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venerdì 31 maggio 2013

Fun Diary: vi racconto il countdown ( - 28 )

Oggi fu un giorno particolare, per la Squadra.
Con questo post inauguro una speciale sezione del mio blog: il FUN DIARY.
Mancano esattamente 28 giorni all'apertura del Castello, la stanchezza comincia a farsi sentire, ma noi siamo qua, forti, uniti, mai veramente stanchi.
Vi racconterò cosa succederà, cosa faremo, per tirarvi dentro il nostro sogno, farvelo vivere con noi.

Alle 15.00 ci vediamo al Castello. Fra un'ora abbiamo l'appuntamento alla Farm: giriamo lo spot di presentazione del progetto F.U.N. e di Farm Cultural Park.
Mi sono messa una maglia a fiorellini, ho pensato che è carino far vedere alla gente il colore, quello che abbiamo dentro e che proviamo a tirar fuori in tutti i modi.
Entro e ancora non c'è nessuno dei ragazzi; staranno ancora prendendo il caffè. C'è Andrea che lavora come sempre, e un formicolio di uomini intenti ad alzare, spostare oggetti, assi di legno, inchiodarle.
Hanno la fronte imperlata, ogni tanto tirano via un po' di sudore con l'avambraccio e ripigliano col loro lavoro. Chissà che vita hanno fuori dal Castello - mi chiedo. Chissà se porteranno i loro figli giorno 29.
Sono sola, scatto qualche foto, salgo due rampe di scale e dal primo piano padroneggio la vista di tutta la Corte, che mi si apre bella sotto gli occhi, luminosa e viva.

Il tempo è indeciso, i nuvoloni e il sole si giocano il posto nel cielo, con una danza allegra tutto sommato.
Lo scrivo sul profilo Facebook di Favara Urban Network, perchè sappiate tutto, tutto, anche il clima.
Ci state seguendo in tantissimi, sono felice.
Sapete, la mattina mi sveglio e mentre faccio colazione - con mezzo piede ancora sotto le lenzuola e mezza coscienza assonnata - io penso a voi, a voi che amate da lontano e da vicino le nostre idee e il modo di portarle avanti, voi che state dalla nostra parte con fiducia, voi che amate Favara senza condizioni e voi che avete programmato il vostro futuro in questo paese, per restarci e renderlo migliore.
Sapete, la mattina mi sveglio e sempre mentre faccio colazione penso all'America. Poi ridimensiono, scendo d'importanza e chilometri, penso alla Spagna, alla Francia, all'Inghilterra. Mi chiedo se sanno che esistiamo, se sanno che ogni giorno svegliandoci li pensiamo, se ci ispiriamo a loro per certi versi e che ci sforziamo di mettere da parte la nostra lingua per vestire la loro e comunicare.
Magari lo sanno - mi dico fra un cucchiaino di Nutella e un sorso di caffè - sanno di Farm. Sapranno di F.U.N., sicuramente.

Scrivo e mi guardo il polso destro contornato dall'Happiness Flag, simbolo del nostro anno, della nostra rinascita, la bandiera di F.U.N. che sventola fiera e alta su Favara, sui ruderi del centro, sulle case semi-tristi e getta la sua ombra benevola anche sullo spartitraffico arcobaleno che abbiamo ridipinto.
Oggi alla Farm, nella saletta nera, abbiamo ascoltato Francesco Gatti: architetto romano residente a Shangai. Ha proiettato le sue creazioni, aprendo una finestra orientale sul nostro piccolo mondo provinciale, fatto di bagarre e piccole vittorie sorridenti. Materiali low cost, verde pubblico, inventiva.
Wow! - penso, mentre davanti allo sgrano pazzesco dei miei occhi scorrono i suoi progetti, ben fotografati e dallo stile audace, futuristico.

Alle quattro e mezzo c'è vento al giardino Farm, le foglie scrosciano al passaggio degli aliti violenti, il microfono è piazzato, la telecamera di Salvo è puntata dopo un'indagine attenta della migliore fotografia.
E' un tour tra Farm e terrazza del Castello, alla ricerca del momento, del suono giusto - o meglio del silenzio giusto - è un rintocco di campane inaspettato, è uno slogan studiato per impatto e simpatia, è un capello aggiustato, è un rossetto leggermente sbavato, è un 'aspetta rifacciamola', è un abbraccio di coraggio, è uno sguardo su Favara, è una risata incontrollata, è uno scoppio di magia, è una nuvola che passa.
E' una Famiglia, compatta, energica, pronta. E prestissimo vedrete il risultato.

Detto ciò, è notte, fuori solo il rumore delle macchine in corsa sul Viale Aldo Moro, il buio strappato dai lampioni gialli. Prima di tornare a casa ho salutato il Castello, l'orologio blu, la piazza in festa, penso alla catasta di legno giallo dentro la corte, le sale piene di cartone e colla, penso ai disegni, ai progetti, penso agli architetti, alla nostra fatica. Penso che domani è un altro giorno anche a Favara, e Rossella O'Hara non può saperne niente, ma voi sì. E io...io vi terrò aggiornati, anche domani.

Buonanotte.

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