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lunedì 10 giugno 2013

#fundiary - Meno venti e tanto colore.

Nell'ultima settimana il mio blog ha sofferto di una trascuratezza non indifferente, e dunque eccomi qui a portargli una medicina: un aggiornamento.
Sono giorni pieni, che vorrei raccontarvi istante per istante, vorrei - in realtà - avere un cavetto USB che colleghi il mio cervello con una tastiera, in modo da non dovermi mai fermare per scrivere.
Sapete, per ora passeggio molto - anche per buttare giù le tre torte di compleanno di cui vi dirò poi, fra un po' - passeggio molto, e in genere percorro la strada che collega casa mia col Castello Chiaramonte.
La strada in questione è il punto nevralgico di Favara, conduce al centro storico e negli anni passati ha rappresentato, con la sua formazione e l'apertura di numerose attività commerciali, un modo del tutto nuovo di vivere le strade del paese. Si chiama via IV Novembre e per questa sua veste di novità è meglio nota come a Strata Nova. (la strada nuova, ndr)

Ecco, quando cammino lungo la Strada Nuova, i miei occhi e la mia mente sono stimolati in maniera attivissima; i bambini che giocano a pallone su una piazzola laterale, rumorosi e spavaldi, i ragazzini più grandi seduti sui motorini fermi che si vivono il primo amore con l'ansia che passi la madre con la macchina, le madri con le macchine che passano a prendere le figlie, quelle che parcheggiano e scendono a comprare qualcosa, come faceva la mia durante gli anni della mia pre-adolescenza fatta di lunghe passeggiate pomeridiane chè di sera non si poteva far tardi, la cartolibreria, la creperia, la pizzeria, la sala giochi. Tutto perfettamente noto, tutti volti familiari, rassicuranti non tanto per l'espressione quanto per l'essere appunto noti,
i bar che conosciamo e che ci conoscono bene, con le sedie di plastica colorata davanti l'entrata, il sole che di questi tempi picchia coraggioso su tutta la piazzetta sulla quale troneggia poco sovrana una creazione statuaria che - sono sincera e politically scorrect - raffigura in maniera piuttosto impietosa una Venere di sabbia gialla, malamente tirata su e che incarna - secondo la mia irrazionale opinione - il pienissimo concetto di scempio. Qualcuno, anni fa, mi pare di ricordare l'avesse anche deturpata; in genere sono strenua difensora del bene pubblico e delle manifestazioni d'arte, che vanno rispettate e amate in quanto patrimonio collettivo, in questo caso però stimo il fautore dello stupro a quella statua. Orrenda.

Bene, dopo quest'excursus che probabilmente mi costerà qualche comunicato stampa di denuncia da parte del creatore, che verosimilmente potrebbe svelarsi un qualche mio parente - dato che da queste parti, per vie dirette o trasversali, siamo tutti cugini - direi che posso anche procedere raccontandovi di ciò che stiamo facendo al Castello, noi di Favara Urban Network.
Come vi avevo già largamente anticipato e descritto, lavoriamo il cartone, dalla mattina alla sera. Stiamo costruendo, in vista della cerimonia d'apertura del 29 giugno, dei pouf, grandi tavoli da poker, un cinema, sedie e poltroncine, una camera giochi per bambini, tutto con grandi listoni o mattoncini di cartone, e tanta tanta colla vinilica. La settimana scorsa gli studenti di Architettura sono stati invitati a proporre dei progetti di riqualificazione della Piazza Cavour e del Castello. Il progetto vincitore prevede la realizzazione di una serie - una serie piuttosto sostanziosa - di mattoncini colorati che saranno sparsi per Favara. Qualcuno è già stato realizzato, dipinto di un adorabile rosa shocking, e appeso agli alberi che costeggiano il perimetro della Piazza. L'effetto è notevole e potete vederlo nelle foto della sezione #fundiary della pagina Facebook Favara Urban Network. (https://www.facebook.com/Favaraurbannetwork?fref=ts)

L'altra mattina mi trovavo a scambiare delle visioni col professore Guerrera, che ricordo essere colui il quale sta progettando la Corte del Castello, e un suo studente: Ivan Tirolo. Ivan è poco più piccolo di me, indossa un paio d'occhiali tondi e vintage, mi parla delle sue idee. Ci sediamo al Caffè Italia a prendere un caffè. E' di Casteltermini, gli chiedo cos'ha provato entrando a Favara, cosa ne pensa e cosa ne farebbe, dal punto di vista architettonico s'intende. Si ferma a riflettere, serio ma con un mezzo sorriso ottimista disegnato sull'espressione giovane. Mi risponde che Favara è potenzialmente bella, che è triste vedere certe brutali manifestazioni come il centro abbandonato e vuoto, il manto stradale divelto in molti punti - tematiche che ci stanno particolarmente a cuore e che ce lo strappano - e poi dice una cosa, una cosa che mi rattrista ma che devo constatare vera, dice: Favara è grigia.Favara è grigia. Annuisco, consapevole e un po' angosciata. Quest'affermazione però all'improvviso appare assolutamente utile e motivante, illuminante. Traduco <Favara è grigia> nel nostro linguaggio, che è quello della produttività e della creazione, in <Favara ha bisogno di colore.>
Colore, precisamente quello che stiamo portando noi col nostro lavoro. E mi scorrono davanti felici lo spartitraffico arcobaleno, le pareti e gli interni della Farm, il drappo viola di Guerrera, i mattoncini rosa shocking, l'Anno dell'Arcobaleno, lo Strisciart in via Zanella, e tanti altri segnali colorati sparsi per il centro.
<Siamo sulla strada giusta>, dico tra me e me, sommessamente felice. Ivan non m'ha sentito e se l'ha fatto avrà concordato.

Ieri il Castello era trafficato e vissuto, anche s'era domenica pomeriggio e la gente ha voglia di mare.
La Corte costellata di magliette gialle dei partecipanti al workshop Giardini in Campo, cominciato ieri e che si concluderà il 16 giugno. Il workshop prevede un intervento significativo nell'arioso giardino del Castello, sul quale vi aggiornerò nella sezione, di cui sopra, #fundiary della fan page di FUN.

Concludo questa pagina di diario di bordo con un ringraziamento.
Il 7 Giugno ho compiuto 24 anni. Alla mezza s'è stappato tutti insieme alla Caffetteria Bottone. Gli amici di una vita, i nuovissimi affetti cresciuti rapidamente. Molti abbracci e telefonate. Una colazione con super-torta millefoglie alla crema chantilly e fragoline, dolcissimo regalo dei Dinamici.
Venerdì sera però è successo qualcosa di veramente bello e importante, cose che per un <romantico rottame> come direbbe Guccini, quale io sono, rappresenta un tuffo al cuore di proporzioni notevoli: una festa a sorpresa nel giardino di Farm Cultural Park. Un grande collage fotografico con tutto il mio percorso FUN mi ha accolto all'ingresso e poi fuori - tra luci bianche, fiori rossi e specchi incantati - ad aspettarmi loro, tutti loro con la mia mamma e il mio papà. E' facile raccontarvi cosa facciamo, ma le parole stavolta non possono bastarmi nè venirmi in aiuto per spiegare l'emozione provata alla vista di un gruppo così  raccolto di gente felice per me. Ringrazio Andrea e Florinda Bartoli che hanno reso possibile questa festa magnifica nella loro casa Farm, la mia mamma - che vi ha assillato tutti di telefonate - gli amici di sempre, quelli che resistono nonostante la mia distrazione e la trascuratezza di cui qualche volta sono colpevole, i fratelli di AccaMedia che regalandomi una stilografica hanno carburato la mia voglia di scrivere, e infine i FUN, quelli che tra una passata di colla e un'altra rendono i miei giorni pieni e felici, quelli che condividono quest'ansia per l'apertura del Castello perchè, ricordate, abbiamo un grande WOW! da tirarvi fuori, quelli che mi odiano amorevolmente per i miei scatti inaspettati e subitaneamente caricati sul #fundiary, rendendoli visibili in mondovisione nelle loro vesti da lavoro e con i capelli malmessi, quelli che sono belli, belli sempre soprattutto nel cuore. Grazie grazie grazie, vi voglio sinceramente bene.

Adesso direi che è arrivato il momento di chiudere questo diario, e andare a costruire qualche sedia e nuovo ricordo da raccontarvi.
Seguiteci.





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