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lunedì 10 giugno 2013

Caro Castello, stasera ti scrivo.

Caro Castello, sì, stasera ti scrivo.
Non mi piace iniziare le lettere - specie se d'amore - in modo così abusato e filmico, ma stasera mi va, mi va d'essere banale e lirica, e dedicarti due parole.
Ormai è circa un mese e mezzo che traffichiamo le tue stanze e tu davvero non hai idea - o magari sì, ci sentirai - di come tu sia diventato la nostra seconda casa.
Stasera ti penso, un po' più forte delle altre sere, perchè ho rivisto lo spot di presentazione del progetto FUN, e se mi avessero detto quello che avremmo combinato in quest'arco di tempo io - credimi - non ci avrei creduto.
Ti parlerò del gruppo FUN e voglio sentirmi libera di confessarti di cosa sei complice, solo essendoci e lasciandoti abitare da noi. Comincerò da oggi, una scena precisa, te la descrivo, guarda qua.

Siamo nella grande Sala dove c'è il pianoforte, è quasi il tramonto, il sole filtra sottile dalle finestre ampie e legnose, fuori Favara nella sua alternanza di mattoni e cisterne d'acqua blu sul tetto. La scena che mi si proietta davanti è ampia, scelgo di sezionarla con gli occhi un angolo per volta. Alla mia destra su due sedie di plastica rossa, stanno seduti vicini Fabio e Monica. Fino ad un paio di mesi fa non si conoscevano neppure e adesso li guardo tenersi stretti con questa complice dolcezza di chi ha condiviso la vita - senza saperlo, da lontano. Lei sottile, seduta con le grambe incrociate tirate su e strette da un ulteriore croce di braccia, i capelli lunghi lunghissimi e mossi buttati da un lato, a lasciare scoperta l'altra metà del collo. E' molto bella, e lui la guarda con un desiderio così pulito e casto da instillare una dose massiccia di dolcezza nel cuore di chi li guarda. In questo caso, io.
Alla mia sinistra invece c'è Giada, l'energica, iperattiva e riflessiva Giada. Parla con una sua amica che è passata a trovarla. Ha i capelli corti, l'ho sempre trovato il simbolo del suo essere così profondamente donna gagliarda - è forte. Giada è una di quelle persone di cui ho sempre pensato sarei diventata amica. L'ascolto parlare in spagnolo dei suoi esami di spagnolo in Spagna, ha i denti bianchissimi e quando sorride...il suo è uno di quei sorrisi che fa sorridere, che ti strappa il buonumore a ogni costo. Traduce, installa, condivide e poi studia. Quanto mi piace Giada.
Di fronte a me, proprio dritto, c'è Davide che lavora col cartone e la colla vinilica per costruire una sedia con la base a x, che lui - a buona ragione - ha chiamato X- Throne. Caro Castello, sai quando senti parlare tanto? Hai presente quando le tue antichissime pareti tremano di stanchezza auricolare? Ecco, quello è Davide. C'è da dire però che racchiude in se un grumo d'affettuosità e operosità esemplare. Ed è il pr del gruppo. In questo mese e mezzo ho imparato a volergli così bene, che voglio bene ai suoi prototipi di sedia in cartone, voglio bene all' X- Throne, e perfino alle infinite perelise che si diletta a suonare al pianoforte.

Sono le 19.30 ed è il momento di chiudere i tuoi pesanti battenti. Ci saluti dall'alto del tuo orologio che comunicandoci l'ora che s'è fatta, ci spinge dritti al consueto birrozzo al Caffè Italia. Ci sediamo sul tavolo esterno, che son due tavoli che abbiamo unito a diventare uno solo, ci raggiunge il nostro presidente, Gianni.
Si siede con noi, chiacchieriamo. L'aria è fresca perchè è già sera e questo Giugno non sembra un vero Giugno. Chissà il 29 che tempo farà. Dici bello, vero?
Mi distraggo un attimo, saluto i miei amici del tavolo accanto, e noto Laura e Filippo correre verso la piazza. E' successo qualcosa, m'allarmo e penso, e invece non è successo nient'altro che una partita di calcio improvvisata sull'immenso suolo della Piazza sulla quale comandi con la tua imponenza, bel Castello, li guardo sgambettare dopo l'ennesima stancante giornata di costruzioni e pulizie di pavimenti, contro la squadra con le maglie gialle dei ragazzi di Giardini in Campo.
Io sto ferma sul bordo della Piazza, e li guardo. Loro non sanno che mentre lavorano e io mi prendo dei momenti di stasi, di fermo, in realtà li sto solo ascoltando. Sto guardando le loro movenze, la precisione e la cura che mettono nel tirare su strati su strati di sedie e poltroncine e tavoli, tutto il giorno. Ascolto le loro stanchezze, con affetto. Guardo Adriana sempre intenta a cercare una soluzione a tutto e Sabrina coi suoi occhi grandi e la voglia di fare.
Caro Castello, quando ti scrivo, in realtà scrivo al mondo, perchè vorrei solo che il mondo sapesse di questo microcosmo familiare che abbiamo creato lavorando per riportarti alla luce e farti diventare il centro internazionale che Andrea sogna. E che noi sogniamo con lui. Vorrei solo che il mondo sapesse che la mattina ci svegliamo prima della sveglia solo col pensiero che manca davvero poco, e cerchiamo sempre degli sponsor tecnici che ci aiutino nel sogno, perchè i soldini son pochi e il materiale da solo non si compra.

Ma guarda un po', se m'avessero detto un anno fa che avrei pensato con una tale preoccupazione all'acquisto dei materiali per arredare il Castello Chiaramonte - cioè arredarti - io non avrei neanche valutato l'ipotesi di validità, e invece guardami, sono così stanca e felice che ti personifico con quella mia solita malsana affettività che trasforma in persone tutte le cose in cui credo. Non sapevo avessi una terrazza così bella e ariosa e larga, fino a quando non siamo andati a girare lo spot di presentazione con Totò Giglia, chè io una volta gli ho chiesto se gli piaceva di più Salvo o Totò e lui m'ha risposto: a sintimentu, come vuoi tu, e io ho scelto Totò, che fa più famiglia.
Ho camminato come ogni sera per tornare a casa lungo la Strada Nuova, che ormai è vecchia, e ho riflettuto su tutta questa dichiarazione d'amore che avrei potuto farti mezzo stampa. Devo dire che quella nuova pedana di legno sulla Corte ti dona, pensa a quando ti vestiremo di viola acceso come sarai bello e in quanti ti moriranno dietro, per la bellezza. E quando alzo gli occhi e guardo la balconata di legno marrone, e magari c'è Lillo che passa coi suoi fogli e i progetti e quello stress positivo di chi fa tanto, io mi sento parte di una piccola storia, fatta di mattoncini di cartone e amore.
Fatta di noi.

Buonanotte Castello, a domattina.



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