, con tutto il corpo e il mio stesso cuore. Ho scoperto tempo fa, usando molto Instagram per la gestione di vari profili, che esiste un network di hashtag, condivisioni ed account di ragazze e ragazzi, che si supportano a vicenda per sconfiggere i disturbi alimentari. Contrariamente a quanto si pensi, anche gli uomini soffrono di anoressia e bulimia, ma le statistiche sono spesso impietose. Numeri, stop.

Così, mi sono ritrovata a guardare uno per uno i loro profili pubblici. Non per insana curiosità, ma per reale voglia di capire. In bio (lo spazio riservato a parlare di sé, in pochissime parole) spessissimo ho trovato solo il peso e l'altezza, come riduzione numerica di un'intera personalità; inutile dire quale fosse il dislivello tra un valore e l'altro, e sorprendente aggiungere le frasi piene di obiettivi e buona volontà che accompagnavano le cifre. Un obiettivo condiviso: distruggere il dolore.

Fra tutti, però, mi colpisce l'account di una ragazza. Per il nome - che non posso ovviamente riportare - combattivo e carico di speranza. Scorro le sue foto e, a parte la sua figura ossuta ed oltremodo sottile, leggo le parole che scrive in didascalia ad ogni singola foto. Mi perdo in quel racconto così vero, così lacerante, così incredibile per chi non c'è passato. E torno a scrivere su questo blog, dove spesso si ride e si scherza, e qualche volta si torna alla vita reale, fatta di bellissime emozioni e percorsi strazianti. Come quello che ho scelto di raccontare oggi, cercando sempre di farlo nel rispetto di chi ci è dentro, di chi lo sa, e di chi lotta.

La storia della ragazza che mi ha condotto sul vicolo cieco delle mie riflessioni, inizia con una violenza sessuale. Tutto inizia con un uomo che si prende con la forza il suo corpo, portandola a detestarlo per tutti gli anni a venire, e a volerlo distruggere quale simulacro del peccato compiuto. Come fosse sua la colpa d'esser troppo bella e voluttuosa. Come se se la fosse cercata. Una storia come tante, ognuna col suo dolore diverso, ognuna unica per intensità.
Cercarsela. Questa è l'accusa che ho letto più spesso tra le righe di un'opinione pubblica sempre più perversa e apatica, nei confronti dello stesso elementare concetto di umanità. Nei recenti fatti di cronaca, ad esempio quello verificatosi pochi giorni fa, della sedicenne abusata per strada, in un quartiere della Roma bene, da un uomo fintosi poliziotto, ho trovato la dimostrazione di quanto la vittima di uno stupro, spesso si trovi ad essere vittima anche dell'ignoranza umana, che pur di tirarsi fuori dai problemi delle vite altrui, se ne lava le mani come può e come vuole, creando danni irreparabili. 

Se l'è cercata, è colpa sua, chissà com'era vestita, ma i genitori così la mandano in giro? 
scrivono le stesse madri di famiglia che fra una spolverata e un polpettone, si piazzano al pc e commentano gli articoli delle testate online, dando luogo ai dibattiti dell'assurdo che più assurdo non si può. Direi loro: ma una ragazza, pure se ha un bel corpo, si merita uno stupro? Se ha una gonna corta, se ha una maglia scollata, se ama far tardi con le amiche, se ama mettersi in mostra, se ama vivere, si merita d'essere abusata sessualmente da un uomo, un mostro, che perde il controllo cerebrale quando il pene urla il castigo? Eppure, se l'è cercata, era provocante. Avete idea allora, quante cose siamo in grado di provocare nella mente altrui, con gesti e posture del nostro corpo che non siamo neppure a conoscenza di stare mettendo in atto? E in ogni caso, una ragazza, una bella ragazza, nel pieno dei suoi anni, che esce a fare quattro passi in centro con le amiche, come può desiderare di provocare un uomo affinchè macchi il suo corpo con tanta orribile crudeltà? Che certe opinioni, poi, le abbiano le stesse donne, e madri esemplari, mi fa perdere ogni tipo di fede del genere umano.

Nel profilo Instagram della ragazza di cui sopra, ho letto molti suoi sfoghi e molte ragazze ad incoraggiarla e ricordarle quanto bella fosse e di quanto ancora lo sia, nonostante lo scheletro pronunciato e le guance scarne. Lei scrive che la causa della violenza sono state le sue maniglie dell'amore - che pure continua a vedersi - che a quanto pare avrebbero agevolato la presa da parte dell'aggressore. Le maniglie dell'amore di una donna, elogio della sua poesia più alta, culla della nuova vita che nasce, protezione e sicurezza per chi arriva ad amarci veramente e le cinge con dolcezza. Una forma perfetta ma troppo sinuosa per passare inosservata, quindi da distruggere, smussandola all'osso. Rischiando la morte, per un po' di vita.


Se pensate che una donna non debba vestirsi come più ritiene opportuno, come più si ama guardandosi allo specchio, perchè potrebbe generare irrefrenabile lussuria forzata da parte di un uomo, se pensate che una volta che questo avviene lui è animale ma anche lei poteva uscire coperta, dovete un poco guardarvi nel cuore e pensare che se accadesse alle vostre figlie, alle vostre sorelle o alle vostre madri, desiderereste subito farvi giustizia da soli, chè tanto lo sapete che in Italia dopo qualche mese è già fuori dalle sbarre, all'aria aperta a godersi il sole e magari a rifarlo con un'altra donna. Preferisco una donna ch'è consapevole del suo corpo, di ciò che vuole ed è libera da inibizioni e complessi, preferisco vederla sorridente che in fin di vita solo perchè una bestia l'ha convinta che la carne è peccato e il corpo è distruzione. Preferirei che voi stiate in religioso silenzio e vi prostriate dinanzi al dolore più grande che una donna possa vivere, la violazione del suo corpo, invece che darle la responsabilità di quanto è accaduto. Non solo non la salvate da ciò che viene dopo - paure, sofferenze, disturbi alimentari, e tanto altro - ma le fate un male ancora più grande: darle la colpa di essere nata donna.

mercoledì 1 luglio 2015

Ex fidanzate: fenomenologia della donna passata e affini

Se c'è una categoria che non capirò mai, quella è la categoria delle ex.
E non la capirò mai, non solo perchè non sono mai stata l'ex fidanzata di qualcuno, ma anche perchè nelle donne appartenenti alla categoria si innescano una serie di meccanismi che sfuggono alla lucidissima ragione, e divengono proprie solo ed unicamente della felinità femminile.

A nulla vale il q.i. della donna in questione, quando diviene ex - per scelta sua o del partner - perde la bussola, credendo se stessa il nord, l'ago decisionale di tutte le scelte presenti e future dell'ormai andato uomo. All'interno della macrocategoria delle ex fidanzate, possiamo distinguere una serie di piccoli nuclei, dunque, che possono risultare più o meno dannosi, col variare dei caratteri e del tempo di durata del rapporto. Più una donna sta con un uomo, più si crede di aver segnato indelebilmente la sua vita. E' questo il nucleo delle irripetibili (il peggiore):

L'ex irripetibile è quella che s'inorgoglisce e, dopo la fine di una storia d'amore, si mette a dieta, cercando di dimostrare all'uomo da cui è stata mollata (o che ha mollato, poco conta) che la sua emancipazione sentimentale comprende mens sana in corpore sano, come a dire: meglio single e bona, che maritata e grassa. E guarda quanto sono bona ora. Non teme, comunque, in alcun modo di essere dimenticata facilmente: ma dopo quello che abbiamo passato, chi può prendere il mio posto? Convinzione che viene puntualmente delusa dall'arrivo di una nuova donna nella vita del passato amante, che lei - l'irripetibile - in ogni caso vedrà più cessa, più scema, più sfigata. Del resto, ma dove vuoi andare? E' chiaro che pensa ancora a me, s'è messo con te per farmi ingelosire. 
E invece 'sti cazzi. 

Poi c'è la social, l'onnipresente like dei Facebook degli uomini che, finchè restano single, possono anche esserne - diciamolo - lusingati. Se la tua ex mette un bel like, magari alla vostra canzone che hai piazzato in maniera tattica ed esplicitamente riferita alla vostra storia ormai conclusa, è chiaro che ha colto il messaggio e che, vuoi o non vuoi, una bottarella può ancora scapparci.
A questa particolare ed innovativa sezione umana, poi appartengono anche le social rancorose, ovvero quelle che vedono ciò che che credevano ancora un loro possesso, impostare la situazione sentimentale su impegnato, seguono le prime foto, le dediche e tutto ciò che il teatrino Facebook ingloba all'inizio di una nuova relazione. Lei, la s.r., è quella che deve dimostrarti che, nonostante tutto, è felice per te, davvero, che sei di nuovo felice con un'altra, e via di pollice in su a foto, status, richieste di matrimonio e nascite di figli. Perchè la soddisfazione del discreto silenzio e del mesto farsi da parte non te la da, nessuno mette baby in un angolo!
E invece 'sti cazzi. 
A queste micro-categorie, si sovrappone quella che, dopo aver palesato la sua esistenza costantemente con mezzi 2.0 e non, direttamente sul profilo dell'interessato o su quello di parenti ed amici, quando ti vede con la tua nuova ragazza non ti saluta. Quella che non saluta lo fa perchè è corretta, discreta e non vuole metterti in imbarazzo. Alla prima occasione utile chiederà al primo amico comune chi è questa nuova, cosa fa, quando lo fa, cosa mangia, quanto pesa (sempre un pochino più di lei), come si chiama su Facebook che me la cerco, se ha la r moscia, e se quando mastica fa rumore, concludendo l'interrogatorio con: vabbè ma io sono felice per lui.
E invece 'sti cazzi.

Infine, ci sono quelle normali.
Quelle che proseguono il loro cammino, serenamente, affrontando tutto il dolore che comporta la chiusura di una storia e accettando che, in un modo o nell'altro, verranno sostituite. Le normali sanno che, in ogni caso, rimarranno nel cuore dell'uomo che le ha amate e che hanno amato, con un bel ricordo o con un ricordo orrendo, ma rimarranno, e non vorranno in nessun modo interferire nella nuova vita di lui. Sanno anche che, per una donna che arriva a prendersi cura di un uomo che ha sofferto, non è esattamente semplice farsi spazio, anche solo per piantare un germoglio di quello che poi diverrà o non diverrà amore. L'ex normale è quella che non rivendica nessuna prelazione sulla vita di un uomo, solo perchè è passata prima, e se è veramente felice per lui, sa che è bene stare al suo posto, come può, con intelligenza e rispetto per chi arriva dopo, e non sa da dove cominciare. L'amore è un lavoro straordinario come ciò che costa un po' di fatica in più. Care ex, se siete di quelle normali, non dovreste agitarvi con manie d'attenzione e presenza ad ogni costo. Se siete normali.
E invece 'sti cazzi.