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martedì 2 settembre 2014

Settembre, Gabbara e un amore così.

Per quanto mi appaia banale ed esagerata tutta questa celebrazione dell'arrivo del mese di Settembre, devo ammettere che è innegabile la necessità di risvegliarsi dal torpore delle vacanze - precisamente non so quali - per lasciare spazio alle rogne della vita.

Le rogne della vita sono quelle cose che rimandiamo, rimandiamo inesorabilmente, finché cessano d'essere definite impegni futuri attuabili con tutta calma, per divenire scadenze, ovvero cose la cui imminenza causa angoscia e desolazione.
Nella mia personale chart rognosa c'è la tassa d'iscrizione all'università - un'altra volta, sì - che ormai è un must settembrino da anni ed anni e quando non la pagherò più potrebbe persino mancarmi, l'esame di linguistica generale, rogna regina del mio percorso di studi, e la bilancia post-vacanze, sulla quale non mi dilungo per risparmiarvi una sciorinata di sensi di colpa che neanche Ali Agca dopo aver sparato a Giovanni Paolo II.

Voi lo sapete cosa vuol dire avere una suocera e, collateralmente, un fidanzato che in confronto Carlo Cracco spalma alici sulle patatine? Ve lo dico io.
Vuol dire fare dieta dal lunedì al venerdì, con tanto di allenamenti sudoripari che dovrebbero dare un effetto sodo alle mie mollezze e puntualmente non lo fanno, e poi puff, quando arrivano il sabato e la domenica è un trionfo di cucina marinara, e fritti e paste e spadellate, e un ego decisamente temprato dalle rinunce di una settimana si smonta come schiuma di latte su un cappuccino ormai freddo, cedendo alle avances di una tavola tanto goduriosa quanto peccaminosa e distruttiva della silhouette donna che mai avrò.

Dunque, mi dispiace panarmi in questo montarozzo di clichè grattugiati sul primo o il secondo di Settembre, ma anch'io ho ceduto alla lista di buoni propositi - mai e poi mai attuati. Con alcuni, ad esempio, ho fatto un compromesso sostanzioso, tipo con quello tanto diffuso e abusato della palestra: lo so e l'ho sempre saputo che la palestra non fa per me. Avrei dovuto ammetterlo a me stessa anche quella volta, dieci anni fa, che per incentivare la mia psiche di bradipo ad una certa coerenza nell'attività fisica, pagai tre mesi anticipati in una palestra di Favara, nei locali della quale mi presentai una volta e mezzo (la mezza volta perchè avevo dimenticato una felpa ed ero tornata a prenderla); un centinaio di euro lanciato dal balcone, coi quali avrei potuto fare tante cose, neanche troppissime, ma qualcuna sì. Tipo pagare la prima rata di una liposuzione.
E' stato così, con l'amara consapevolezza di non averne voglia, che ho dato vita al compromesso: se Valentina non va in palestra, è la palestra che va da Valentina. Adesso ho uno stepper, pesi per bicipiti e blablabla, che uso quotidianamente in gran coscienza. Pace fatta, dunque.
Mi piacerebbe trovare una soluzione così piena di convinto pragmatismo anche per gli esami, ma aspetto l'illuminazione.

Comunque per iniziare bene il mio settembre io ho fatto un gita nei boschi con mamma e papà. Non lo facevamo da quando avevo otto anni che si andava tutti insieme a fare le grigliate nei rifugi fra gli alberi di Cammarata. Stavolta l'aria fresca del Gabbara di San Cataldo ci ha abbracciati forte, ed è stato stimolante oltre che divertente.
Abbiamo ricevuto l'invito da parte di Amalia e Fabrizio di Doup San Cataldo, due degli organizzatori del Campfest Gabbara - musica, grigliate e dibattiti culturali - e domenica siamo saliti in macchina alla volta delle fresche frasche nissene, insieme ai nostri amici di Farm Cultural Park, Fun e tanti altri, per parlare di innovazione sociale, cultura, impresa siciliana e resistenza. Ovviamente al nostro seguito tutti i Papalove che, per la cronaca, si moltiplicano a vista d'occhio con le tecniche e i colori più disparati. Mio padre continua a stupirmi, credevo che dopo avergli visto creare gioielli per la prima volta in vita sua a 58 anni niente più potesse stupirmi, e invece la meticolosità con cui studia giorno e notte i vari stili e le tendenze mi fa pensare a quei ventenni che si credono stanchi e senza possibilità: svegliatevi, imparate a fare altro, reinventatevi ed uscite da quel futuro sottovuoto che l'istruzione o il preconcetto vi hanno spesso fornito. Non fermatevi mai, studiate e date valore alle vostre attitudini, non state a sentire nessuno, sentitevi voi di far quello che vi pare.
Eravamo proprio tanti al Gabbara, e i panini con la salsiccia e la cipolla con annesso rutto più o meno libero, secondo quanto consentito dalla femminilità, hanno fatto la differenza. Moviti Farm-o è stato un momento di scambio, focus e racconti siciliani, che - al tramonto di un sole rossissimo che moriva dietro le foglie alte del boschetto - ha confermato la mia voglia di provarci ancora, di non lasciarla ancora per un po', la mia terra.
Anche se va male, anche se le bollette non le pagherò mai facendo la giornalista, ma ancora un po' di forza e fiducia voglio tirarla fuori da questo dedalo di confusioni e risorse mancanti.

Non mi sento un'inguaribile nostalgica che mai e poi mai lascerebbe i suoi luoghi per testardaggine, lo so, lo so bene che lontano da qui sarebbe un pelino più semplice, ma so anche bene che di tutto il tempo vissuto qui, questo mi pare il migliore per seminare insieme a chi vuole crederci come me, come papà. E' rischioso, ma nessuna grande storia d'amore s'è fatta ricordare per la sua semplicità.

2 commenti:

  1. Leggo tutto questo papello e penso di essere contenta ed orgogliosa di aver preso parte a questo piccolo progetto, piccolo per ora sì, ma con un amore immenso. <3

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