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mercoledì 6 novembre 2013

Un mazzo di rose. Rosse, grazie.

Mi sono svegliata con la sensazione di aver qualcosa da scrivere. Ma non capivo precisamente cosa.
E così finalmente, dopo pranzo, è arrivata. Luce fu fatta, grazie ad una conversazione col mio uomo. Quindi è chiaro che oggi, per la prima volta, si parla di uomini.
Non avrei mai pensato che in questo blog prima o poi saremmo finiti a parlare di questo, ma ci siamo finiti e questo è quanto.

Sono settimane che analizzo, con ore ed ore di caffè prolungati ad aperitivi, i rapporti sentimentali delle mie amiche, delle mie conoscenti e anche un po' il mio, e si è giunte - tutte magicamente insieme - alla conclusione che: le donne bastarde tirano di più.
Ed è vero, è vero. L'uomo alfa ha la necessità naturale, fisiologica e congenita, d'essere trattato male per poter rispondere positivamente ad un qualsiasi impulso positivo femminile. Generalmente è considerato che il cervello degli uomini ragiona in maniera del tutto invidiabile, ovvero linearmente: sì corrisponde a sì, no corrisponde a no, ci sentiamo dopo corrisponde a ci sentiamo dopo. Fine dei giochi.
E no, non ho scoperto l'acqua calda, perchè per me - ad esempio - che gli uomini li sto conoscendo adesso, è tutto nuovo nuovo.
Una delle cose che ho capito è che le cose le devi pretendere, ti devi imporre, devi essere proprio fiera col pettaccio di fuori. E se non gli sta bene quello che vuoi e desideri e ordini, ciao. Io, e questa è la cifra personale di quanto appena detto, c'è una cosa che ho sempre pensato di voler pretendere e non ho mai preteso: un mazzo di rose. Rosse. Belle grosse, aperte, profumate. Senza minchiate, del tipo brillantini, spray glitterato, veli colorati e fiorellini in aggiunta, soltanto un gran mazzo di rose rosse che mi viene recapitato a casa dal papà di Carla, con un biglietto possibilmente firmato. La verità è che non l'ho mai preteso, anzi ho sempre fatto la superiore a riguardo: i fiori? perfavore, che regalo inutile. E adesso, all'improvviso invece mi sembrano un regalo intelligente e anche parecchio romantico. Dev'essere successo qualcosa, nel frattempo, e probabilmente è anche comprensibile cosa, ma la situazione s'è ribaltata.

Quando faccio riflessioni di questo tipo, è inevitabile che mi torni in testa Teorema di Marco Ferradini. Pezzo unico - anche nella produzione del cantautore, a quanto pare - che ci scartavetra la minchia per svariati minuti, raccontandoci l'esperienza tripla sull'amore che non si capisce se narrata da uno stesso uomo con polipersonalità o da tre uomini differenti. Insomma, c'è questo interrogativo pendente, questa spada di Damocle sul come una donna va trattata, e in sostanza può riassumersi nelle seguenti equazioni: se la tratti male ti manda affanculo, se la tratti bene non ti s'incula, se cerchi di bilanciare la situazione con bastone e carota (che a pensarci vanno bene tutte e due, uguale) allora fila tutto liscio.
Magari. Magari i rapporti fossero così semplici, facili, immediati, schematici. Io non ci riesco, non sono mai stata brava con la matematica, e sono pronta ad ammettere un deficit d'attenzione su certe cose, non indifferente. La verità è che gli uomini funzionano come le macchine, bisogna saperli guidare.
Se t'hanno rimandato tre volte all'esame della patente, fatti qualche domanda. A me, stavano per bocciarmi perchè non mi sono fermata ad uno che sia uno stop, e questo avrebbe dovuto dirla lunga anche sui miei futuri risvolti amorosi.

Non lo so, forse - come ho letto da qualche parte tempo fa, non me ne abbiate se non mi vado a cercare la citazione - le donne e gli uomini sono le persone meno indicate ad innamorarsi tra di loro. Purtroppo, questo, inesorabilmente, catastroficamente succede. E quando succede a me è un delirio, è una fagiolata prima di un appuntamento, è un'acqua tonica prima di un discorso pubblico, è una cosa che quando succede non so dove mettere le mani, dove iniziare, dove finire e mi sento tanto come uno di quei tre uomini di Teorema, oppure tutti e tre, e sono sicura che nessuno di loro stesse parlando di una donna semplice. Sono sicura che tutti e tre, nelle varie ipotesi delle loro tecniche da sfigati, stessero parlando di una di quelle donne giuste, gagliarde, che hanno le palle per pretendere tempo attenzioni e mazzi di rose. E che a me, da uomo, non m'attizzerebbero poi così tanto. Uomini, ma che volete, che vi schiaccio il naso con un tacco dodici?
Neppure ci so camminare.

Oggi mi sono svegliata che volevo scrivere qualcosa, e avrei dovuto trovare un mazzo di rose rosse.
Cazzo.

1 commento:

  1. Massimo Troisi aveva forse ragione a sostenere che uomini e donne fossero le persone meno indicate a innamorarsi tra di loro, e io in parte concordo, ma non riusciamo a fare a meno degli uomini e delle loro distrazioni e delle loro scuse e dei loro "non ho sentito il cellulare" e dei loro abbracci e dei loro sorrisi che riscattano tutto il resto.
    Vale, sei mitica! <3

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