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martedì 12 settembre 2017

Addimura: l'arte di perdersi nel tempo e nel gusto, ad Agrigento

E' settembre e l'aria frizza come un calice di metodo classico, e io sto bene.
Il golfino leggero istituzionale dell'inizio di autunno è già sulle mie spalle e il Viale della Vittoria al tramonto è da film. Riprendetelo, ora.
L'Addimura è illuminato, caldo, e c'è della buona musica in diffusione. Non c'è alcuna fretta.


Qualcuno ancora va al mare la mattina, e prolunga un'estate piena di onde e ondate roventi di Luciferi sparsi qua e là, che ci hanno cotto fino al midollo. Ma quel tempo è finito: ora è solo freschezza.



Addimurare, ritardare. Questo è l'imperativo romantico del siciliano, fare le cose con estrema calma, spostare a dopo i pensieri, le preoccupazioni, dilatando il suo tempo in mille altri tempi da riempire con una visione totalmente rilassata, libera, sciolta. Addimura, ritarda, scordati le ore e gli orologi, e siediti, facciamo un altro giro, uno spritz lo vuoi? Dai, altri cinque minuti, e che sarà mai. Quel diritto inalienabile al bel vivere e alla dolce mollezza della Sicilia, in pieno centro ad Agrigento, trova espressione da Addimura: un luogo dove la cultura del buon mangiare incontra quella del saper bere, in armonia.


Così decido di addimurare anche io, e mi siedo. Sono in compagnia.



 E' presto per cenare, beviamo qualcosa. Anche i nostri orari, da queste parti, sembrano essere slegati dalle logiche conviviali del resto d'Italia: alle sette facciamo l'aperitivo rinforzato (mica l'happy hour), e può durare una due quattro ore, fino alla cena, che può pure compiersi alla mezzanotte, come un festeggiamento: la celebrazione del cibo. 

L'Addimura è uno dei pochi posti in città in cui ci si può sedere a bere un calice di buon vino da una cantina fornitissima e ricercata, stuzzicare l'appetito con un buffet ricco e saporito, siculissimo in verità, allestito puntualmente dallo staff: preciso, puntuale, sorridente.
Il barman prepara uno spritz fatto per bene, glielo riconosco, sorride.
Probabilmente aspettare che arrivi la fame, quella vera, è complice del nostro continuare a degustare profumate bruschette al pomodoro o pane fresco su cui adagiare una cucchiaiata abbondante di caponata ancora calda e fragrante, tramezzini farciti con formaggi freschi e verdure miste, morbidi triangoli di frittate e paste sfoglie ripiene con salumi crudi e cotti da far gola al più convinto dei vegani. Continuiamo a bere e mangiare pane cunzato con acciughe, melone col prosciutto e cocktail di gamberi, e come se non avessimo bevuto e mangiato e non stessimo affatto rotolando, chiediamo al cameriere il menù: voglio il burger.
Scelgo l'Ercole: hambuger di chianina, bacon croccante, svizzero filante e iceberg a julienne.
Mi viene servito con una porzione abbondante di patatine fritte, croccanti e salate ad arte, e tre salse aromatiche di accompagnamento. Addento il mio panino e lo scopro soffice, ricco, succoso. Circa 300 grammi di carne bovina cotta a puntino, con uno strato di formaggio fuso e filante che racchiude, come in un abbraccio, il bacon croccante. Tre consistenze di sapore, rinfrescate dalla lattughina iceberg. Le chips sono leggere, per niente unte; le intingo nelle salse e sento le erbette che insaporiscono la maionese; arricchiscono il loro sapore, non coprendolo. Mi pare di star vivendo una ritualità persa: mangiare piano, addimurando, assaporando ogni boccone ed esserne grati. Anche un hamburger sa essere un vero lusso del palato, mi dico nella testa, e so che se l'avessi detto ad alta voce nessuno dei miei amici avrebbe potuto contraddirmi, a giudicare dalle loro facce in adorazione mistica. It's a food porn moment, in piena regola.


I miei commensali optano per un'insalatona Ciauru (insalata verde, cipolla, acciughe, fiordilatte, 

capperi di Pantelleria, olive nere), e 
una tagliata di scottona con rucola e scaglie di grana, anche lì patatine in accompagnamento. Cotture sapienti e maestria vera ci arrivano al tavolo, direttamente dalla cucina.

Siamo felici, innaffiamo tutto con birra alla spina (loro) e ancora un altro calice di Passione e Sentimento (io). A vederla così bella ghiacciata  mi viene voglia anche di birra, ma domani si lavora presto, e abbandono il pensiero.

E' tutto incredibilmente buono e di qualità, e di questo viene a sincerarsi la cuoca con una visita al tavolo. Porta anche  il consiglio di un dessert, e dessert sia: tiramisù in coppa e cheesecake ai frutti rossi. Cucchiaini che affondano in nuvole di sapore, dove non c'è nessun peccato: solo meritato piacere.
Ripenso al panino che ho appena mangiato, ne ordino un altro da portare via per Gabriele, gli faccio una sorpresa. I contenitori del take away sono fighi pure loro, oh.


Chiedo il conto con la consapevolezza che non potrò più fare a meno di queste cene nel week-end (ma anche di settimana, chi me lo vieta?) e so che tornerò venerdì 15 settembre per il live degli Svitols , e stavolta inizierò la serata con una 0.50 bionda fresca di spillatore, chè la mattina seguente tanto non lavoriamo. Ho ancora altri burger da provare e denti da affondare nella carne ben cotta, nei taglieri selezionati di salumi e formaggi: un intero menù da testare da cima a fondo.



Per la bella serata trascorsa, la mia pancia ed io vogliamo ringraziare Daniele e l'intero staff del ristorante e wine bar Addimura, che mi ha concesso di perdermi nel gusto senza perder tempo, ma investendolo in un qualche ora di felicità in più.


Valentina Oliveri