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giovedì 16 marzo 2017

Social e Mandorlo: il pensiero di Enzo Lauretta su Sagra e comunicazione

La Sagra al tempo delle dirette di Facebook
Non è ancora passato un anno dall'introduzione di questa funzione sul famoso social network che già le dirette su Facebook hanno invaso le nostre vite.

Chi di noi infatti non riceve almeno una notifica di dirette al giorno? Così è stato anche per questa edizione della Sagra o Mandorlo in Fiore, che dir si voglia.
Grazie alle dirette su Facebook o su Instagram molti sono riusciti a seguire le esibizioni dei gruppi
folkloristici in tempo reale, perché quest’anno, oltre ad essere la prima Sagra organizzata dal Parco (Ente Parco Valle dei Templi, ndr) , è anche stata la prima edizione del Mandorlo in Fiore delle dirette su Facebook; e questa è la vera novità.

Il digitale, infatti, senza ombra di dubbio, quest’anno è entrato di prepotenza non solo nelle vite degli
Agrigentini ma anche di tutti quelli che per un motivo o per un altro trovandosi lontano da Agrigento non hanno potuto fare a meno di seguire la Manifestazione. Se già prima era difficile non sentire parlare di Sagra, adesso lo è ancora meno.

L’impressione però, è che, nell'ambito della promozione dell’Evento, non si sia tenuto sufficientemente conto delle nuove tecnologie, sebbene già negli passati un tentativo in questo senso, seppure timido, era già stato compiuto. L’idea insomma di volere (r)innovare la Manifestazione non sembra sia andata proprio di pari passo con quelle che erano le intenzioni iniziali.

Siamo sicuri, infatti, che la scelta di volersi affidare unicamente alla pubblicazione di un manifesto o poco più, sia sufficiente, nel 2017, se non supportata da ben altro tipo di comunicazione, ovvero quella digitale? Evidentemente no, se anche il Parco, seguendo l’esempio di molti affezionati avventori, dal proprio account di Facebook ha sentito l’esigenza di dovere fare una diretta degli spettacoli.

Le dirette su Facebook in ogni caso, come sa bene chi è abituato a fare questo lavoro tutto l’anno, rientrano all’interno di una programmazione specifica fatta di linee strategiche, piani di contenuti e quant'altro.
Possiamo essere quindi certi che la gente sia venuta a seguito dell’attività di comunicazione svolta dal Parco e non grazie, forse anche solo unicamente, al lavoro dei molti che con un telefono in mano durante la settimana, per le strade, dai balconi, hanno fatto da apripista alla domenica conclusiva?

Una cosa è certa, e cioè che gli appassionati del Mandorlo, continueranno comunque a venire per assistere alla Manifestazione, nonostante tutto, nonostante il continuo cambio di nome, di data, di formula. Semplicemente perché per molti di essi è ormai una festa comandata
Per questo, in attesa di un’attenta attività di comunicazione, almeno per il momento, il merito di questo successo collaterale, rimane quello di Mark Zuckerberg e degli strumenti social, utilizzati più dal pubblico che dagli organizzatori.

Enzo Lauretta, Social Media Manager

lunedì 13 marzo 2017

Per non fermarsi.

Giorni che scivolano lenti e pieni di sonno, in quest'angolo di Agrigento chiamato: Campo.

Lavatrici troppo rumorose e ferri da stiro con cui ormai ho fatto amicizia, per forza di cose: avrei dovuto rimettere quelle camicie, prima o poi, no? Ciambelle alle fragole fresche e sentori di mandorla in questa primavera agrigentina, che mi vede ancora senza un lavoro stabile, ma immersa in un faccio cose vedo gente generale, in cui certe volte nuoto, certe volete annego. Farsi vedere sempre, è il trucco: non farsi perdere di vista, continuare sempre a fare cose, vedere gente, anche quando non si ha esattamente una valanga di energie.

Gabriele, da sempre, fa un lavoro che lo tiene fuori di casa il novanta per cento della giornata. Io, per il novanta per cento della giornata, tra un accesso Netflix e l'altro, cerco di partorire un'idea valida: per il blog, per me, per non smettere di scrivere. Non l'ho ancora trovata, ma ho deciso di aprire questa pagina e scrivere comunque, perchè (credo che) l'importante è non fermarsi, in ogni caso. Leggo, anche. E pare che quando comunque si legge, si stia seminando.

L'anno scorso, a Marzo, preparavo latino e lavoravo fitto al programma comunicazione di Aguglia persa per Mandorlara. Quest'anno, ho quasi abolito la carne rossa, ho iniziato yoga, e del Mandorlo in Fiore, non ho visto niente, pur essendo a pochi metri da tutto. Ho scoperto alcune vie di questa città, che ormai è mia, che si nascondono ad arte, per proteggersi credo, e vado a trovarle tutte quotidianamente. Il mio livello di preparazione delle lasagne è ormai pro, anche quelle verdi, col pesto di basilico fresco, comprato anzi regalatomi dal fruttarolo sotto casa.
Signorì, si purtassi 'stu mazzu!
Che sapeva un poco di amore e un poco d'insulto, a seconda dell'umore dell'ascoltatore. Poi nel pesto, al posto dei pinoli, ci ho messo le mandorle su consiglio di Giovanna, la mia vicina, e ho frullato tutto sul tavolo della cucina, schizzando ovviamente le pareti gialle con pennellate di parmigiano, olio, mandorle e basilico (o basilicò, alla sicula).

Sarebbe bello ricominciare da un'altra parte. Come si lascia la Sicilia? Come hanno fatto tutti credo, pure mia madre e mio padre: con una valigia, una speranza e la salsiccia secca e il primosale nel sacchettino, perchè dopo un tot di tempo la voglia di certi sapori pare che diventi insopportabile. Come la sensazione di sentirsi sprecati, gambizzati. E coglioni, a rimanere fermi, ostinatamente, in luogo che non ci dà ispirazioni.

E voi il pesto come lo fate? Con l'aglio o senza? Io senza.


lunedì 6 marzo 2017

Solo una vita: Marta va al Liceo Classico Empedocle

La mia prima tappa con Mariuccia e Marta è stata Favara. Casa mia.
Un inizio felice, pieno, appassionato, emozionante. 

Mariuccia La Manna è una giovane scrittrice di Racalmuto, e come ho già raccontato nella pagina del blog, qua e là, l'ho conosciuta fra i banchi di scuola: il Liceo Classico Empedocle. Non ci vedevamo da tempo, quando un amico comune ci ha messo in contatto per la presentazione favarese del suo libro d'esordio Solo una vita (ed. Bonfirraro), alle Officine Mac: la storia è quella di Marta, una giovane donna che s'innamora di uomo possessivo e violento, Paolo, dal passato sofferto, che riversa con dosi abbondanti di amore malato nel rapporto con la sua compagna. Distruggendole, di fatto, la vita. 
Abbiamo raccontato questa storia ad un pubblico, quello favarese, col supporto di un ginecologo, il dottore Ciancimino, e di una psicologa, la dottoressa Morreale, che hanno analizzato la vicenda di Marta (e non solo) da un punto di vista clinico e patologico: l'amore può essere anche malattia?
Sì, e il libro di Mariuccia - che si fa portatore di tante verità, sulle donne e sugli uomini, sul loro modo di relazionarsi sano e non - ne è testimonianza e sta facendo, con l'autrice e la casa editrice Bonfirraro, un tour italiano di tutto rispetto, e pieno di entusiasmo.

Da un punto di vista stilistico, il testo è lineare, con un lessico semplice e diretto. I periodi brevi e ben strutturati garantiscono la chiara comunicazione di un contenuto forte. Credo che proprio questo contrasto positivo tra linguaggio semplice e vicenda complessa, abbia permesso l'assimilazione di concetti e sentimenti che altrimenti sarebbero risultati pesanti nella prosa. Parlare di violenza in questi termini favorisce la natura del libro come mezzo d'informazione diffusa e, conseguentemente, di una maggiore trattazione dell'argomento su più target. La storia è incredibilmente attuale e, proprio in questi giorni, diversi fatti di cronaca si sono sovrapposti ai miei pensieri durante la lettura di "Solo una vita", una storia che non fa sconti. Come ho detto all'autrice Mariuccia La Manna, il tratto che ho apprezzato maggiormente è la verità di questa vicenda: Marta muore mille volte e mille volte è capace di rinascere, ripartire con grandi energie, facendo di ogni dolore una lezione. Se questo libro avesse avuto un happy ending stucchevole, sarebbe stato meno corretto, meno reale. E invece è sincero: la vita sa accanirsi sulla vita, e le donne - in una visione scarica di ogni sessismo, che non ammetto - hanno un'obiettiva capacità di reinventarsi un numero illimitato di volte, per loro stessa natura. Il libro veicola un messaggio di speranza, con un premio finale e inaspettato, gemma di felicità piena, rimasto a testimonianza di una valanga di dolore.

Mariuccia La Manna si fa leggere in breve tempo, rispettando un ordine temporale che pur viaggiando in avanti e indietro, resta fedele e facilmente percorribile. Il caso trattato è comune e cercherò di supportare l'autrice, durante la presentazione al Liceo Classico Empedocle, in modo da parlare ai lettori o futuri tali, generando una riflessione sulla condizione delle relazioni tra uomo e donna: il dialogo, la conoscenza, la violenza e la patologia. Spingere i partecipanti a prendere parte attiva alla conversazione è il primo step che mi piacerebbe seguire, incoraggiando l'intervento e la critica da parte dei ragazzi.

La storia di Marta si muove su uno sfondo d'amore e odio, di morte e vita, di sogni e dolore: è lo specchio diretto di ognuno di noi, con le sue piccole e grandi miserie. Chiunque potrebbe essere Marta, non tutti potrebbero essere Paolo. Seguendo questa linea, il messaggio è selettivo, di ricerca reale e di attesa di un amore sano, di un amore maggiore per se stesse, di una consapevolezza più forte del proprio corpo e del corpo dell'uomo, e del concetto di rispetto della persona e dell'esistenza stessa. La vittima resta vittima anche quando difende il suo carnefice, per questo va aiutata e protetta, non obbligata a distruggere il suo aguzzino.
Solo una vita è un romanzo con una funzione precisa, un lavoro volto alla diffusione di un messaggio forte e positivo di speranza, e per questo - a parer mio - è una vittoria, un trionfo d'amore, doloroso ma anche dolce. Come l'essenza della vita stessa.
Portare Solo una vita all'attenzione di un gruppo di ragazzi della stessa scuola che ci ha viste crescere, è quel punto di svolta che segna il passaggio da ragazze a donne per noi: crescendo abbiamo visto e imparato qualcosa, che vogliamo raccontare ai nostri colleghi più giovani, sperando che possa tornargli utile. E che possa servire a rendere migliore la vita di uno, due o tre di loro, parlando solo d'amore e protezione tra uomini e donne.

Grazie Mariuccia.