E tu sei il numero:

giovedì 21 luglio 2016

Dunque: dov'eravamo rimasti?

Eravamo al punto in cui decidevo di non scrivere più una sola parola in questo blog, per convogliarle tutte, tutte quante, nella mia tesi. Non so fare più cose contemporaneamente, sono una femmina atipica.
Scelta produttiva, se consideriamo che in quindici giorni la verve perduta tornò a farsi viva: così mi sono laureata.

Ma è già passata una settimana, e questo spazio con le finestre chiuse da un paio di mesi, ha bisogno di aria: tapparelle su e si scrive di nuovo. Ferie finite. Proprio quando tutti mettono costumi e parei in valigia, io mi rimetto sotto per faticare, pure se nel frattempo non ho riposato mai.

Le tapparelle e gli infissi sono il mio orizzonte.
Dalla finestra della nostra camera da letto si vede un giardino a righe assolato, nel quale vorrei tuffarmi, distesa sul sofa bianco come i turisti ospiti del b&b di fronte, e prendere colore, colore, chè sono bianca come le lenzuola di mia madre, quelle del corredo, che non ho voluto portare con me, qui a casa nostra. Forse, non credendo di meritare tanto candore. Forse, considerando i colori un  alibi simpatico per fare meno attenzione bevendo il caffè a letto, o alle briciole di pane col tacchino a fette, mio pranzo abituale.

E adesso cosa voglio fare.
Senza punto interrogativo, così per cambiare tono e non continuare ad assillarmi con la domanda.
Una specialistica, un master, un lavoro, la comunicazione, il cinema, la cultura. Sì, ma svegliati: siamo ad Agrigento, davvero credi che questo funzionerà?
E via giù di curriculum, dai supermercati agli hotel, dalle casse ai parterre, dai teatri alle biglietterie. Credo perfino come capotreno, di aver inviato richiesta.
Streak mi avvisa con una notifica sul desktop che visualizzano. E non rispondono. Del resto me l'immagino proprio questi, che si vedono arrivare nell'inbox una mail con oggetto Candidatura Lavoro. Credo pensino: sì, ma chi te l'ha chiesto? Chi ti ha cercato? Chi ti ha cacato? Questa candidatura lavoro, per quale lavoro precisamente, che non vogliamo assumere nessuno?

Penso a mio padre, che fiero racconta ai suoi amici che la figlia - mica cazzi - s'è inventata un lavoro: fa la blogger, le piace. E che ne sai papà, mica gli pare un lavoro vero.

Solo a me capita di rileggere il mio curriculum venti volte al giorno e chiedermi: ho scritto qualche minchiata? Qualcosa che offende le mamme? Eppure mi  sembra così carino, pulito, pieno, un sacco di persone mi hanno capito quando gli ho spiegato Agrigento in inglese, embè?

Vado a farmi un caffè, idratarmi i capelli, li ho un po' crespi. No, l'acqua di mare non l'ho ancora vista, quest'anno.