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lunedì 24 giugno 2013

#fundiary - meno quattro: una nascita e un terzo compleanno.

Adesso proverò a raccontarvi come ci si sente a poco meno di una settimana dall'inaugurazione del Castello.
Come ci si sente, in realtà, a poco meno di una settimana dall'esposizione al mondo di un progetto lavorato e di cui nel tempo ci si è innamorati. Da tempo penso al momento in cui avrei dovuto scrivere questo post, parlare di sabato 29 giugno, come di un giorno che è proprio dietro l'angolo. Bene, quel momento è arrivato e comincerò il mio racconto di questo particolare momento del #fundiary, esattamente da ieri notte, chè un gruppo di noi è andato a trovare il mare di notte, in cerca di fresco relax.

Sono una di quelli - e siamo in tanti, quasi tutti - che davanti ad un falò, rimangono ipnotizzati dal fuoco, fonte di calore e di un'infinità di pensieri irrisolti, accantonati durante la giornata o durante i giorni, i mesi, che vengono fuori in superficie, scorrendo rapidi e inarrestabili. Da una parte, ieri notte, c'era il fuoco. Dall'altra il mare, quello che siamo costretti a vedere poco di giorno in questi torridi giorni siciliani, per noi farciti solo di colla e vernice. Eppure siamo contenti così.
Dicevo - il lettore mi perdonerà se ogni tanto sento la necessità di divagare dall'argomentazione principale, in questo caso il fuoco - guardavo il fuoco e ci vedevo noi. Mi sono girata verso Vincenzo, e lui aveva già capito cosa mi frullava per la testa e anche che quel fuoco sarebbe finito in questo post oggi, e potrei azzardare che avesse anche capito che in quel fuoco io ci vedevo noi, il nostro muoverci così rapido e immateriale. Il nostro essere così incisivi senza margine di reversibilità o di correzione, per il tempo che scarseggia. Una concentrazione di energie, qualche passo falso, tutta una speranza circolare puntata sul 29. E che sia rosso.
Anche le onde nere, mica male, dico nel rappresentarci. E' bello concentrasi sulla Natura intorno e specchiarsi in lei. Constatare come tutte le forme presenti siano capaci di riprodursi in maniera costante, nelle persone e nelle loro caratteristiche. Ogni onda del mare mi ha parlato di chi ci sta guidando nel progetto, dei miei compagni di lavoro, di chi ha molta pazienza e di chi un po' la perde, com'è fisiologico che sia.
Mancano cinque giorni, le sale sono quasi pronte e noi passiamo sempre più tempo insieme. L'altra sera abbiamo ottenuto d'avere il Castello aperto in notturna, fino alla mezzanotte, abbiamo lavorato alla costruzione delle tre casette progettate dall'architetto Marco Navarra con gli altri dello studio NOWA, una su tutte un dolce architetto di nome Claudia Cosentino. Claudia ha una figura sottile, l'espressione buona e sempre sorridente, ci chiede con gentilezza di aiutarla. Mi spiega che in una delle tre casette saranno proiettati dei video di Buster Keaton, me lo spiega con l'attenzione di uno studente preciso.
Ieri pomeriggio, Andrea m'ha chiamato dall'altra stanza a venire a vedere cosa stava facendo Graziano Mossuto: la scena era una di quelle che mi fanno diventare la pelle d'oca e non capisco mai se sono esagerata io, o esageratamente bella lei. Graziano teneva gli occhi fissi su un display di pc appoggiato sul pianoforte, sul quale scorrevano le immagini dei film muti di Keaton, e nel frattempo suonava, e le immagini scorrevano mute, e lui continuava a suonare, così come gli veniva, e gli veniva benissimo, ve l'assicuro. E' un compositore favarese, ed era stupendo vedere le immagini diventare nota, le mani trasferire sui tasti le movenze degli attori sullo schermo. Una magia fatta di gran talento, manifestato in quel momento là, in estemporanea, inaspettatamente, coi trapani in sottofondo, e i gomiti ad aiutare le mani sulla tastiera.

In questi giorni sono a Favara a collaborare con Farm Cultural Park, e anche con FUN, i tre ragazzi vincitori di Critical City (per chi volesse saperne di più: http://progettokublai.net/diari/2008/09/23/criticalcity-si-ma-cose/), una di loro è Francesca, ha i capelli blu e m'ha fatto subito simpatia. Ci siamo seduti tutti insieme su un gradone di tufo al Castello e m'ha raccontato del suo pane fatto con la pasta madre, una pallina di lievito fatta col metodo delle nostre bis e trisnonne, che fa durare il pane un sacco di giorni, fino a dieci dice lei, e non fa mai la muffa, e ha un sapore buonissimo, molto più buono. Dice che in questi giorni le arriva una pallina di quel lievito qua da noi, a Favara, e ci insegna a fare il pane delle nonne. Non vedo l'ora.

E in tutto questo, mancano sempre pochissimi giorni, che sono cinque ma dato che è passata da poco la mezzanotte adesso sono quattro. Quattro giorni per terminare tutto, continuare a dipingere, incollare, telefonare, cercare sponsor e farci coraggio a vicenda, chè l'esame è vicino e non dimentichiamo mai d'avervi promesso un WOW!
Voglio ringraziare i lettori, come sempre numerosi, sopratutto quelli lontani che stanno conoscendo adesso a Favara o l'hanno conosciuta tramite Farm Cultural Park, una bella bimba che il 29 giugno compirà tre anni. Il terzo compleanno della realtà che ha aperto le finestre su Favara, cambiando l'aria, lasciando arieggiare e facendo arrivare un vento colorato, magnetico.

Per ancora qualche giorno non vedremo il mare, osserveremo Filippo perfezionare la sua casetta in legno per i piccioni, che vanno e si spera tornino, aspetteremo la maturità di Marco, gli esiti dell'esame d'avvocato di Vincenzo e Filippo grande, seguiremo col cuore le spole tra Favara e Palermo dei ragazzi che salgono per chiudere la sessione estiva e ci congratuleremo. Mancano quattro giorni e io sono felice. E non vedo l'ora di conoscervi, voi che ci volete così bene, di conoscervi di persona.

A sabato, ma vi scriverò anche prima.

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