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lunedì 28 maggio 2018

Amore a bordo - Lettera #5

Lettera #5
Mi avevano detto tante cose, una su tutte: la gravidanza è un'altalena.
Certe mattine mi sveglio come un leone, altre - tipo oggi - con zero energie. Quante cose devo fare, ma quante! Tutte le tue robine sono già lavate e pronte per il borsone. Settimo mese, valigia pronta: ho scoperto essere un mantra. Le nonne fremono, corrono a destra a manca, con l'ammorbidente in una mano e il ferro da stiro nell'altra. Io, invece, ho iniziato a sognarti la notte; sicuramente sarai biondo-rosso come papà.
Ho comprato una nuova agenda.
La scorsa settimana abbiamo realizzato una nuova intervista per chetiracconto.it, devo aggiustare il pezzo e mettermi davvero a lavoro per trovare una spalla per i prossimi mesi, qualcuno che scriva, prenda i contatti, lavori nel team insieme a noi, mentre io sarò occupata a farti uscire e poi a renderti felice. E poi c'è Balarm, ed io sempre alla ricerca di storie nuove da raccontare: come fanno a nascondersi così bene? Ci piace fare tutto, le cose che ci rendono felici, non riusciamo a smettere.
Ma tu scalci e forse vorresti solo dirmi: mamma, dormiamo abbracciati. Anche se di dormire non ne vuoi sapere, non sei come Zenzero che, ad esempio, in questo momento sta ronfando sotto al letto.
La scorsa settimana, una persona mi ha comunicato di esserci rimasta male perché non l'ho presa in considerazione per un progetto; un'altra perché non mi ero fatta sentire; e un'altra perché non ci vediamo mai. Io mi scuso, ma mi viene da ridere: forse ogni tanto sfugge questo particolare piccolo, che sto per diventare madre, ed è già tanto se mi ricordo di depilarmi. Ma giusto perché potremmo dover scappare da un momento all'altro. Non me ne frego mai, quando la gente s'offende: a me dispiace, ma adesso è il momento di pensare a noi, staccare i telefoni, rispondere a chi ci va, non provare a risolvere i problemi altrui. Come ho sempre fatto.
Sette mesi, valigia quasi pronta, pazienza col mondo quasi finita. Tu, io, papà e Zenzero: sono cattiva se penso a questo, come unico quadrilatero possibile dell'amore?
Mercoledì verremo a vederti, che sorrisi mi dai, e che ansie. Voglio solo tu stia bene, ché neppure immagini che festa ti aspetta, figlio mio. Miracolo nostro.
La tua mamma.

giovedì 17 maggio 2018

Aspettando Antonio in compagnia di Zenzero: la mia gravidanza con un figlio chihuahua

E' necessario dire che lui l'aveva capito prima di tutti e che, in effetti, non avendolo scoperto col classico test di gravidanza, possiamo considerare che il mio primo test positivo è stato il mio cane.

Non ho vissuto il momento (tanto sognato) dell'uscire dal cesso con l'astuccio con le beate due linee rosa da sbattere in faccia a Gabriele, perché - come già raccontato nelle puntate precedenti - Antonio è venuto fuori direttamente dall'ecografia, coi suoi 17 millimetri di vita pulsante.
Tutto ciò che è avvenuto nelle settimane prima, era stato decifrato come una banale influenza, durante la quale Zenzero, curiosamente, aveva iniziato a dormire con la testa poggiata sulla mia pancia.
Ma facciamo un passo indietro.
Dal giorno in cui è diventato figlio nostro, lui dorme nel lettone, cosa che continua tutt'oggi a fare, rigorosamente abbracciato alla sua mamma, che sono io. Il suo angolino è all'altezza della mia ascella, che riempie con meticolosa precisione, col suo capino bicolore, tutte le notti. In inverno ha l'abitudine di scavare con la zampina sul piumone, per lasciarmi intendere: tiralo su, che sento freddo e voglio andare là sotto a riscaldarti i piedi. Io lo faccio e dormiamo felici: io coi piedi caldi, e lui avvinghiato a me.
Da quando ho iniziato ad avere i sintomi di ciò che poi si è rivelato una gravidanza, al momento della nanna, Zenzi ha mutato la consuetudine: sotto al piumone ci va per abbracciare la mia pancia, custodirla e proteggerla. E adesso, inevitabilmente, per sentire i calci di Antonio, che cominciano a vedersi anche da fuori. Il mio bambino peloso si diverte, ma si scazza assai quando qualcuno prova ad avvicinarsi a me, ad abbracciarmi, a darmi una carezza, a introdursi in casa nostra amichevolmente. E' il mio bodyguard chihuahua e, in quanto tale, il suo mestiere è quello di proteggermi da ogni eventuale minaccia per me e suo fratello. Siamo Kevin Costner e Whitney Houston, in pratica

Solo Gabriele (e neanche tutti i giorni) ha diritto a:
- n.1 bacio su guancia di mamma;
- n.2 abbracci, distribuiti nell'arco della giornata con intervalli di almeno sei ore;
- n.2 pasti consumati insieme, a patto che lui, sotto al tavolo, possa beneficiare di pane e avanzi di pollo.

La cameretta di Antonio, invece, è luogo di ricognizione quotidiana: quando apro la porta per rivedere la lista di ciò che ho e ciò che manca, Zenzero si infila sotto al letto, annusa il fasciatoio e verifica che i vestitini siano realizzati con la qualità migliore di cotone presente al mondo. Come? Annusandoli, ovviamente. Uno starnuto vuol dire ok, due starnuti buttalo che fa schifo.
Certo, è cambiato il modo di gestire la questione pipì e popò canina: bagnetti, e chili di salviettine imbevute per ripulire le zampine ogni volta che esce in balcone o fa una passeggiata, musino sempre lindo e perfetto, e guanti in lattice per buttare via la traversina assorbente. Siamo innamorati ma non sprovveduti, e sappiamo che applicare le dovute cautele igieniche alla convivenza col nostro cagnolino, significa essere genitori responsabili che non vogliono correre rischi inutili per la gravidanza. Ma questa è la sua casa, e tale resterà, fino a che il buon Dio mi darà il privilegio di vivere con lui, e coccolarlo in dosi massicce.
Adesso, che la panza cresce, e la notte va spesso in bianco, lui non dorme, veglia con me. Fedele compagno nell'insonnia e negli attacchi di narcolessia post-prandiali che mi acchiappano ferocemente: russa come un uomo fatto e finito, ma scatta come un felino quando recito la sua preghiera preferita: ho fame Zenzi, andiamo a mangiare.
Anche i miei break sulla sdraio, tra un lavoro e l'altro, sono puntualmente controllati dal mio cucciolo: mangio lo yogurt e gli lascio leccare il barattolo alla fine, guardiamo il Grande Fratello (e un po' ce ne vergogniamo), la frutta un morso io e uno lui, e poi ci rituffiamo nel lettone. Quando Gabriele è a lavoro, lui si distende al suo posto e mi fissa nel gli occhi, fino a quando non crolliamo. Ogni colpo di tosse, starnuto o conato di vomito, lo allarma: per i primi quattro mesi, quando le nausee mi sfinivano e tenevano legata al water, lui non mi ha mollata mai neanche un minuto. Zenzero si sedeva ai miei piedi, e quando mi vedeva star troppo male, correva ad abbaiare a Gabriele o in prossimità della scala del condominio, perché qualcuno venisse in mio soccorso. E' mio figlio, anche lui.
E l'altro giorno, quando pensavamo al tappetone di gommapiuma su cui piazzeremo la palestrina per il bimbo, li abbiamo immaginati insieme - come dal primo giorno - a farsi le coccole. Antonio che gli tira la coda, e Zenzero che gli ruba la merenda. Il più bel regalo che potremo fare a nostro figlio, sarà un fratello chihuahua, con cui crescere e imparare a camminare, ad amare gli animali e ad averne rispetto sempre, amandoli come persone. Sarà ricco di quest'amore unico e irripetibile e, si spera, lo coltiverà con altri cuccioli nella sua vita. Da grande poi gli racconterò di come suo fratello Zenzi aveva capito tutto prima di mamma e papà, e già lo amava da morire.
E lo proteggeva dal mondo.