Lo so, lo so che il titolo suonerà stonato a molti
frequentatori di questo blog, sempre pieno di ottimismo. Però sapete, quando
uno persegue un obiettivo e alla sua realizzazione si frappongono una serie di
ostacoli, è giusto che debba raccontarli, non fare finta di niente. Il mio
obiettivo - condiviso con molti altri - è quello di rendere migliore il posto
in cui vivo. E questo si sa, è noto. Stop.
Da questo momento mi assumo la responsabilità di tutto
quello che sto per dire, e non pensate
che mi manda Raitre perchè, ancora una volta, mi mando da sola e quando lo faccio non è mai un
lavoro semplice. Sono amareggiata. Perchè? Perchè vivo qui e non voglio andar
via ma state facendo l'impossibile per farmi cambiare idea.
L'altra sera ero a cena con un cugino che vive a Milano e
la sua fidanzata di Monza. S'è mangiato buon pesce, bevuto ottimo vino e
parlato di arancine, mignolate, cassata, iris e brioche col gelato e lei mi
chiedeva come facciamo a non strafogarci tutti i giorni di queste bontà, che
lei ne è proprio innamorata e quando tornerà a Milano le sognerà la notte. Dopo
cena, abbiamo fatto una passeggiata nel centro di Porto Empedocle - con annesso
selfie col Montalbano di Camilleri - ed entrambi si sono commossi leggendo
un'insegna di un panificio: panini imbottiti 1 euro. Al punto che l'hanno
fotografata, per mostrarla agli amici del nord. Cosa ci
facciamo a Milano con un euro?
A dirla tutta, neppure qui ci si fa moltissimo, ma quando
si fa un giro fra supermercati e ristoranti e attività varie, il dato che
emerge è che in Sicilia il costo della vita è accessibile a tutti, in linea di
massima, e questo non è da sottovalutare, perchè certo fa figo parlare del
mare, del sole e del vento ma c'è anche la vivibilità economica da tirare in
ballo, e quando vai al nord e al bar ti chiedono 50 centesimi per il bicchiere
d'acqua che segue il caffè, se sei siciliano, il naso lo storci. Eccome.
Ma passiamo alle tematiche di ordine puramente
organizzativo che differenziano questo posto meraviglioso che risponde al nome
di Agrigento, dal resto del mondo. Oggi è Ferragosto, e ieri alla spiaggia di
San Leone è stato applicato il divieto di campeggio, il divieto di accendere
fuochi e il divieto di abbandonare rifiuti. Allora a uno, lì per lì, gli viene
da dire: grande! Finalmente!, se non fosse
che la misura in questione non ha risolto il problema dei campeggiatori
incivili che ogni anno affollano le spiagge, l'ha solo spostato qualche
chilometro più in là. Stop. Generando, fra l'altro, la perdita totale
dell'entusiasmo generale fra gli abitanti della zona. Ora tu, Sindaco o chi per
te, potrai dirmi: ma sono questioni di sicurezza! Dobbiamo fermare l'orda!
Evitare quello che accade ogni anno a causa degli incivili! Eccetera eccetera, argomentazioni sulle quali potrei darti ragione se non
avessi viaggiato e non avessi preso parte a convention musicali e culturali con
numeri ampiamente più alti di un Ferragosto in spiaggia a San Leone. Basta poco
per evitare i divieti e concedere alla gente, educandola, di mantenere la tradizione, ovvero: scelta di alcune aree in cui il
campeggio è consentito, pagamento di un ticket per poter piazzare la tenda,
servizio navetta che conduce la gente su e giù dalle Dune un tot di volte al
giorno nel periodo di maggiore affluenza e traffico, controlli della zona
costanti durante il pomeriggio e la notte da parte delle forze dell'ordine,
bagni chimici e aree di raccolta rifiuti per tenere la spiaggia pulita. Sono le
prime cose che mi vengono in mente, così, mentre ti scrivo. Pensa se ci
avessimo ragionato su un intero mese.
Non è complicato, non ti costa niente
perchè le persone col pagamento del ticket acquistano il servizio, tieni la
situazione sotto controllo e siamo tutti felici. Eppure no, non è possibile,
perchè è nostra l'arte del nascondere la cosiddetta munnizza sotto il tappeto,
distraendo e spostando l'attenzione su misure temporanee considerate manna dal
cielo, e facendo i cittadini contenti e garbati per qualche ora. Propaganda.
Stando così le cose, le più grandi capitali d'Europa, super pulite e
civilizzate, dovrebbero rinunciare agli eventi importanti della loro cultura
solo per un branco di animali - che sono ovunque, non solo ad Agrigento - e
chiudere baracca, non fare nulla per il pressappochismo che non permette di far
bene.
Ma riguardo alla parola pressappochismo apro un altro
capitolo.
Si è concluso da qualche giorno il Festival delle Scienze alla Valle
dei Templi di Agrigento. Chi l'ha organizzato? Dei folli che pensano che questo
posto effettivamente non sia irredimibile e abbia ancora un margine di
miglioramento sul quale focalizzare la nostra attenzione. Dei folli che hanno
lavorato per mesi, in maniera disinteressata (come fanno sempre quelli che ci
credono) e hanno portato ad Agrigento le personalità più importanti del panorama
scientifico, tecnologico e - udite, udite - spaziale, al momento in Italia.
Saltando le prime giornate, sulle quali anche avrei molto da dire sugli imprevisti perfettamente evitabili, mi fionderei alla serata dell'8 agosto, quarta
del Festival. Adesso voi immaginate - chi c'era non ne ha bisogno -
l'astrofisico Paolo De Bernardis e la fisica teorica Francesca Vidotto, astri
del panorama mondiale ed eccellenti divulgatori costretti a fare dei discorsi
bellissimi e appassionanti su spazio e tempo, col sottofondo musicale di Felicità,
gloriosa hit degli anni
'80. Ora, io capisco che un
bicchiere di vino con un panino non è assolutamente comparabile alla formazione
dell'Universo in termini di brivido e passione, e che avendo assodato che
quando il sole tornerà e nel sole io verrò da te, dovrei anche capire come
arrivarci, da te, dato che la strada è completamente transennata da punta a
punta per garantire la sicurezza del signore Al Bano che Tyron Power ce l'abbia
in gloria. La situazione è la seguente: un gruppo di persone facente parte di
un’associazione non-profit lavora gratis tutto l’anno e decide di portare il
meglio dei cervelli Italiani ad Agrigento, cotanti cervelli si accollano di
venire gratuitamente solo per il piacere della divulgazione scientifica. A
causa del concerto in concessione pubblica nel luogo più bello d’Italia, si
decide di chiudere la strada di accesso al Parco. Quindi penalizzando in una
Valle di patrimonio pubblico, un evento pubblico (il Festival) di carattere
culturale e non-profit per un evento privato (cioè dove si fanno soldi). Non
trovate che questa sia una bizzarria? Non si poteva chiudere la strada in un solo
senso di marcia per dare pari diritto a tutti e due gli eventi? E invece si
decide di chiudere totalmente una strada pubblica e addirittura anche l’ingresso
del Parco presso il Tempio di Giunone (Patrimonio Unesco) per Al Bano (che
intendiamoci, in questa storia non c’entra nulla). Nessuno si indigna! Un danno
monetario per il Festival (non-profit) ma anche d’immagine per la Valle. Vai a
spiegarlo al turista, se ci riesci, che abbiamo Al Bano che canta nel Parco e la
strada è interrotta e devono prendere (e pagare) la navetta. Fosse stato John Lennon, magari
avrebbero capito.
Alcuni riescono a passare grazie alla bontà di qualche
ispettore, altri rinunciano, altri ancora con decine di proteste telefoniche se
la prendono con gli organizzatori del Festival impotenti e incapaci di poter
far cambiare questa decisione irrazionale.
Sapeva il Parco di questa decisione? Ha comunicato il
Parco al tavolo operativo della Questura che era in programma un Festival di
cui era organizzatrice anche lei? Cosa non ha funzionato? Perché il comitato
organizzativo del Festival non è stato avvisato in tempo e formalmente? Ci
possiamo permettere ancora che queste cose accadano in futuro?
Ripetiamo: chiusura di una strada pubblica strategica
all’interno del Parco per un evento privato! Una bizzarria indicibile!
Ciò nonostante, tantissimi, pur di non perdersi l’evento del Festival, si sono
fatti qualche chilometro a piedi, altri hanno addirittura pagato il biglietto
per la navetta. Ma chi gestisce questa navetta? A chi sono andati i soldi del
biglietto navetta? Qualcuno dice a chi ha organizzato il concerto, ma sarebbe
troppo paradossale e non vogliamo crederci
Sarebbero bastate misure elementari, più intelligenza,
più rispetto per tutti per far fruttare al massimo le opportunità ma
soprattutto rispetto per i visitatori del Festival e per il turista che quel
giorno volevano vedere e sentire altro che Al Bano.
Che Google venga al Parco è certamente importante (anche
se la pensiamo diversamente) ed è certamente una grande promozione per il Parco
(anche se pensiamo che non ne abbia bisogno) ma poi non possiamo trattare i
turisti come dei pacchi postali in nome di un cantante che si chiama Al Bano o
chicchessia in un luogo che è patrimonio dell’UNESCO!
Sono molto stanca ed ha ragione Giulia, la cugina di
Monza, a dire che abbiamo tutto e meritiamo niente. Il buon cibo, il vino, la
vocazione turistica, la costa, il talento, le idee brillanti e l'ottimismo,
altrove sono un mix che genera ricchezza diffusa, mentre dalle nostre parti la
ricchezza è reclusa nel perimetro della vostra villa al mare, e il rispetto per
chi vuole migliorare questa condizione di coma culturale ed economico, lascia
il posto all'assonante rigetto per ogni iniziativa importante, impedendone la
continuità e affogando l'interesse in una piscina da venti metri. Gentilmente
offerta dai folli come me.
Che si sono rotti i coglioni.
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