E tu sei il numero:

giovedì 27 giugno 2013

#fundiary - Se tu vieni per esempio tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò a essere felice.

 Adriana ogni mattina si sveglia e va a lavoro, il suo vero lavoro. E' un'euro progettista, e cioè una di quelli che ti fanno pensare bene dell'Europa e non solo che ci hanno fregato dandoci un euro in cambio di diecimila lire. Quando penso alle diecimila lire, la banconota blu, penso ancora al senso di soggezione di tenerle dentro il mio portafoglio di bambina della scuola elementare, e quante cose potevo farci, e quante belle prospettive settimanali di pizze e gelati a grande incremento del mio precoce sovrappeso, che ha sempre fatto di me una bimba rotondetta. Comunque, Adriana ogni mattina va a lavoro al Distretto Turistico, perchè ci tiene a far passare gente da queste parti tramite le sue idee, e di idee vi assicuro che ne ha tante, ed è bello pensarla lavorare, parlare con le persone, organizzare. Ogni mattina si sveglia e ci manda il buongiorno via Whatsapp, nella nostra conversazione di gruppo, ci carica con una frase positiva perchè ci vede stanchi - anche se secondo me lei lo è più di tutti noi - e ci dice che farà di corsa, dopo il lavoro, pranzerà di fretta e alle tre sarà già al Castello.

Cercavo un titolo per raccontarvi questi due giorni che ci separano dalla data che ormai il lettore conosce a memoria come fosse il suo compleanno, e ho tirato in ballo Lui - sapevo che prima o poi l'avrei fatto - il mio affezionato Piccolo Principe, nel passo che parla dei riti e delle emozioni causate dall'attesa di qualcuno o qualcosa:

[...]  Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi, alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità.
Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti".
" Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe.
" Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe.
" E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. [...]


Un rito è ormai quello che si è stabilito col lavoro di FUN all'interno del Castello, con gli appuntamenti che ci diamo, i 'passa a prendermi tu...', i 'porta il caffè...', le nostre corse in campagna alla ricerca di fresco e relax a fine giornata. Il lettore sarà ormai avvezzo alle mie smancerie e alle punte di lirismo che mi permetto di toccare parlando della Squadra, e oggi - che il giorno è vicinissimo - mi concederà quest'ulteriore picco d'affetto, meritato, verso i miei compagni. E poi c'è l'attesa della vostra venuta, il 29 giugno alle ore 18, quando apriremo i battenti. E quando Farm Cultural Park - come vi avevo annunciato già - spegnerà la terza colorata candelina. Tutto questo attendere date ed orari, mi fa felice. In ansia, ma assai felice. La cosa bella di tutto questo sono i tempi ristretti. Da un lato potrebbe sembrare un elemento a nostro sfavore, doverci sbrigare. Dall'altro, quello umano, il tempo ci ha fatto un enorme favore. In genere per affezionarsi o prendere confidenza con qualcuno, ci si deve conoscere, poi frequentare, scambiarsi i numeri di telefono, chattare su Facebook ,trovare delle cose in comune se per caso ci sono, superare l'imbarazzo e poi, solo alla fine e non in tutti i casi, si stabilisce un rapporto. Qua invece è tutt'altro: in un giorno ti trovi a conoscere qualcuno e chiamarlo per nome indipendentemente dal ruolo professionale che svolge nella sua vita, ci lavori insieme, ci prendi un caffè, ci scherzi, gli racconti le tue cose e a fine giornata ti dispiace salutarlo, perchè avete sudato insieme per costruire qualcosa e già un po' gli vuoi bene. Non c'è tempo di cercare un'intesa, di esplorarsi, di capire. Sei lì e concentri tutto lo scambio e la cooperazione in quel momento, senza alternative. In 24 ore tutto questo è possibile. Moltiplicate tutte queste sensazioni per due mesi circa, solo così potrete capire cosa intendo dire.  


L'altroieri sera è arrivato a Favara Manfredi Leone, professore architetto di Palermo, insieme a due suoi collaboratori, Gaetano e Pietro. Adriana, Filippo ed io, abbiamo bevuto una birra con loro al Caffè Italia e poi li abbiamo accompagnati al Belmonte Hotel. La mattina successiva alle otto e mezzo - io col mio margine di mezz'ora di ritardo - eravamo operativi al Castello per tirare su le installazioni della Sala di Manfredi: la mostra Be Greener. Non voglio anticiparvi le coccole che faremo al vostro olfatto e alla vostra vista, in quella sala, mi limiterò a dire che è piena di natura, profumi e colori, ed è un piacere abitarla anche se solo per pochi minuti. Manfredi Leone è un architetto simpatico, molto più alto di me anche se non ci vuole molto ad esserlo, e ha una forte cadenza palermitana, quella che nella mia memoria e nei miei pensieri sulla terra e le radici, incarna perfettamente la Sicilia e ogni sua componente solare e viva. Gaetano e Pietro sono veloci, sorridenti e si è creato subito un gran clima di simpatia e collaborazione. Sono felice della giornata di ieri, dei giri al vivaio, dei vasetti in ceramica, delle mille telefonate pianificatrici con Filippo.

Adesso questo mio spazio è sbarcato su Facebook, con una pagina tutta sua ( 
https://www.facebook.com/SeMiLasciNonValeIlBlog?fref=ts ), a scopo divulgativo/conoscitivo su quello che racconto e non con la pretesa di avere dei fan o degli ammiratori segreti di quelli che ti spediscono le rose a casa, con un invito a cena superlusso (comunque se qualcuno volesse farlo, dico, mi accontento di un McDonald's esagerato, con Sundae al caramello alla fine, e alle rose preferisco la lavanda. Così per avvisare.) Ringrazio sempre, con le stesse guanciotte rosse di Heidi che resta sola sul cocuzzolo della montagna con Peter, chi mi segue e tramite i miei racconti segue Favara e la sua nuova storia rossa a pois bianchi.
Il countdown di oggi è da brivido: - 2. Vi aspetto.

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