E tu sei il numero:

lunedì 4 novembre 2013

Mamma, c'è l'amica tua.

Una delle cose belle di Favara, come di tutti i buchi di culo d'Italia, sono le amiche delle madri.
Quelle che di solito ti piombano in casa intorno alle undici del mattino, orario morto, nel quale hanno già accompagnato i figli a scuola da un bel pezzo, hanno fatto la spesa e non hanno nulla da fare fino a mezzogiorno, ora X nella quale si corre a casa a preparare il pranzo per il marito e i suddetti figli, di ritorno dalle loro dure mattinate e affamati come le belve.
Di certo si tratta di casalinghe, perchè le mamme che lavorano non hanno il tempo di fare il giro delle case altrui a prendere caffè, e l'unico giorno libero che hanno lo dedicano alle pulizie della loro casa, che definiscono sempre un gran porcile. E in effetti, di solito, lo è per davvero.

Le madri casalinghe, invece, hanno molto tempo per pulire casa, rifare i letti, stirare e lavare e stendere e stressarsi. Ecco perchè lo fanno di continuo, e in maniera ossessivo-compulsiva, lamentando sempre una sporcizia congenita e una famiglia troppo disordinata. Così un bel giorno, a forza di passare folletti e spruzzare Vetril, impazziscono. Impazziscono e devono uscire di casa, scappare, e correre a raccontare il loro esaurimento ad altre amiche - anche loro sull'orlo del mollo tutto - e sfogarsi.
A casa mia delle volte capita che stazionino per qualche ora.
Nelle giornate fortunate me le scanso, perchè sono fuori o sto ancora dormendo, e posso sapere del loro passaggio in casa solo dalla testimonianza di qualche tazzina macchiata di rossetto sul bordo, ancora sul tavolo - e quindi m'è andata di culo, perchè le ho scansate per poco - o nel lavandino, a lavare.

Mia madre è una casalinga.
E quando le dico: se tu lavorassi, non avresti questa mania per la casa. Lei fa appello al Sindacato delle Casalinghe Unite, che non ha una sede ma è un tacito patto comune che hanno fatto tra di loro, portando alta la filosofia del: noi casalinghe lavoriamo il doppio di quelle che lavorano in ufficio, solo che a noi non ci paga nessuno. 
Ragionamento del tutto discutibile e facile da smontare con una semplice argomentazione su come le donne che lavorano non abbiano tutte la donna delle pulizie o la babysitter, e quindi risulta anche naturale che finito il loro lavoro dietro una scrivania o in qualsiasi altro posto, poi tornino a casa a fare le stesse identiche cose, cioè dedicarsi alla cura della casa e della famiglia, solo in uno spazio di tempo più concentrato.
Loro non vogliono saperne e difendono la loro causa a spada tratta, simulando delle arringhe da tribunale che neppure nelle migliori puntate di Law and Order.

Comunque, le amiche di mia madre, quando non ho culo e mi beccano, sciorinando il loro copione di domande tipico, trito, ritrito, cotto a fuoco lento, immangiabile:
- sei fidanzata?
- quando ti laurei?
intervallato da qualche affermazione del tipo:
- mia figlia ora si sposa, a Giugno (si sposano tutte a Giugno poi, oh)
- che lavoro fa il tuo fidanzato?
- e tu dopo che vuoi fare?

e via discorrendo, ripercorrere tutto il Pantheon del Fastidio che a ogni donna tra i venti e i trent'anni, senz'alcuna sicurezza personale ed esistenziale, è ben noto.
Il segreto è rispondere con delle bugie e fingere entusiasmo, sorridere molto. Perchè l'evitare o sviare una domanda apre l'avvio ad una serie di altri infiniti fastidi, che scendono nel dettaglio, cercando di snocciolare la natura del visibile disagio che alberga nei nostri: ehm, mah, boh.
Senza contare poi i commenti su eventuali chili di troppo o perdite di peso: non vai bene mai. Ma loro non te lo faranno pesare sul serio perchè accompagneranno il commento con un sorrisetto come per dire: dai, sei bella uguale.

Invece no, signora. Mi hai appena fatto sentire una merda e ti odio.
Ma questo sentimento si esaurirà nell'arco di un secondo, perchè io sono buona e voglio bene a tutti.
Il supplizio si concluderà quando lei, guardando l'orologio, si accorgerà ch'è tardi e che deve scappare a comprare il pane - finalmente - ringrazierà per il caffè e imboccherà la via dell'uscita, lasciando dietro di se una nube tossica di nicotina e tabagismo incallito nebulizzato.

Le conclusioni che mi lasciano i loro passaggi in casa mia sono i seguenti:
- gli uomini vanno odiati, sempre e comunque. Anche se da fidanzati sembrano perfetti, arriverà un momento della vostra vita insieme da sposati, che faranno schifo e si comporteranno come dei perfetti porci senza rispetto, che insozzano casa e non vi si cagano di striscio;
- non importa quale sia il tuo problema reale, il Lexotan risolve tutto;
- l'eleganza è una borsa di Alviero Martini, anche tarocca;
- le calze color carne non sono un insulto a nessuno, specie se in tonalità champagne. Sicuramente meglio del nero, che una sembra vedova allegra;
-
se non sai cosa cucinare a pranzo, scongela il sugo che hai fatto a luglio;
- una figlia che sa stirare le camicie non è una figlia, è un gioiello.

E qui termino.

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