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sabato 29 settembre 2018

Se sei mamma, scordati di fare la cacca.

Nel Manuale delle Piccole Mamme che tutti si premurano di stilare per te quando sei in dolce attesa, nessuno inserisce mai le regole del quotidiano. Quelle cose piccole ma importanti, che richiedono più di qualche minuto durante la giornata.
Quando nasce un bambino la routine della sua mamma viene completamente annientata. Un bombardamento di rigurgiti e coliche, sopra una città emozionale devastata. Ridotta in macerie, l'intimità di una donna lotta per ripristinarsi, aggrappandosi alle pause tra una poppata e l'altra, in cui ci si guarda allo specchio e si scoprono peli sul mento e capelli crespi, puliti ma privi di piega da settimane.Due sono i momenti della mia daily routine che l'arrivo di bomba-Antonio ha scardinato: la colazione (che comprende anche la regolare fisiologia dell'intestino e la doccia), e l'attimo social/lettura prima di dormire la sera. Antonio è uno di quei bambini furbi che crolla in braccio alla mamma, e che quando viene riposto nella culla attiva una sirena che, a nostro beneficio, potremmo anche affittare alle forze dell'ordine se la loro va fuori uso.

In questi giorni penso spesso a Chiara Ferragni e a suo figlio Leone, il bambino più sorridente e fotogenico dell'intero internet. Mi sono a lungo chiesta come facesse l'imprenditrice digitale più blonde e più salad del globo, ad essere sempre così rilassata e curata. Oltre naturalmente ad aver un team di truccoparrucco al seguito perenne, dico: ma questo bimbo una colica non ce l'ha? La ciclicità della poppata ogni tre ore, a te è sfuggita? Senti mai le ascelle che olezzano di cipolla fritta perché non hai avuto il tempo di lavartele per più di dodici ore? La risposta è no, perché lei ha la tata: io qualche volta gliela invidio, ma in realtà no per niente. La tata che annaca, la tata che allatta, la tata che raccoglie palline marroni dal pannolino, la tata che cambia la tutina ad ogni fiotto di latte. E lo fa per lavoro, ama un figlio altrui guadagnando anche - immagino - una cifra di tutto rispetto, e alla fine - se è una brava cristiana - comincio ad amarlo come un nipote vero, come succede a tutte le tate di buon cuore. A Chiara non resta altro che mettere in vetrina l'estrema pupezza del suo bimbo che, onestamente, è davvero bello come pochi, e farci le storie con Fedez e il cane: è una mamma che lavora tanto, spesso lontano da casa, non è che abbia molta scelta, penso. E dietro le griffe importanti dei bavaglini mai sporchi di latte, trovo che sia un po' triste.
Poi c'è la vita reale, cioè la mia, che la notte mi alzo con gli occhi sigillati dalle caccole e i piedi scalzi che puntualmente pestano le pipì di Zenzero negli angoli della stanza. Priva di vista e cognizione alcuna, riscaldo l'acqua nel microonde, perché è più veloce, mentre Antonio urla come un agnellino sgozzato in camera da letto, e mi mette più ansia del Bianconiglio ad Alice. C'è da sbrigarsi, l'ora X è scoccata da mezzo minuto, ma il pancino non può attendere, e quindi ciao scaldabiberon sei davvero troppo lento per i nostri standard di sclero. Poi c'è il ruttino, la passeggiata digestiva e il pianto polemico del Perché mi stai posando stronza ma chi ti ha autorizzato?
Io non so quale effetto ipnotico abbia il fasciatoio, ma per adesso sembra essere l'unico antidoto agli scazzi notturni di Antonio. Pianto disperato? Fasciatoio. Coliche gassose? Fasciatoio. Forse il legno con cui è prodotto il fasciatoio dev'essere intriso di qualche oppiaceo a rilascio graduale, altrimenti non si spiega. In alcuni momenti mi porterei il fasciatoio in giro per casa, se non fosse che sotto ha tre cassetti pieni di roba che da un giorno all'altro non gli viene già più. E quando scappa da andare in bagno, e sei una mamma stitica che se perde il treno lo ritrova dopo una settimana minimo, devi saltare su, non devi perdere tempo. Se sta dormendo, sei graziata dalla luce divina. Se non sta dormendo, piazzi il baby monitor sul bordo della vasca da bagno, con la speranza che non si accenda mai la lucina rossa che rileva presenze sonore aliene nella camera del pupo. Se le rileva devi scattare, lavarti di corsa, accontentarti di esserti liberata ma solo a metà, con quella soddisfazione incompleta di chi ha mangiato le Fonzies ma non si è leccato le dita: godere di meno per godere tutti.Va così il mio primo mese con lui, pieno di momenti in cui crollo e piango, soprattutto da sola, e mi chiedo se questa stanchezza e bisogno di fermarmi un attimo non siano un'irresponsabile falla nel mio ruolo di mamma. Mi sento in colpa, una madre inadeguata, se per un attimo il suo pianto diventa un rumore bianco, mentre cerco di battere il Guinness World Record di secondi impiegati per rimestare il latte in polvere dentro l'acqua bollente. Però c'è quel momento, solo nostro e non replicabile, in cui mi guarda dritto negli occhi, e ha la testa appoggiata sul mio seno, in cui tutto sembra avere una spiegazione chiara, perfino migliore di quella che hanno provato a darti prima che nascesse, snocciolando tutti i massimi sistemi della maternità, cercando di insegnartela. C'è lui, ed è l'unico che davvero può chiarirti ciò che devi fare, quale paziente vocazione serva per fare tutto con estrema calma, senz'alcun peso, senza sentire più la stanchezza o la fame, e imparando - col tempo - a gestire il tuo tempo senza sentir l'ossigeno venir meno. C'è questa cosa tra me e lui, che va oltre la bellezza e le regole comuni sull'amore che fino ad ora avevo sperimentato: lui è venuto da me, tramite me, e io sono qua per lui, in maniera totale e completa, senza limiti di tempo e spazio, perché è un prolungamento del mio stesso corpo, e aggiunta liquida al mio stesso sangue. Come posso spiegarlo? Di questo nostro legame, si può raccontare solo la superficie, la crosta fatta di abbraccio, di un bacio, di mille coccole, ma non basta. C'è un valore intrinseco nel rapporto tra madre e figlio, che la carne sola percepisce e decifra, arrendendosi al tentativo di definirsi con le parole. Questa cosa primordiale, la sappiamo solo tu ed io.
E' da quasi un mese che hai cambiato il corso degli eventi, ed io lavo e stiro e scrivo sempre meno, ma chi se ne frega. Chi se ne frega: che restino sgualciti i colletti e vuote le righe. C'è questo miracolo che si compie ogni ora, e che mi abbraccia inconsapevole, cercando invano un capezzolo che non ha potuto nutrirlo, e mi comunica la fame e il bisogno d'amore, che a un bambino può arrivare solo dal canale suo, il canale giusto, quello semplice e piccolo del contatto, della presenza. Del calore materno.
Allora io l'accetto questa sfida, e la prendo come un privilegio, un trofeo che ho tanto atteso, l'esserti mamma. Non me la ricordo neanche più la mia vita prima di te. Chissà com'era, di certo vuota, parecchio noiosa. E no, neppure fare la cacca di corsa, o farmi la doccia di notte è un problema, adesso che ho imparato.
E' l'ora del latte, corro.