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martedì 29 settembre 2015

Una domenica al FISH&CO.: come trionfa a Licata il cibo di strada


Io, a Licata, non c'ero stata mai.
E lo dico con un misto di rammarico e imbarazzo. Lo stesso che provavo da piccola, quando le amichette della scuola andavano spesso ad Agrigento a scuola di danza o a trovare i cugini, e io dicevo che ad Agrigento andavo solo una volta ogni due mesi, a comprare stronzate per la casa alla Standa e le caramelle per papà alla Torrefazione. Perchè non avevo cugini da andare a trovare, scuole di danza in cui danzare e non c'era motivo di andare spesso ad Agrigento, era bello a Favara, con le mie nonne favarofone, e gli zii una traversa dopo, e i panini prosciutto e provolina della bottega in via Olanda. A Favara c'era tutto, e lo pensavo allora - negli anni novanta - che la cosa più innovativa che avevamo era una sala giochi di 100 mq, figuriamoci ora.

A Licata non c'ero stata mai, e quando sono stata invitata al FISH&CO. ho provato il senso di riscatto uguale a quando papà aveva voglia di regalare la tredicesima alla mamma per candele e piatti centro tavola decorati a mano, e finalmente si usciva da Favara. Domenica ho abbandonato il nido per un pomeriggio e mi sono diretta alla scoperta di un paese fratello. Il FISH&CO. è un festival di street food ('u mangiari di strada) organizzato dagli abitanti di Licata, in particolare i membri di Yes News. Ho conosciuto una di loro durante il primo raduno di Urban Farmer a Favara, Manila Persoglia, ed un mese dopo circa sono corsa a quest'evento che, devo ammettere, è riuscitissimo.

Cosa ho fatto al FISH&CO.?

In primis, ho mangiato (e te pareva) e poi ho lavorato con i ragazzi di Ginger People&Food e Salmoriglio perchè, come avrete notato dalla mia pagina Facebook (Semilascinonvale Blog) mi diverto a raccontarvi i loro piatti e le avventure dentro le loro cucine. Lo so, lo so, molti di voi mi dicono che la salivazione è eccessiva ad ogni foto, ma se non vi facessi venire l'acquolina, che ci starei a fare? I primi hanno proposto dei Nem di ripieni di verdure, tipico piatto della cucina africana, i secondi le siculissime sarde alla beccafico, entrambi nel coppo di carta arrotolato, icona del mangiare veloce e di strada, possibilmente fritto.
Moltissimi gli stand presenti, e decine di diverse proposte culinarie, tutto rigorosamente immerso nell'olio bollente e dorato ad arte: pizza fritta, polpettine, fish and chips (con la paranza e la triglia, mica americanate), paninetti col tonno e le acciughe, fiumi di birra e perfino un corner Aperol Spritz. Una goduria bella e buona, servita sul piatto bellissimo di una piazza siciliana al tramonto, con la luna piena sempre più grande e chiara col passare delle ore, e centinaia di persone che s'affollavano davanti alle baracche profumate dei vari chef e cucinieri di gran talento.

Le sarde alla beccafico di Salmoriglio sono letteralmente volate via nell'arco di un'ora. L'impasto con pecorino, pomodoro, uva passa e pinoli, è stato particolarmente gradito dai visitatori del FISH&CO. che riempivano lo stesso coppo in cui erano state loro servite, più e più volte. Lo stesso valga per i deliziosi involtini ripieni di verdure miste e speziate, di Ginger People & Food. Un vero successo!
L'intera convention ha trasformato un borgo, un angolo di provincia molto simile a quello in cui vivo, in un centro affollato - ma ben organizzato - e allegro, vivo, oltre che, naturalmente, profumatissimo. Gli odori del FISH&CO. sono quelli che solo un siciliano sa riconoscere: la passione per il cibo, il sudore, il sacrificio e il coraggio di provarci ancora.

Mi complimento ancora una volta con Manila e tutto lo staff di YES NEWS, senza dimenticare il mio amico dj instancabile Alessio Millevoi. Mi candido ad aiutarvi il prossimo anno per la terza edizione, pagamento in calamari fritti. Grazie.





lunedì 21 settembre 2015

Al mio amico, il signor G.

Sarei dovuta ripartire oggi a riempire questa pagina bianca con qualcosa di nuovo, una bella notizia, un sorriso. Purtroppo non è così. E' un giorno triste, ma forse triste è poco. E' un giorno doloroso.
Così, per renderlo vagamente più sopportabile, scrivo. Scriverò di te, per averti con me ancora.

Quando un amico va via, dove non posso più riprenderlo, mi assillo per giorni, settimane, mesi che diventano anni, cercando di capire perchè il Capo - così mi capita di chiamare Dio, perchè lui comanda - abbia scelto proprio lui. E negli ultimi anni l'ho fatto spesso, chiedendogli in allegato la pazienza e la serenità per sopportare che la morte fa parte della vita stessa e, in fondo, chi se ne va, resta sempre con noi. Nei nostri cuori, come recita la formula più abusata del mondo.
Non è così. E' un assunto che, credo a causa dei miei pochi ventisei anni, non ho ancora maturato.
I miei amici andati via, è fuor d'ogni dubbio che nel mio cuore rimangano, ma io non posso far pace col pensiero di essere convinta di vederli in una macchina ferma al semaforo, agli scaffali di un supermercato, per strada, in un bar, e dovermi dire: no, ti sei sbagliata, non può essere lui. E' solo uno che gli somiglia. L'idea di non poter cercare il loro numero di cellulare sulla rubrica del telefono, e inviare loro un ciao, come stai? E' da tempo che non ti vedo. Di dover rinunciare alla loro presenza per sempre.
Niente.

La prima volta che ho visto Gabriele, la prima volta che gli ho parlato in realtà, eravamo alla Farm. Una notte di Capodanno, di festa, di brindisi e per noi anche di lavoro. Un lavoro divertente che faceva con eleganza, educazione, rispetto e quel sorriso, così forte e bello che lo precedeva, sua anticipazione, suo prolungamento, suo per sempre. Disegnato ad arte, mai spento. Incontrarlo era una profusione d'abbracci, baci, amore mio dobbiamo vederci più spesso, non sussurrati, urlati di gioia nel vedere l'amico fraterno e la sua fidanzata, cioè io.

Sono venti giorni che corro in lungo e in largo per il web, alla ricerca delle sue parole per me, delle promesse di metter su qualcosa di bello insieme, le nostre mail, gli auguri di compleanno, le parole sempre fedeli, totali, vere. La bellezza di un uomo che non troverà mai simili, paragonabili, su questa terra, che oggi non posso che definire maledetta. E benedetta, ad un tempo solo, per l'opportunità che ho avuto di condividere tempo, amore, idee con Gabriele. Il signor G, che migliaia di volte ho detto, sentito, chiamato, e che meglio di tutto incarna il suo essere infinitamente signore.

Sto fissando da venti minuti la serie di cifre collegata al suo nome, pensando di pigiare il tasto verde tondo. Finisco nel thread di messaggi. Non mi perdono i caffè non presi, gli incontri rinviati, per questa fretta di meschina che abbiamo di fare, produrre, lavorare, chiuderci nel nostro guscio di ci vedremo, oggi non posso, come molluschi asociali che preferiscono la sola voce al contatto delle mani e del corpo, degli abbracci. Come vorrei abbracciarti, amico mio. Facciamo dieci, cento, mille interviste, raccontarmi cosa vuoi fare nel futuro, rifammi quel Mojito e parliamo di innovazione, innoviamo, ti prego cambiamo tutto, riportiamo indietro il tempo e abbracciamoci più forte.

Ho sempre pensato che le parole fossero una grande vittoria, una bella terapia, un'efficace chiave per la felicità. Oggi le parole, le mie, mi appaiono come un grande fallimento, perchè hanno il limite di non poter essere usate per riscrivere una storia che non doveva finire così. All'inizio di questo post pensavo che avrei vomitato un chilo di rabbia verso quelle persone che fanno soldi con una paginetta di notizie mediocri, che non mi sento di definire giornalisti. In queste settimane non siete stati neppure capaci di scrivere correttamente il suo nome, di starvene al vostro posto, in religioso rispetto. Avete fatto come fate sempre: avete masturbato il vostro ego coi numeri, credo per smussare i picchi di frustrazione causati dalla mancanza di talento che vi accompagna dalla nascita. Avete incrementato il merchandising dei vostri strafalcioni di dubbio gusto e spessore, con una vita che c'era e non c'era, e che avete ridotto ad un click, ad un titolo, ad una frase banale, un luogo comune. Ma il mio amico non c'è più, e di occuparmi di voi adesso non ho le energie e neppure la voglia, ma qualcuno di voi sa bene come sono fatta, prima o poi non vi manderò a dire nulla, vi dirò ciò che meritate e che Gabriele, da signore qual era ed è, mi direbbe di non dire.

Buon viaggio fratello mio, ti amiamo e da oggi lavoreremo più forte anche per te. Sei la meraviglia.

sabato 5 settembre 2015

I giovedì coi cous cous di Mareme - Ginger goes to San Vito

Bene, oggi è sabato e vi racconto la seconda settimana di attesa del Cous Cous Fest di San Vito Lo Capo. Come vi avevo raccontato, Mareme Cisse, la super cuoca di Ginger People&Food parteciperà alla celebre competizione culinaria, rappresentando il Senegal, sua patria natìa.

Cos'è il Cous Cous Fest?Il Cous Cous Fest è il Festival Internazionale dell’Integrazione Culturale, un importante appuntamento che si rinnova da diciotto anni. Una festa di sapori e civiltà che celebra il cous cous come piatto della pace, comune a tantissime culture, capace di fare incontrare a San Vito Lo Capo, nella Sicilia nord occidentale, dieci paesi diversi all’insegna dell’integrazione e dello scambio. A partire dal 24 settembre, avrà inizio il  Cous Cous World Championship, che decreterà l'eccellenza nella produzione di uno dei piatti più esportati e rivisitati del mondo.

A Favara, si ha l'opportunità di assaggiare in anteprima i piatti a base di cous cous che Mareme presenterà al campionato mondiale di San Vito Lo Capo, ogni giovedì da Ginger People&Food, profumatissima perla di cucina africana incastonata all'interno del celebre Farm Cultural Park.
Lo staff di cuochi di Ginger, ogni giovedì propone un menù nuovo, composto da antipasto, piatto principale di cous cous, dessert e bevande. Le cene prevedono un massimo di 25 persone e solamente su prenotazione, la quale può effettuarsi chiamando il numero 380 6434607.

I menù di cous cous del giovedì possono degustarsi nella rilassante terrazza della Cooperativa Sociale Al Kharub, con un piacevole musica in diffusione e illuminazione calda e familiare. Per saperne di più e prenotare il vostro posto, basta seguire la pagina Facebook di Ginger People&Food e l'immancabile profilo Instagram @ginger_favara.

venerdì 4 settembre 2015

#focuson Calogero Castellana, un favarese al TrendVision Wella

Calogero è il mio parrucchiere, anzi  il mio hair-stylist,
L'ho conosciuto un po' d'anni fa. Lavoravo per una tv locale e decisi di fargli un'intervista su una mostra d'arte che ospitava dentro il suo salone. Il giorno dopo mi tagliò i capelli, e via, amici per sempre.

Calogero Castellana, in arte Cast, è un giovane parrucchiere di Favara che, seguendo le orme della madre Mimì - da cui deriva il nome della loro attività Mimì Hair Fashion - ha impugnato forbici e pennelli a soli quattordici anni. Dopo qualche piega e colore e chiacchierata con lui, mi propose di dargli una mano in salone, con la comunicazione e le tisane drenanti per le signore. Io accettai e ci rimasi per otto mesi, durante i quali sbagliai puntualmente il suo caffè tutte le mattine, cambiai sette volte colore prestando la mia (ex) lunga chioma alle nuove tecniche, tagliai frangia, arrivai al carrè, al biondo sfumato, e poi ricoprii tutto con una sola tonalità di castano scuro. Adesso scomparsa pure quella.

Ogni mattina, si andava a prendere i cornetti o i biscotti mandorla e pistacchio di Oreste e si faceva colazione tutti insieme nello stanzino pieno di creme e tubetti di colori e maschere ristrutturanti. C'era sempre profumo di balsamo alla cheratina e ceretta allo zucchero a velo. Non ho mai visto nessuno lavorare con la stessa passione di Calogero, in questo settore. Molte volte lo trovavo la sera tardi ancora in salone, da solo, con  le luci accese alle dieci di sera. Con la porta d'ingresso aperta e qualche disco electro o techno in diffusione (questa musica lo concentra, dice). Allora, senza neanche bussare, entravo e lo trovavo in compagnia di due o tre testine di donna, castane o bionde, ma tutte rigorosamente coi capelli lunghi, pronte per essere intrecciate, stirate, annodate o munite di extension. Mi preparo per il TrendVision, entra e siediti che ti faccio vedere. Così ci facevamo un paio di birre e parlavamo dei suoi colleghi, delle clienti, dei miei esami e dei suoi progetti per il futuro.

Ricordami che devo chiamare Rocco! Ricordami che devo chiamare Greta! Ricordami che devo inviare tutto entro oggi!,
era questo il mantra di tutte le mattine, nei mesi precedenti alle ultime selezioni del TrendVision, celebre competizione ideata dalla big Wella che premia talenti dell'hairstyling da tutto il mondo. e che ha visto la Sicilia trionfare nel 2013 con Giorgio Parrivecchio, giovane promessa palermitana che ha portato il salone GP PARRUCCHIERI ad essere un punto di riferimento dell'innovazione e dell'imprenditoria giovane isolana.
Calogero si è più volte piazzato fra i finalisti della competizione, e negli anni questo ha segnato una crescita professionale ed emozionale non indifferente. L'ho visto affinare le sue tecniche e trovare il punto di congiunzione che ogni creativo dovrebbe avere: l'anello che unisce l'idea alla forma, l'immaginazione alla creazione materiale, che sia una scultura o un'acconciatura. Il risultato artistico è lo stesso. Quest'anno è di nuovo in corsa per l'ambito primo posto dello showcase dell'hairdressing più rilevante nel panorama internazionale, e anche stavolta sono certa che la sua determinazione lo porterà ad ottenere un ottimo risultato, spero il migliore, il più alto.
Sin dagli inizi della mia carriera lavorativa ho avuto sempre una gran voglia di confrontarmi, di viaggiare e conoscere gente nuova cercando di condividere il più possibile le mie esperienze e metterle in discussione; ho sempre cercato di rivoluzionare il mio concetto di lavoro, attraverso l'approfondimento anche di altri lavori, cercando nuovi stimoli, nuovi risultati. Sono sempre stato affascinato dalla competizione... Vedere questa carica tra i vari concorrenti, tutti impegnati nel proprio lavoro, cercando di perfezionarsi sempre di più affinché ci si guadagni la posizione migliore... Tutto ciò mi fa impazzire! Oggi ho anch'io la fortuna di poter essere uno di loro... Un concorrente del TRENDVISION! (Calogero Castellana)