E tu sei il numero:

venerdì 28 agosto 2015

Trova le cose che ti fanno stare bene. Falle tutte.

Tre anni fa, vivevo nell'ultima casa in affitto a Catania, in via San Giuseppe al Duomo.
Era un appartamento all'ultimo piano, con due stanze grandissime e tutto il resto molto piccolo. Lo condividevo con Sara, la mia amica, la mia collega di Lettere. Per lei preparavo svariate torte di compleanno e feste senza ragione; nessuna mai è venuta buona, ma lei le mangiava lo stesso, per non farmi restare male. Una vera amica, Sara.

Quell'anno era lo stesso in cui molte cose cambiavano, ed era anche l'anno di Teoria della Letteratura, esame spauracchio storico per me e i miei colleghi. Lavoravo in radio, mi piaceva dire così, adesso so cosa vuol dire lavorare e non ci somiglia ppe niende. 
Dormivo poco e male, quell'anno. A causa di un amore inesistente (so adesso) che m'era sembrato infinito e dolorosissimo. Il classico amore straziante dei vent'anni che ti pare non finirà mai, fin quando non conosci quello vero. Non lo era per davvero ma, si sa, ingigantisco le cose, sono esagerata, io.
Dormivo poco e male, soprattutto perchè era da poco passata l'operazione.

Lo asportiamo, non farà nulla, vedrà.
Così mi ha detto il professore, guardandomi sereno. Puntava lo sguardo verso di me e poi buttava un occhio al suo Mac, dove scorrevamo le immagini digitali della mia ultima risonanza. La clinica dove mi accoglieva era pulita, elegante e al bar un caffè costava 2 euro. Ricordo solo questo. E i divani di pelle nera alla Hall, Mi sentivo tanto figa, perchè mi stavano curando a Roma, la Capitale, in un posto dove portavano i calciatori e la gente dello spettacolo. Ero una privilegiata. Alloggiavo in un hotel che faceva ad angolo con la clinica: il primo quattro stelle della mia vita, con la colazione a buffet, internazionale, e un barman che faceva la schiuma al cappuccino perfetta.
Non avevo ancora assaggiato quello di Gabriele.
Il mio primo viaggio sola con papà. Durante i nostri giorni liberi senza controlli mi portava in giro per Roma e ci dividevamo i supplì e la pizza fritta. Mi portava a tutte le mostre d'arte e faceva lunga file d'attesa con me, solo per regalarmi l'emozione di vedere i miei dipinti preferiti, dal vivo. E poi c'era il pit stop obbligatorio da Pompi, per il tiramisù alle fragole.
Questi viaggi non fanno così schifo, pensavo ogni volta, sull'aereo di ritorno.

Quando ho scoperto di avere il tumore avevo ventuno anni. Vivevo nella mia penultima casa di Catania, in via Manzoni. Dividevo casa con la mia migliore amica, Azzurra. Era un bilocale vecchissimo e pagavamo centosettantacinque euro al mese di affitto, a testa. Mai soldi furono spesi peggio per una casa, ch'era orribile, all'ultimo piano di un vecchio palazzone; quando chiamavano il ragazzo che ci portava fin su l'acqua, ci malediceva ogni volta. O mandava messaggi d'amore, a seconda del nostro outfit del giorno. Sotto esami ci malediceva sempre. Eppure è rimasta la casa più felice della mia vita universitaria, perchè tra Azzurra e me c'era - c'è - amore vero. Quello che sa rallentare e sa ripartire più forte di prima, più volte.
Sotto esami bevevamo tanto, troppo caffè. Ed una sera, che stavo preparando Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea, mi acchiappò un attacco di gastrite potente, troppo potente, tanto che alle quattro di notte ci toccò andare al Pronto Soccorso. Chiamammo un taxi e ci facemmo lasciare davanti quello del Garibaldi, dove mi fecero un paio d'analisi e una flebo per far passare il mal di pancia. Ci tennero tutta la notte in uno stanzino con sei o sette anziani quasi moribondi, sulle poltrone. Azzurra stava seduta accanto a me, e non si spostava nonostante il suo terrore per gli aghi che le faceva girare la testa, fino a quando, intorno alle cinque l'infermiera mi disse che il dottore di turno voleva parlarmi. C'era nell'aria un'insopportabile puzza di piscio che pizzicava il naso e la gola.

Abbiamo ricevuto i risultati del suo prelievo signorina, ma lo sa che non è normale? Ha dei problemi di salute?
No, dottore. A parte una gastritella da stress universitario come tutti, niente. Ogni tanto mi salta il ciclo, ma mi hanno detto che è sempre legato allo stress degli esami...
No no, signorina, dalle sue analisi io credo proprio che lei abbia un adenoma. Sa cos'è una adenoma?


No, non poteva avermi detto quella cosa, quella parola. E in quel modo. Azzurra ed io ci guardammo, con la faccia interrogativa di chi non sapeva cosa volesse dire, ma poteva immaginarlo.
Che stronzo questo dottore, ma è pazzo che ti fa spaventare così, alle cinque del mattino, una ragazza sola e lontana da casa! Ma non gli dare retta, non gli credere!, lei ci aveva provato così a darmi coraggio, quando tornammo a casa nostra, con un altro taxi alle sei, e sfinite crollammo sui nostri letti coi materassi vecchi e le lenzuola nuove. E' sua facoltà più bella, quella di far rientrare tutte le mie preoccupazioni esagerate, e le mie paranoie troppo grandi. Come ieri che le ho chiesto cosa pensasse di un'ex fidanzata, e lei m'ha detto: ma va, ma stai tranquilla, lui ti ama.
E io allora sono stata tranquilla. Lui mi ama.

Il dottore stronzo però aveva ragione. Una ragione che occupava dieci millimetri dentro la mia testa e si appoggiava sull'ipofisi, mandandomi in pappa everything. Un orologio rotto, una bussola che ha perso il Nord, un calendario coi fogli al contrario. Questo è l'effetto che quei dieci millimetri regalavano ogni giorno alla mia vita. Una ragione comunque benigna, curabile, di queste cose non si muore Valentì, vai serena.
Vai serena un cazzo.
Avrei voluto rispondere mille volte, ma non l'ho fatto mai. Tranne che con mia madre. A mia madre ho detto tutte le parolacce più brutte, quelle che avrei voluto dire al mio tumore, eppure le dicevo a lei, che era l'ultima persona al mondo a meritarle. Lei, che mi tenne la mano, fino all'ingresso della sala operatoria. Non una lacrima - chè mi sarei aspettata da lei un Eufrate di lacrime - non un segnale di preoccupazione, di paura. S'era tenuta tutto, per scoppiare poi subito dopo, quando le porte si chiusero e la sala mi risucchiò, attorniata da una nuvola di camici verdi. Che forte la mia mamma.

Quando riaprii gli occhi, ci vedevo. Ed era già un bel traguardo, date le previsioni che mi erano state sciorinate la sera prima, prima di farmi firmare il consenso per entrare nel mio cervello. E parlavo, ed era il top. Chiesi a mia madre di farmi il numero di Azzurra sul cellulare.
Sto bene, ce l'ho fatta!, le dissi col filo di voce più urlato di sempre. Era la mia amica, dovevo avvertirla subito che ci vedevo e parlavo e saremmo tornate presto a spaccarci di birra scarsa nella nostra casetta di Catania. Per qualche mese il cibo restò plastica per me. Nessun sapore, nessun odore. Lo spezzatino era PET, la pasta al sugo invece policarbonato. Nada de nada.
Per questo adesso, mi dà anche una certa soddisfazione fare anche la food blogger e mangiare tanto e bene, in giro per la Sicilia.

Insomma, un pomeriggio in radio, un anno dopo, mi ritrovai questa psicologa, psicosessuologa, che mi disse: ma vieni a trovarmi, parliamo un po', dimmi perchè non riesci a dormire. Per il  primo appuntamento le scrissi un messaggio su Whatsapp. Mi vergognavo a sentirla per telefono, era una piccola ammissione di debolezza, aver bisogno d'aiuto da parte di qualcuno. Ci vedemmo in tutto un paio di volte nel suo studio, e i miei incubi nei quali mi trapanavano il cervello da tutti i lati finirono presto nel cesso, insieme alle perdite di tempo inutili. M'insegnò a tenere un diario, o un promemoria a mente, che non ho mai smesso di usare da quel periodo in poi:
oggi cosa voglio fare per me e per la mia felicità?
Negli anni la risposta si è alternata. Sport, parrucchiere, una giornata di solitudine, fare l'amore, prendere un caffè con un'amica, dormire, dormire abbracciata a Gabriele, e così via. Un ritaglio di tempo felice che mi ha salvato da mille brutte giornate, che sommandosi avrebbero fatto un cataclisma. Il metodo funziona e non fallisce mai: sono molto felice.
Ecco perchè adesso, proprio mentre chiudo questo racconto che non ha per niente messo a frutto il consiglio di molti di voi - la sintesi - metterò su le cuffie e ballerò Kanye West, da sola, nella mia stanza, per due ore. Sì, come una pazza. Perchè mi diverte e perchè, insieme a tanta altra roba, mi permette di usare quella formula che tiro fuori ogni volta che mi qualcuno mi chiede: Ehi Vale, come stai?

Alla grande!


P.s. ho trovato il coraggio e la voglia di raccontare la mia esperienza solo grazie a Selene Maggistro. E' un modo per dire che sono con lei, come tante altre donne. FORZA BAMBOLA!

mercoledì 26 agosto 2015

Il Polline dell'amore e l'iTunes dell'arte: storie di passione 2.0

In questi giorni riflettevo sulle storie d'amore tra persone che collaborano e condividono uno stesso progetto professionale, seguendo un post che Andrea ha dedicato a molte delle persone che, lavorando insieme, hanno portato qualcosa di bello e importante alla Farm.
Immagino la vita di due innamorati che fanno lavori completamente diversi, e poi la sera si ritrovano a bere una birra e cercare di salvare il loro pezzo di mondo con qualcosa, che sia la musica, l'arte o la scrittura.

Sono cresciuta con l'ideale cinematografico, stereotipato anche nel quotidiano, che quando una coppia fa lo stesso lavoro o comunque lavora nello stesso posto tutti i giorni, a lungo andare, non si sopporta più, non ha più niente da dirsi, il dialogo muore e via giù pesante con una serie di clichè troppo fuori moda. Non mi hanno mai convinto del tutto con la teoria che l'amore si logora così, con questa facilità, solo perchè si investe del tempo insieme a cercare di mettere su qualcosa di buono. Al contrario, ho sempre creduto che questo tipo di condivisione rafforzi un amore, e se finisce davvero, ci sarà qualche altra ragione alla base. Tipo che è finito e basta.


Perchè vi dico questo? Perchè mi sarebbe impossibile parlare di Amalia e Fabrizio e di Polline, se non ve li servissi prima incorniciati da quest'aura luminosissima di complicità e ironia, che li caratterizza. Li ho conosciuti precisamente due anni fa, durante il Canciamula day, un raduno di tutti i giovani maker e creativi dalla Sicilia, messo su in un paio di settimane in collaborazione con gli amici del WCAP Catania. Eravamo tutti nel giardino, a mangiare cous cous a pranzo. Era settembre e faceva ancora un gran caldo. Questi due ragazzi se ne stavano in disparte ad ascoltare serissimi, fin quando non arrivò il loro momento: i due ragazzi di San Cataldo e Caltanissetta che si raccontavano per la prima volta alla Farm. Non l'hanno mai lasciata. Hanno perfino preso a casa a Favara, e quando si sono trasferiti, il primo giorno, avevano dimenticato di portare con loro le pentole. Ecco perchè, per mia madre, sono rimasti i miei amici delle pentole.  Tipo Giorgio Mastrota e Patrizia Rossetti su Canale 5 un momento prima di Barbara d'Urso, loro.


Un anno dopo mi parlarono di due progetti: Limitless e Polline. Il primo fu messo in atto in pochi mesi: installarono un video telefono in uno spazio di Farm, in maniera tale che tutti, da ogni parte del mondo potessero telefonare a quel telefono e sentirsi raccontare dal passante di turno cosa stesse avvenendo a Favara, ai Sette Cortili, in quel preciso momento. Quando ho chiesto loro: ma come v'è venuta st'idea? M'hanno risposto: l'idea sarebbe quella di portare tutto il mondo dentro Farm, ma adesso è più semplice portare Farm fuori, in tutto il mondo. Senza limiti, per l'appunto.

Il secondo ha richiesto un anno circa per essere presentato in anteprima, dieci giorni fa circa.
Sì, questi due non si stancano mai.


Barbara Cammarata
Polline è una galleria online d’arte contemporanea, dedicata e pensata per gli artisti emergenti delle new media art. Attraverso Polline l’artista può vendere la sua opera digitale in tutto il mondo con estrema facilità e velocità rendendo il collezionismo più accessibile. Il progetto sarà lanciato ufficialmente ad ottobre prossimo.Attraverso l’utilizzo di adeguati sistemi informatici puntiamo a trovare la soluzione più veloce e più facile per poter trasferire un’opera d’arte sotto forma  di file da una parte ad un altra o da un soggetto ad un altro mantenendo integri tutti i diritti che appartengono al legittimo proprietario. Polline vuole dimostrare che non è essenziale materializzare l’opera digitale per diffonderla in maniera unica, ma è sufficiente certificare il file stesso, con sistemi di protezione e riconoscimento del dato, ed attribuirne la proprietà ai collezionisti. 
Per sensibilizzare a tale nuova forma di trasmissione della cultura artistica, Polline intende realizzare un canale dedicato all’arte digitale consultabile da tutti, studenti, appassionati o semplici curiosi, il quale conterrà testi, documentazione video, interviste, articoli, pubblicazioni, link, monografie interamente dedicate agli artisti.Sostenere ed incoraggiare l’innovazione socio-culturale, cercando di migliorare alcuni sistemi legati alla fruizione delle opere d’arte è l’obiettivo di Polline. 
 Il team che lo sta realizzando è composto da: Fabrizio Lipani  project manager, Amalia Iavazzo content strategist, Gero Palermo Ict security engineer, Paolo Amico art advisor e Barbara Cammarata art director. Quest'ultima ha, fra l'altro, attualmente una sua esposizione artistica nella Galleria di Farm che vi consiglio assolutamente di vedere e di cui vi parlerò largamente (e quando mai, lo so) in questo spazio. La casa di Polline dove tutto si svilupperà giorno per giorno è lo spazio coworking Holy Cow dentro Farm, nel quale oggi mi sono inserita con Semilascinonvale, perchè avevo
Fabrizio Lipani e Amalia Iavazzo
bisogno di vivere queste cose - e tanto altro -  dall'interno e raccontarvele.
Farm Cultural Park, centro culturale di nuova generazione,  scommetterà per primo su Polline pubblicando una propria selezione di opere d’arte digitale. Il 17 Agosto, Farm ha lanciato la “FARM CALLING ‘015 – call for digital artist”, aperta a tutti gli artisti contemporanei e di ogni nazionalità per tre categorie: fotografia, grafica e manipolazione fotografica, videoarte.



Parte del ricavato della vendita dei file d’arte digitale, sarà devoluto alla costruzione del Children’s Museum: un luogo per il futuro dove i bambini di tutte le età, potranno giocare, imparare e sognare, per coltivare pensiero critico, responsabilità sociale e consapevolezza globale e per aiutarli a rendere il mondo migliore.

Paolo Amico
Gero Palermo


sabato 15 agosto 2015

Perchè Agrigento non si salverà mai (o comunque non adesso)

Lo so, lo so che il titolo suonerà stonato a molti frequentatori di questo blog, sempre pieno di ottimismo. Però sapete, quando uno persegue un obiettivo e alla sua realizzazione si frappongono una serie di ostacoli, è giusto che debba raccontarli, non fare finta di niente. Il mio obiettivo - condiviso con molti altri - è quello di rendere migliore il posto in cui vivo. E questo si sa, è noto. Stop.
Da questo momento mi assumo la responsabilità di tutto quello che sto per dire, e non pensate
che mi manda Raitre perchè, ancora una volta, mi mando da sola e quando lo faccio non è mai un lavoro semplice. Sono amareggiata. Perchè? Perchè vivo qui e non voglio andar via ma state facendo l'impossibile per farmi cambiare idea.
L'altra sera ero a cena con un cugino che vive a Milano e la sua fidanzata di Monza. S'è mangiato buon pesce, bevuto ottimo vino e parlato di arancine, mignolate, cassata, iris e brioche col gelato e lei mi chiedeva come facciamo a non strafogarci tutti i giorni di queste bontà, che lei ne è proprio innamorata e quando tornerà a Milano le sognerà la notte. Dopo cena, abbiamo fatto una passeggiata nel centro di Porto Empedocle - con annesso selfie col Montalbano di Camilleri - ed entrambi si sono commossi leggendo un'insegna di un panificio: panini imbottiti 1 euro. Al punto che l'hanno fotografata, per mostrarla agli amici del nord. Cosa ci facciamo a Milano con un euro?
A dirla tutta, neppure qui ci si fa moltissimo, ma quando si fa un giro fra supermercati e ristoranti e attività varie, il dato che emerge è che in Sicilia il costo della vita è accessibile a tutti, in linea di massima, e questo non è da sottovalutare, perchè certo fa figo parlare del mare, del sole e del vento ma c'è anche la vivibilità economica da tirare in ballo, e quando vai al nord e al bar ti chiedono 50 centesimi per il bicchiere d'acqua che segue il caffè, se sei siciliano, il naso lo storci. Eccome.
Ma passiamo alle tematiche di ordine puramente organizzativo che differenziano questo posto meraviglioso che risponde al nome di Agrigento, dal resto del mondo. Oggi è Ferragosto, e ieri alla spiaggia di San Leone è stato applicato il divieto di campeggio, il divieto di accendere fuochi e il divieto di abbandonare rifiuti. Allora a uno, lì per lì, gli viene da dire: grande! Finalmente!, se non fosse che la misura in questione non ha risolto il problema dei campeggiatori incivili che ogni anno affollano le spiagge, l'ha solo spostato qualche chilometro più in là. Stop. Generando, fra l'altro, la perdita totale dell'entusiasmo generale fra gli abitanti della zona. Ora tu, Sindaco o chi per te, potrai dirmi: ma sono questioni di sicurezza! Dobbiamo fermare l'orda! Evitare quello che accade ogni anno a causa degli incivili! Eccetera eccetera, argomentazioni sulle quali potrei darti ragione se non avessi viaggiato e non avessi preso parte a convention musicali e culturali con numeri ampiamente più alti di un Ferragosto in spiaggia a San Leone. Basta poco per evitare i divieti e concedere alla gente, educandola, di mantenere la tradizione, ovvero: scelta di alcune aree in cui il campeggio è consentito, pagamento di un ticket per poter piazzare la tenda, servizio navetta che conduce la gente su e giù dalle Dune un tot di volte al giorno nel periodo di maggiore affluenza e traffico, controlli della zona costanti durante il pomeriggio e la notte da parte delle forze dell'ordine, bagni chimici e aree di raccolta rifiuti per tenere la spiaggia pulita. Sono le prime cose che mi vengono in mente, così, mentre ti scrivo. Pensa se ci avessimo ragionato su un intero mese.
Non è complicato, non ti costa niente perchè le persone col pagamento del ticket acquistano il servizio, tieni la situazione sotto controllo e siamo tutti felici. Eppure no, non è possibile, perchè è nostra l'arte del nascondere la cosiddetta munnizza sotto il tappeto, distraendo e spostando l'attenzione su misure temporanee considerate manna dal cielo, e facendo i cittadini contenti e garbati per qualche ora. Propaganda. Stando così le cose, le più grandi capitali d'Europa, super pulite e civilizzate, dovrebbero rinunciare agli eventi importanti della loro cultura solo per un branco di animali - che sono ovunque, non solo ad Agrigento - e chiudere baracca, non fare nulla per il pressappochismo che non permette di far bene.
Ma riguardo alla parola pressappochismo apro un altro capitolo.
Si è concluso da qualche giorno il Festival delle Scienze alla Valle dei Templi di Agrigento. Chi l'ha organizzato? Dei folli che pensano che questo posto effettivamente non sia irredimibile e abbia ancora un margine di miglioramento sul quale focalizzare la nostra attenzione. Dei folli che hanno lavorato per mesi, in maniera disinteressata (come fanno sempre quelli che ci credono) e hanno portato ad Agrigento le personalità più importanti del panorama scientifico, tecnologico e - udite, udite - spaziale, al momento in Italia. Saltando le prime giornate, sulle quali anche avrei molto da dire sugli imprevisti perfettamente evitabili, mi fionderei alla serata dell'8 agosto, quarta del Festival. Adesso voi immaginate - chi c'era non ne ha bisogno - l'astrofisico Paolo De Bernardis e la fisica teorica Francesca Vidotto, astri del panorama mondiale ed eccellenti divulgatori costretti a fare dei discorsi bellissimi e appassionanti su spazio e tempo, col sottofondo musicale di Felicità, gloriosa hit degli anni
'80. Ora, io capisco che un bicchiere di vino con un panino non è assolutamente comparabile alla formazione dell'Universo in termini di brivido e passione, e che avendo assodato che quando il sole tornerà e nel sole io verrò da te, dovrei anche capire come arrivarci, da te, dato che la strada è completamente transennata da punta a punta per garantire la sicurezza del signore Al Bano che Tyron Power ce l'abbia in gloria. La situazione è la seguente: un gruppo di persone facente parte di un’associazione non-profit lavora gratis tutto l’anno e decide di portare il meglio dei cervelli Italiani ad Agrigento, cotanti cervelli si accollano di venire gratuitamente solo per il piacere della divulgazione scientifica. A causa del concerto in concessione pubblica nel luogo più bello d’Italia, si decide di chiudere la strada di accesso al Parco. Quindi penalizzando in una Valle di patrimonio pubblico, un evento pubblico (il Festival) di carattere culturale e non-profit per un evento privato (cioè dove si fanno soldi). Non trovate che questa sia una bizzarria? Non si poteva chiudere la strada in un solo senso di marcia per dare pari diritto a tutti e due gli eventi? E invece si decide di chiudere totalmente una strada pubblica e addirittura anche l’ingresso del Parco presso il Tempio di Giunone (Patrimonio Unesco) per Al Bano (che intendiamoci, in questa storia non c’entra nulla). Nessuno si indigna! Un danno monetario per il Festival (non-profit) ma anche d’immagine per la Valle. Vai a spiegarlo al turista, se ci riesci, che abbiamo Al Bano che canta nel Parco e la strada è interrotta e devono prendere (e pagare)  la navetta. Fosse stato John Lennon, magari avrebbero capito.
Alcuni riescono a passare grazie alla bontà di qualche ispettore, altri rinunciano, altri ancora con decine di proteste telefoniche se la prendono con gli organizzatori del Festival impotenti e incapaci di poter far cambiare questa decisione irrazionale.
Sapeva il Parco di questa decisione? Ha comunicato il Parco al tavolo operativo della Questura che era in programma un Festival di cui era organizzatrice anche lei? Cosa non ha funzionato? Perché il comitato organizzativo del Festival non è stato avvisato in tempo e formalmente? Ci possiamo permettere ancora che queste cose accadano in futuro?
Ripetiamo: chiusura di una strada pubblica strategica all’interno del Parco per un evento privato! Una bizzarria indicibile!
Ciò nonostante, tantissimi, pur di  non perdersi l’evento del Festival, si sono fatti qualche chilometro a piedi, altri hanno addirittura pagato il biglietto per la navetta. Ma chi gestisce questa navetta? A chi sono andati i soldi del biglietto navetta? Qualcuno dice a chi ha organizzato il concerto, ma sarebbe troppo paradossale e non vogliamo crederci
Sarebbero bastate misure elementari, più intelligenza, più rispetto per tutti per far fruttare al massimo le opportunità ma soprattutto rispetto per i visitatori del Festival e per il turista che quel giorno volevano vedere e sentire altro che Al Bano.
Che Google venga al Parco è certamente importante (anche se la pensiamo diversamente) ed è certamente una grande promozione per il Parco (anche se pensiamo che non ne abbia bisogno) ma poi non possiamo trattare i turisti come dei pacchi postali in nome di un cantante che si chiama Al Bano o chicchessia in un luogo che è patrimonio dell’UNESCO!
Sono molto stanca ed ha ragione Giulia, la cugina di Monza, a dire che abbiamo tutto e meritiamo niente. Il buon cibo, il vino, la vocazione turistica, la costa, il talento, le idee brillanti e l'ottimismo, altrove sono un mix che genera ricchezza diffusa, mentre dalle nostre parti la ricchezza è reclusa nel perimetro della vostra villa al mare, e il rispetto per chi vuole migliorare questa condizione di coma culturale ed economico, lascia il posto all'assonante rigetto per ogni iniziativa importante, impedendone la continuità e affogando l'interesse in una piscina da venti metri. Gentilmente offerta dai folli come me.

Che si sono rotti i coglioni.



giovedì 13 agosto 2015

#notteconlestelle - Il Festival e la scienza del cuore

Ci sono cose che, prima di essere raccontate, necessitano d'essere digerite.
Come quando le nonne, la domenica a pranzo fanno le lasagne, la caponata, il falsomagro al sugo, le cotolette, e alla fine - intorno alle quattro - si aprono i dolci che ha comprato uno zio a caso, e si finisce una bottiglia da due litri di amaro Averna. Segue inevitabile abbiocco, durante il quale l'unico pensiero è quanto ho mangiato bene e tanto. 

Questa è la sensazione che il Festival delle Scienze ha lasciato in me: come se fossi stata ad un'abbuffata di cose talmente buone e belle, per un'intera settimana, che ho impiegato un paio di giorni per rendermi conto di quanto effettivamente quest'esperienza abbia segnato il mio percorso e, chissà, magari lo segnerà ancora in futuro. Ma facciamo un passo indietro, di un paio di mesi.

Quando ho parlato per la prima volta con Tommaso Parrinello al telefono, mi ha chiesto di cosa mi occupassi e che tipo di contributo potessi dare io al Festival. Ammetto che, quando riattaccai, ebbi subito la sensazione che c'era in gioco qualcosa di molto importante, una grossa opportunità. Allora, andai su Google e cercai Festival delle Scienze, Associazione Notte con le Stelle e Tommaso Parrinello. Trovai una serie infinita di articoli che mi parlavano di lui come grande uomo di scienza e di grande responsabilità. Seguirono altre telefonate organizzative, Tommaso mi parlò di Carlo Rovelli , delle sue Sette brevi lezioni di fisica, e di come avremmo dovuto impostare questo evento.
Non sapevo ciò che mi aspettava e ciò che poi avrei vissuto.

Adesso vorrei raccontarvi ogni singolo momento registrato nella mia mente durante la settimana dal 4 al 10 agosto, ma non posso, per ovvi motivi di spazio. Vi dirò ciò che posso, cioè che ho visto decine e decine di bambini arrivare, anche da fuori Agrigento, coi loro genitori solo per vedere gli esperimenti scientifici e giocare nei vari stand e centinaia di adulti, tutte le sere alle 21, seguire le conferenze di tanti ospiti importanti nel panorama della scienza, della fisica, della filosofia e dell'innovazione. Il pomeriggio, nello stand dell'Agenzia Spaziale Italiana si poteva guardare il modello Philae della missione Rosetta, spiegata per filo e per segno da Maria Rosaria D'Antonio dell'ASI, e da Alessandra Renieri, dottoranda in Matematica all'Università di Camerino. Poi si passava ai favolosi ragazzi del BIS Italia con i loro modellini di rover marziano e le simulazioni sulla terra battuta della Valle dei Templi e il simulatore di allunaggio. Seguiva lo stand dell'Aeronautica Militare Italiana coi suoi membri resi seriosi dalla divisa ma incredibilmente simpatici e, per finire, lo stand di Fosforo con le sue infinite bolle di sapone e i concertini con tubi pieni d'aria. Durante tutta la settimana, i bambini hanno avuto modo di farsi truccare a tema spaziale da una super make up artist, in realtà studentessa di Architettura, Altea Bruzzi, truccatrice per passione. Una squadra di volontari invidiabile si è occupata di accogliervi e verificare costantemente che tutto si stesse svolgendo serenamente, sono stati grandi!

In verità, adesso, dovrei raccontarvi la parte tecnica dell'evento. Eppure mi riesce solo di raccontarvi l'emozione dell'aver ospitato nella nostra casa più antica, i Templi, un'opportunità così grande e forte, un messaggio così importante per i giovani e giovanissimi, e per chi ci governa: la cultura può ancora salvarci. Ho lavorato con persone che hanno incredibilmente a cuore la loro professione, per questo devo assolutamente ringraziare oltre che Tommaso Parrinello, l'ingegnere Salvatore Aglieri Rinella, la giornalista Simona Davoli, Gianluca Randisi che nelle pause dal suo lavoro a Monaco mi ha dato suggerimenti preziosi su Skype, Alessio Nobile che da Amsterdam è tornato per raccontarci la sua esperienza di giovane siciliano che sta vedendo l'innovazione vera in una grande capitale europea, nella quale vive e lavora, Salvo Pluchino che grazie alle sue competenze mi ha regalato la notte di S.Lorenzo più bella di tutta la mia vita, spiegando al pubblico della serata conclusiva del Festival tutte le costellazioni con un potente puntatore laser che ne segnasse la posizione, e tutti quelli che hanno contribuito alla riuscita di questa meravigliosa convention. Si sa, però, che nel fare i ringraziamenti ci si può scordare sempre di qualcuno, per questo mi scuso anticipatamente. Come potrei però dimenticare lui, l'eroe che è stato nello spazio e nel 2017 ci ritornerà? L'astronauta Paolo Nespoli. 

L'idea di poter stringere la mano, scattare un selfie e perfino mangiare allo stesso tavolo di un astronauta è l'ultima che poteva attraversare la mia mente fino a qualche settimana fa, eppure è successa. E tutto questo è per via di ciò che il mio amico Stephen Salmon del BIS di Londra e sua moglie, la critica cinematografica Rita Di Santo, mi hanno spiegato essere il concetto buddhista dell' ICHINEN. 
In un istante, presente con tutto me stesso, decido di vincere, di convogliare l'intero universo che vive in me verso una determinata direzione. Credere profondamente credere, fino al dodicesimo giorno. Non farsi scoraggiare dalle circostanze esterne, nulla può fermare un essere umano che decide di realizzare qualcosa di grande per il bene comune, curare la fiamma del desiderio, non farla spegnere, questa è l'esperienza che voglio fare ora. E' un salto di qualità della condizione della mia vita, fondamentale per me in questo momento, e poiché il potere del Gohonzon è assoluto, io lo voglio sperimentare tutto questo potere.

Ho ancora molti momenti da raccontarvi, e che meritano d'essere presi singolarmente, dare il giusto spazio alle persone e alle cose che in questa settimana ho vissuto. Per il momento, vi lascio con una storia di grande ottimismo e amicizie nate grazie alla scienza, affetti inaspettati e passioni nuove da coltivare. Riesco ad immaginare un futuro diverso per questo territorio. Oggi comincia la strada per il prossimo Festival. Io ci sono.

lunedì 3 agosto 2015

#focuson Marco Gallo: raccontare la vita per immagini e la Sicilia come luogo del cuore


La voglia di farmi una chiacchierata con lui è partita ieri pomeriggio, quando per la prima volta ho cliccato play su questo video.
E' uno spot che racconta e descrive la zona di Realmonte (AG) e della Scala dei Turchi, con tutta la vita che scorre - sopra e sott'acqua - attraversando scogliere e paesaggi, strade sterrate e teatri all'aperto, cibo e zampilli di vino. Natura, natura apertissima e viva, vigile, testimonianza impetuosa di un'isola che respira coi suoi gabbiani, i velieri, le barche e i sorrisi della gente, che pur affaticata, resiste. La pella d'oca non mi ha lasciata mai nel vederlo, anche per la ventesima volta, così ho scritto a Marco Gallo, ideatore e creatore dello spot su Realmonte, chiedendogli di raccontarmi e raccontarsi. Ho scavato un po' nella sua formazione e nei suoi sogni di giovane siciliano. Questo è ciò che ne è venuto fuori.

Raccontami chi è Marco Gallo, dove si forma e come nasce il suo lavoro.

Sono 26 anni che me lo chiedo ed ogni volta viene fuori qualcosa di nuovo. Penso sia anche bello crescere, cambiare e riconoscere i propri cambiamenti, ma le cose che sono rimaste intatte in questo ventennio è che sono Siciliano, strano e con una scatola piena di sogni, progetti e obbiettivi. Nato e cresciuto ad Agrigento, a 18 anni come tutti prendo la valigia e mi trasferisco a Roma, in quel di Cinecittà. Ho studiato per diventare ed essere un regista e negli anni qualche piccola soddisfazione è arrivata. Ma sono state tante anche le sconfitte, ed è per questo che il MIO lavoro viene svolto da 5 anni e non ho minimamente intenzione di smettere, sono quelle che ti fanno crescere veramente.

Quali sono i lavori che hai realizzato e quali ti hanno dato maggiori soddisfazioni?

Negli ultimi anni mi sono specializzato nella realizzazione di videoclip musicali, la maggior parte indipendenti. Mi hanno permesso di continuare a vivere e crescere a Roma e di sperimentare, di raccontare un cinema diverso da quello dei cortometraggi o film. Nell'ultimo mese ho vinto al festival internazionale online "Short of the month" come miglior videoclip (Mad Shepherd - California con Giulia Michelini) dopo aver vinto anche un premio al Roma videoclip 2014 e al Magna Greciae Film Festival e sono finalista con un altro videoclip (Mattia Caroli & I Fiori del Male - Saturday morning) a Parigi e Matera. Ho raggiunto diverse finali nazionali con il mio primo cortometraggio "Il momento giusto", ricevetti un premio al Festival di Venezia con un videoclip e una volta al Golden Graal premiai il premio oscar Paolo Sorrentino in veste di regista emergente ma...sai qual'è la verità? Che un anno fa realizzai un filmato per i miei migliori amici che si sposavano, una di quelle cose che fanno sempre gli amici ai matrimoni...non so cosa combinai o cosa filmai di strano, di solito ai matrimoni piangono in 4-5 persone...ma qui vidi una trentina di persone in lacrime sposi inclusi!! E allora qual è la vera soddisfazione? Ricevere un premio con 2000 persone che ti accompagnano sul palco con un applauso o vedere le lacrime di emozione e gioia di una trentina di persone? Ed ecco che ritorna la scatola dei sogni.......fai in piccolo Oggi quello che vorresti fare in Grande domani. Sogno n.1: se hai fatto ridere o piangere una persona ieri...e oggi sono tre o trenta....sappi che domani potrebbero essere duecento e poi mille e così via...è come un gioco. Trova la soluzione.

Io sono perfettamente d'accordo con te. Del resto, come chiese Pier Paolo Pasolini: Qual è la vera vittoria, quella che fa battere le mani o battere i cuori? 
Ma adesso parliamo del tuo spot su Realmonte: come vivi i luoghi che hai raccontato? Che tipo di attaccamento hai a questo posto?
Discorso complesso...perchè quando racconto una qualsiasi storia, amo raccontarne anche il luogo. Ci sono alcuni posti a Roma che adoro perchè legati ad un ricordo, per esempio l'isola Tiberina, lì realizzai il mio primo videoclip in assoluto..e con chi? Terence Hill. A 20 anni, figo! E potrei dirne tanti altri, ma in assoluto quello che amo più di tutti è il set di un corto che ho relizzato due anni fa, Un viaggio senza te. Il set era Realmonte. E' lì che passo volutamente le mie vacanze, è lì che ho realizzato non solo un corto ma anche uno spot per gioco...e in meno di una settimana ha raggiunto le 800 condivisioni e migliaia di visualizzazioni e decine di messaggi non solo di cittadini e amici ma anche di funzionari del comune e istituzioni. Un anno fa realizzai un video alla Farm di Favara...ed ogni volta che torno lì vedo come cresce, si evolve, cambia, Migliora. Una Sicilia in evoluzione. Questo, purtroppo, non accade  ad Agrigento (pur essendo agrigentino). La seguo, la osservo sempre, è lì che incontro amici e parenti ma...ahimè, non riesco più ad amarla per tanti motivi. Un giorno la racconterò e non vedo l'ora di farlo...ma non oggi. Sul mio sito www.marcogallo.it ci sono molti dei miei lavori, così come le foto che pubblico su Facebook di ogni set...ed ogni luogo ha una sua storia ed io mi innamoro ogni volta che porto a termine qualcosa che avevo pensato anche solo per sbaglio. Il mio lavoro lo amo perchè non è fatto solo di riprese e montaggi...ma di posti, persone e musica. Con quella ci vivo e prima o poi, conto di morirci. Comunque vada e ovunque andrò, sarà divertente.

Ne sono certa, Marco. In conclusione, ti chiedo di lasciarmi un pensiero sul tuo lavoro e la tua vita.   

Carpe diem. Sempre e per sempre.


Chiudo con questo splendido video che ho trovato sul canale Youtube di Marco, nel quale potrete vedere molti suoi lavori. Vi consiglio di dare un'occhiata al suo sito www.marcogallo.it, ricchissimo di contenuti e backstage, e al suo profilo LinkedIn. Gli auguro un enorme in bocca al lupo e lo ringrazio per le emozioni che ci ha regalato e ci regalerà con il suo lavoro. 

domenica 2 agosto 2015

#notteconlestelle - La zia Rosetta incontra zia Maria: ed è subito Farm

Oggi è un giorno importante.
Oggi è il 2 agosto 2015 e diamo il via al Festival delle Scienze 2015, alle ore 19 al Farm Cultural Park di Favara. Il discorso di apertura sarà tenuto ai Sette Cortili dai rappresentanti dell'Agenzia Spaziale Italiana, venuti in Sicilia proprio in occasione del Festival organizzato dall'associazione Notte con le Stelle. Alla Farm sarà possibile vedere, da oggi fino al 9 agosto, la mostra su Rosetta.


Per parlarvi della mostra utilizzerò le parole di Andrea Bartoli, fondatore di Farm: 

La Zia Rosetta incontra la zia Maria, la zia Rosa , la zia Antonia e la comunità di Farm.
A parte gli scherzi siamo veramente onorati per questa prestigiosa collaborazione con il Festival delle Scienze e l'Agenzia Spaziale Italiana.
Sogno una stella che faccia diventare l'Italia un paese al quale volere bene e non del quale vergognarsi o avere paura.

Ha espresso, dunque, anche il suo sogno per la notte di San Lorenzo - comunemente nota come quella delle stelle cadenti -  motivo per il quale abbiamo deciso di raccogliere tutti i vostri sogni e i desideri e di consegnarli alle stelle durante la serata conclusiva del Festival delle Scienze, che si svolgerà proprio il 10 agosto, a partire dalle 21 al Tempio di Giunone. I sogni più belli saranno letti da un'attrice, una donna giovane e dall'anima gentile, Graziana Lo Brutto, già attiva presso lo Stabile di Catania e autrice di pièce teatrali brillanti.
Intanto, oggi, con la spiegazione della mostra su Rosetta, inauguriamo l'edizione 2015 di un Festival che non è solo scienza, ma anche filosofia, storia e letteratura.
La mostra dedicata a Rosetta è un percorso espositivo di 25 pannelli e modelli (Philae, Rosetta e GIADA) che racconta la straordinaria missione e approfondisce in particolare gli strumenti di tecnologia italiana quali OSIRIS, VIRTIS e GIADA. Attraverso i pannelli viene descritto il lungo viaggio di Rosetta  verso la cometa iniziato nel 2004, ma ideato almeno 10 anni prima, con l'obiettivo di riuscire a decifrare i misteri delle comete e della formazione del Sistema Solare, proprio come la Stele di Rosetta ci ha permesso di fare con i geroglifici.
I pannelli mostrano il lungo viaggio necessario per raggiungere ed entrare in orbita alla cometa 67P Churyumov-Gerasimenko, sfruttando 3 fionde gravitazionali della Terra ed una di Marte ed osservando i due asteroidi Steins e Lutetia.
Oltre ai pannelli dedicati alla missione Rosetta sono presenti anche pannelli raffiguranti le comete più importanti sia dal punto di vista storico, come la Halley grazie alla quale è stato possibile verificare la gravitazione di Newton, sia per quanto riguarda il loro impatto emotivo e visivo verso il grande pubblico, come la Hale-Bopp e la McNaught.
Su Rosetta sono presenti tre importanti strumenti italiani: OSIRIS,  ovvero l'occhio di Rosetta essendo la camera che acquisisce le immagini nel visibile permettendoci così di analizzare in dettaglio la cometa,  VIRTIS che riesce a catturare immagini anche a lunghezze d'onda non percepite dall'occhio umano, come nel caso dell'infrarosso, fondamentali per comprendere le caratteristiche del nucleo e della chioma della cometa e GIADA che è invece uno strumento dedicato alla raccolta di particelle di polvere presenti nella chioma, delle quali riesce a misurare dimensioni, velocità e momento così da fornire importanti informazioni riguardanti la scia rilasciata dalla cometa.
 La mostra dedicata a Rosetta è un percorso espositivo di 25 pannelli e modelli (Philae, Rosetta e GIADA) che racconta la straordinaria missione e approfondisce in particolare gli strumenti di tecnologia italiana quali OSIRIS, VIRTIS e GIADA. Attraverso i pannelli viene descritto il lungo viaggio di Rosetta  verso la cometa iniziato nel 2004, ma ideato almeno 10 anni prima, con l'obiettivo di riuscire a decifrare i misteri delle comete e della formazione del Sistema Solare, proprio come la Stele di Rosetta ci ha permesso di fare con i geroglifici.
I pannelli mostrano il lungo viaggio necessario per raggiungere ed entrare in orbita alla cometa 67P Churyumov-Gerasimenko, sfruttando 3 fionde gravitazionali della Terra ed una di Marte ed osservando i due asteroidi Steins e Lutetia.
Oltre ai pannelli dedicati alla missione Rosetta sono presenti anche pannelli raffiguranti le comete più importanti sia dal punto di vista storico, come la Halley grazie alla quale è stato possibile verificare la gravitazione di Newton, sia per quanto riguarda il loro impatto emotivo e visivo verso il grande pubblico, come la Hale-Bopp e la McNaught.
Su Rosetta sono presenti tre importanti strumenti italiani: OSIRIS,  ovvero l'occhio di Rosetta essendo la camera che acquisisce le immagini nel visibile permettendoci così di analizzare in dettaglio la cometa,  VIRTIS che riesce a catturare immagini anche a lunghezze d'onda non percepite dall'occhio umano, come nel caso dell'infrarosso, fondamentali per comprendere le caratteristiche del nucleo e della chioma della cometa e GIADA che è invece uno strumento dedicato alla raccolta di particelle di polvere presenti nella chioma, delle quali riesce a misurare dimensioni, velocità e momento così da fornire importanti informazioni riguardanti la scia rilasciata dalla cometa.