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martedì 21 maggio 2013

Un bellissimo scempio urbano.


Ci sono cose che sono cose per le quali ho effettivamente deciso di aprire un blog.
Quella che mi accingo a raccontarvi, mi ha lasciato la schiena a pezzi, i pantaloni maculati e le mani arancioni.
Non posso aspettarmi che i miei lettori escano fuori dal confine provinciale, ma ad onor di cronaca due indicazioni su cosa, come, chi e quando, devo pur darvele.
Il luogo è Favara. Quarantamila abitanti circa, tante buche nell'asfalto, e molto grigio su, molto grigio giù.
E' un paesone, un agglomerato urbano carico d'abusivismo, bruttezze architettoniche e mentali e case che vengono giù come neve a Natale - anche se da noi la neve a Natale, veramente, non c'è mai stata.
A Favara non era mai successo niente di bello. O comunque niente di molto molto bello.
Ma quest'anno, eh quest'anno, sta succedendo tantissima roba. Una roba che vuole solo renderla vivibile e vuole farla uscire da questo spietato provincialismo che si riflette così forte nell'arredamento urbano disperatamente kitsch e trasandato. E portare Bellezza. Straordinaria, inaspettata, smisurata bellezza.
Allora prendete una ventina di secchi di vernice colorata, pennelli, rulli, manici macchiati, cartoni allungati sull'asfalto, e un arcobaleno di riferimento. Prendete un gruppo di una settantina di persone circa, che non vogliono più vedere cemento, muschi e licheni, erbetta spontanea e un po' bruttina, sporcizia e tristezza infinita, passando ogni giorno e più volte al giorno su una delle vie principali di Favara, divisa perfettamente a metà da un anonimo - seppur notissimo - spartitraffico che si allunga per qualche chilometro, sulla via che porta a quella zona di Favara detta Itria.
La colonna sonora con cui scrivo questo post, e col quale vi consiglio di leggerlo da questo punto in poi è 'The times they are a changin' di Bob Dylan. (http://www.youtube.com/watch?v=sbMlHGEICuY)
L'appuntamento è alle 20.30. Una specie di piccolo flash-mob cittadino, carico di entusiasmo e magliette o felpe rosse. Ci procuriamo qualche segnale stradale, giubbini catarifrangenti e STOP. Blocchiamo il passaggio delle auto per qualche ora, facciamo squadre di quattro/cinque persone e si comincia.
Lo spartitraffico, che abbiamo dipinto coi famosi sette colori, oggi è rinato. Un concerto di pennellate, sorrisi, <compà!>, urla organizzative, e seconde mani di colore, e nell'arco di un paio d'ore s'è fatto un gran bel lavoro.
Nell'attesa di iniziare i lavori c'è ancora luce e ci mettiamo a parlare con gruppo di uomini sulla sessantina (magari anche settantina, ma per simpatia gli faccio lo sconto). <Che state facendo?>
E già mi aspetto la non comprensione causata da uno scarto generazionale così netto; sono prevenuta sulla loro reazione, eppure col sorriso annuncio: <Stiamo dipingendo lo spartitraffico!>
E lì avviene il miracolo. I signori ci ringraziano, qualcuno apre la bocca in un sorriso arioso per la mancanza di qualche dente, hanno le mani dalla pelle spessa e bruna, di chi ha lavorato tanto, i pantaloni alti con la cintura quasi in vita, le camicie stirate da brave mogli che immagino a casa a guardare Gerry Scotti, e loro lì, all'Itria, a farci i complimenti e dirci quanto siamo belli e bravi. Hanno dei nipoti, dicono che li manderanno da noi. S'informano, sono curiosi, di quella curiosità benevola dei nonni. Totò fa le riprese - fa un video ricordo, anche se non so come potremmo dimenticare - ne intervisto qualcuno. Si incartano nell'italiano vagamente forzato e si fermano a cercare la variante giusta delle parole. Io vorrei abbracciarli e dirgli: sono qua anche per te.
I negozi sono aperti, uno ci ha dedicato la vetrina calando giù dei drappi arcobaleno lungo tutta l'esposizione. I bambini sgranano gli occhi dai balconi e dalle auto in corsa dei papà. I miei genitori sono lì, anche quelli di Armando. Dipingono con noi e anche lui è con noi.
Mentre dipingiamo, qualche macchina comincia a passare. I ventenni ci guardano male, gli adulti così così, qualcuno sorride per le nostre condizioni. Si fermano, abbassano il finestrino con la bocca già semi-aperta per lo stupore e ci chiedono che sta succedendo.  <Pensavo un incidente!>, dice preoccupata una mamma.
Siamo sporchi, stanchi ma esaltati, felici. L'architetto e l'impiegato, l'imbianchino e il professore, il papà e il salumiere, il pensionato e lo studente, il colore e un po' di grigio, il sorriso ed il non gusto, gruppi di amici e singoli: una miscellanea sociale emozionata e partecipe dello stesso obiettivo comune, in un pentolone di emozioni che ribolle colorato ed energico.
Con le nostre pennellate stiamo scrivendo una pagina di storia, lo sappiamo mentre immergiamo con decisione i pennelli nei secchielli colorati carichi di vernice cremosa e ridente, facendo attenzione a non far gocciolare sull'asfalto. Facciamo presto, lavoriamo di buona lena, sempre col sorriso e pensiamo alla mattina che verrà.
Oggi è già la mattina dopo. Questa notte è piovuto ma i colori sono vivi e splendenti.
Io sono felice, perchè credo che da qua ripartiamo. Col colore stiamo ridisegnando la Favara che Armando vuole e che noi vogliamo con lui. Qualcuno potrebbe anche non condividere, attaccarsi all'estetica, alle scelte cromatiche ma io ieri ho visto bellezza. Bellezza nello scambio, nella compartecipazione e nella condivisione materiale di spazi e cose. Ho visto comunità e rinascita. Ho visto la gente volersi e volerci bene, e questo è un piccolo grande successo. Un bellissimo scempio urbano.
Stanotte, ai primi scrosci di pioggia, s'è avuto tutti lo stesso pensiero: la vernice fresca.
Per fortuna ha resistito, e noi resistiamo con lei. A Favara, provincia di Agrigento, oggi c'è il sole anche se non c'è il sole, perchè abbiamo portato l'arcobaleno, di cui il 2013 è l'anno principe.
Grazie Favaresi, e due volte grazie a chi crede da lontano, a loro regalo questo video dimostrativo, guardate un po': http://www.youtube.com/watch?NR=1&v=LnLUE4dijHo&feature=endscreen
Qual è la vera vittoria? Quella che fa battere le mani o battere i cuori? (Pasolini)



Special thanks to: Andrea Bartoli, F.U.N. Favara Urban Network, l'architetto Lillo Giglia, DinamicaMente, i ragazzi di Fra Giuseppe e la Tenda di Abramo, le associazioni presenti e attive, Emanuele Vita, Leonardo Pitruzzella e tanti tanti altri che con amore hanno aderito e supportato l'iniziativa.

















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