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venerdì 3 aprile 2015

Tre amiche, due avvocate e un cuore di zucchero. Foto racconto di un pomeriggio di primavera.


Fate conto di non aver mai visto una persona in vita vostra.
Intendo una persona specifica, non una a caso. E di averci parlato solo attraverso un display, come accade sempre più spesso tra noi ggiovani 2.0. 
Fate conto che questa persona vi ispiri, comunque, una simpatia che vi porta a vederla presto come un'amica o qualcosa così. Ecco, questo é successo con Giusy.
A questo punto inserisco un asterisco dovuto, off topic ma poi neanche tanto. Dalle mie parti gode di una certa popolarità, durante il periodo di Pasqua, l'agnello Pasquale, che niente ha dell'animale se non le fattezze riprodotte facendo adattare la pasta di mandorla ad uno stampo per poi farcirla con altrettanta pasta al pistacchio. Poi si ricopre tutto con glassa bianca allo zucchero, a fare da vello, ma qualche volta si può anche farne a meno e godere a pieno del sapore dei due elementi principi. L'agnellino è creato e distribuito, non solo nelle pasticcerie del territorio, ma anche nelle cucine di mamme e nonne favaresi, generando un rito del tutto matriarcale fatto di frutta secca, mandorle tritate e ovetti di cioccolato per adornare il vassoio-recinto. 

Torniamo a Giusy.
Quando m'ha chiesto: conosci qualcuno che possa insegnarmi come si fanno l'agnidduzzi favarisi a casa?, io non ho avuto dubbi e ho pensato all'unica amica multitasking e creativa che ho: Elisa. Sì, perché Elisa fa l'avvocato ma nel tempo libero da i biscotti. E le torte. E il biancomangiare. E le uova di cioccolata decorate. È stata, come sempre, super disponibile e così in mezz'ora, ho organizzato il meeting per tre.

Una domenica pomeriggio, io e le due avvocate, un Bimby, la mandorla e il pistacchio, uno stampo a cuore (quello dell'agnello s'era spaccato ma vabbè), ci siamo incontrati nella cucina di Elisa per sfornare un enorme cuore di pasta reale e tanti pasticciotti golosissimi. Giusy, penna alla mano, s'appuntava dosi e tempi, io fotografavo e cari uomini nel frattempo vi abbiamo battezzato come non mai. E guai, guai, ad avere una signora avvocata contro, io ve lo dico. 

Con Elisa comunque è difficile toppare in cucina, perfino io dopo averla vista impastare, spianare, decorare, mi sono sentita partecipe di quella che è la sua filosofia: il diritto del buon mangiare, del prendersi del tempo per cucinare con amore - anche solo per se stessi - e poi gustarsi lentamente ciò che si é fatto. E non è una cosa ovvia, è una consapevolezza a cui si arriva quando si capisce che i reali piaceri della vita sono semplici, semplicissimi.

Così, da una richiesta curiosa di imparare a fare un dolce da parte di un'amica e dalla giusta risposta di un'altra, è venuto fuori un trittico produttivo super, nel quale in realtà l'unica che non ha prodotto è stata colei che è solo buona a mangiare: io. Con questo racconto voglio ringraziare Giusy - anche per avermi portata al centro commerciale alle nove di sera, ma questa è tutta un'altra storia - Elisa per le sue perle di stile infinito su vita, dolci, lavoro e...altro, e il pilota dell'aereo sul quale sto scrivendo questo post penna su carta, per aver fatto un ottimo atterraggio e avermi permesso di mettere un punto, senza morire. 
Seguono foto del cuore e dei pasticciotti, per l'agnello aspetteremo la prossima Pasqua. 

 








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