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venerdì 24 luglio 2015

Miss Apple, la Spagna e il rock nel cuore.

Ho conosciuto Rebecca quando ancora lei non conosceva me. 
Ero qualcosa come una matricola o poco più, a Catania. Una sabato sera, la mia migliore amica Azzurra ed io andammo ad una serata in una discoteca che frequentavamo spesso. Salì sul palco lei, capello corto e nero, chitarra e una voce che non posso spiegarvi per davvero: graffiante ma dolcissima al contempo, resa assolutamente ironica dalla cadenza catanese e da due occhi grandi così. Su un flyer avevo letto che lei fosse Miss Apple, solo dopo seppi che era il suo vero cognome: La Mela. Un concentrato di animo rock e cuore pulitissimo.

Negli anni l'ho seguita, dopo quella sera, sui social. L'ho vista produrre, fare tante altre esibizioni ed ero sempre lì, presente, col mio piccolo pollice in su. Ma anche lì, io conoscevo lei, lei non conosceva me. Un giorno del 2012 annunciò che stava partecipando ad un concorso, un concorsone: She can DJ. Che vinse (come già m'aspettavo), ed io mi sentii felice come per il successo di un'amica che se l'è meritato. Raccontai a tutti che una ragazza di Catania aveva vinto quel premio, e stava suonando a Ibiza e in giro per il mondo, e che il suo nome era ovunque. 
Questo non gliel'ho mai detto, quindi lei l'ha scoperto esattamente now. 
Sì, ma perchè? uno si può chiedere, neppure eravate amiche. Perchè la stimavo, a pelle, mi piaceva la sua musica e mi piaceva il suo sorriso grintoso, tipico di chi sa a prendere a morsi la vita, tutti i giorni a colazione. La sua natura, poi, è per metà spagnola, e lei ne va molto fiera, tanto da aver aggiunto al suo, il cognome della mamma: Suarez. E no, il calciatore non è suo cugino.


L'anno scorso, stavamo cercando un dj per il quarto compleanno di Farm Cultural Park ed io proposi al team: chiamiamo Miss Apple! Fu così che diventammo amiche - e quindi lei adesso mi conosceva - e i miei pollici in su sui social acquisirono anche l'aspetto dell'affetto che reciproco che adesso ci lega. E' per questo che l'ho intervistata, per darle modo di raccontarsi e perchè volevo proprio che, quanti di voi ancora non la conoscono, possano farlo. Enjoy!


Il tuo doppio cognome ci manda lontano e ci fa pensare alla Spagna, è vero? Assolutamente si, e ne vado orgogliosa. Le mie radici spagnole mi rimandano ad una tradizione musicale forte, a partire dal mio bisnonno che scambiava il pesce che vendeva con le partiture e mio nonno e i suoi fratelli che avevano ciò che all'epoca chiamavano un'orchestra. La Spagna, o meglio, Asturias a casa mia si respira in ogni angolo: nelle foto, nei souvenir, nelle bottiglie di sidra che puntualmente portiamo in valigia, nei ricordi più belli della nostra vita.

Quanto spesso visiti la Spagna, e come influisce questo nella tua produzione musicale?

Non vado molto, è una cosa di cui soffro molto; il biglietto per arrivare in Asturias è veramente caro. Ma ogni volta che vado respiro aria pulita, mangio pesce fantastico e mi godo la mia famiglia. Mi piace fare lunghe passeggiate, girare le stradine in cui da piccola puntualmente mi sbucciavo le ginocchia; mi piace sedermi sul prato e contemplare l'oceano Atlantico, guardando le onde violente sulla scogliera, il tramonto che d'estate dura alle dieci di sera... m'ispira una chitarra acustica, un disco di Joni Mitchell, Rain Song dei Led Zeppelin, Pink Moon di Nick Drake. Non so dirti come mi influenza in particolar modo, perché è un mondo che sembra racchiuso in una campana di vetro. Un mondo perfetto fatto di profumi dell'erba bagnata e del mare.

Quando nasce la tua passione per la musica e quali sono state le tue esperienze più importanti nel campo musicale?
La musica, come dicevo, ha sempre fatto parte della mia famiglia. Anche se dalla parte di mio padre nessuno suonava, lui ha una grande passione per la musica; è un rocker nato. Vedevo mia sorella Liliana che suonava la chitarra e mia sorella Francesca che ascoltava la musica più disparata e ne sono rimasta incantata. In prima media suonavo il flauto, come tutti; mia madre insegnava spagnolo ad un'insegnate di pianoforte, e sentendomi suonare le ha proposto di studiare musica. E da lì è cominciato l'amore sfrenato. Ho preso la chitarra acustica di mio padre e ho cominciato a suonare in oratorio; poi ho scelto di prendere lezioni di chitarra da adolescente e ho suonato in due band. La vita poi mi ha portato a concentrarmi in un percorso solitario, in cui avevo la libertà di scrittura e composizione. Così nasceva un rapporto ancora più intimista e viscerale con la mia chitarra, Nick. Mi è piaciuto sempre sperimentare, conoscere altri mondi, viaggiare e conoscere altre culture, così come ho fatto durante la mia esperienza da DJ. La vittoria di She Can DJ è stata inaspettata ma bellissima; ricordo ben poco della finale. Ogni tanto rivedo il video per ricordarmi di com'era andata e rido al vedermi piangere come la Maddalena. Ricordo con piacere che Puerto de Vega, il paesino di mia madre, si sono armati di voti ogni giorno e mi hanno sostenuto fino alla fine, così come i miei amici più stretti e le persone che mi seguivano da tanto tempo. Ho conosciuto varie persone di diverse nazionalità, ho condiviso la mia musica nei club d'Europa e questo mi ha dato una felicità immensa perché questo era uno dei miei obiettivi della vita.


Adesso, dopo un periodo di assenza, ho ripreso la chitarra e a scrivere; faccio le strumentali per Noema, campione nazionale di freestyle nonché il mio fidanzato. La musica ci unisce, anche se veniamo da mondi diversi, e ci completiamo attraverso di essa, impariamo cose nuove l'una dall'altro. Se non ci fosse stata la musica forse non ci saremmo mai incontrati.




Cosa ti piacerebbe fare in futuro e come vivi la Sicilia? Qual è il tuo sogno?
La Sicilia: un posto abbandonato e maltrattato da una politica che tende a “mangiare” soldi invece di incentivare le bellezze antiche di quest'isola. Un posto in cui la storia si mischia con la maleducazione ed il poco rispetto dei suoi abitanti. Ma altre persone hanno reso la Sicilia magica: Tomasi di Lampedusa, Verga, Turi Ferro, Rosa Balistreri, Peppino Impastato, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e le altre mille personalità che hanno ridato il valore e la bellezza che a quest'isola spetta.
Il mio sogno? Di avere una famiglia come la mia, in cui due culture e la musica scorrano nel sangue dei miei figli.

Adesso Rebecca torna spesso a trovarci alla Farm, sia come visitatrice che come musicista, anche se l'ultima volta, pur se da turista, non ha mancato di esibirsi - sotto nostra precisa richiesta - accompagnata da una giovanissima orchestra. Ha improvvisato due o tre pezzi dei Beatles, facendoci emozionare e non poco. Ecco perchè ritornerà a Favara a suonare ai Sette Cortili sabato 25 luglio, con la carica pazzesca che la contraddistingue. Vi aspettiamo!


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