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giovedì 26 dicembre 2013

Vado a lavoro, buon Natale.

Negli ultimi venti giorni ho scritto tre romanzi.
Certo, tutti nella mia testa, mica per davvero. Intanto li ho scritti e se avessi tempo e volontà per trasferirli su carta, diventerebbero dei volumetti a metà tra Fabio Volo e una qualsiasi scrittrice americana con un nome abbastanza comune tipo Joan o Kim, la quale ha scritto la storia di un amorazzo a caso tormentato ma a lieto fine, e gli è andata di culo che è finita nella collana Harmony. Ecco, questo sarebbero quei tre romanzi. Una piombata sulle palle.

L'interrogativo più frequente che ha addobbato questo mio mese natalizio è stato quello circa il mio lavoro all'interno di una parrucchieria. Io lo so, lo so, il mio ruolo non vi è ancora chiaro, e forse non mi va tanto di chiarirlo ulteriormente, perchè è divertente sapere che mi immaginate a lavare teste e  phonare chiome. No, io prendo gli appuntamenti, rispondo al telefono, vi poso il cappotto e vi faccio il caffè, vi coccolo se avete bisogno di coccole, vi consiglio sul biondo se necessitate di un consiglio sul biondo, e parlo con le nonne se hanno bisogno di parlare. Alla fine, non volendo, vi ho chiarito il mio ruolo che, per dirla in termini magri magri, è quello della segretaria. Io faccio la segretaria in un salone di bellezza, e certe volte non ho il tempo di farmi lo shampoo e neppure di truccarmi, quindi non sono il top del marketing a livello di esempio reclame, ma quando mi piazzano il mosso ondulato e una striscia di rosso Kate, non dico Belen ma quasi.

Quello che amo del mio lavoro sono le vostre teste.
Ci arrivano scapigliate, fuori posto, crespe, sfibrate e stanche, proprio come i vostri pensieri e i vostri affanni di donne e mamme, e vi mandiamo via luminose, in ordine, a posto dentro e fuori. Perchè quando lo shampoo ce lo fanno gli altri, con annesso massaggino e piega conseguente, fuori può essere Sarajevo bombardata e noi non ce ne rendiamo conto. Ci abbandoniamo molli molli tra le mani di chi ci pettina e spalma cremine ristrutturanti ed è l'amore, la quintessenza dell'armonia. Ci concediamo questo momento una volta ogni due settimane in media e ci ricarica così tanto che il coniglietto rosa Duracell in confronto è un uomo con disfunzioni erettili.

La categoria delle frequentatrici del salone che preferisco sono le nonne. Perchè mi manca la mia, in primis, e la cerco sempre nei loro occhi illuminati che parlano dei nipoti. Per le nonne i nipoti sono sempre persone ampiamente migliori di come sono in realtà: più bravi, più belli, più onesti, più intelligenti, più simpatici e più affettuosi del vero. Credo che i nonni abbiano nella percezione dei nipoti questa distorsione positiva che amplifica ogni qualità, cosa che nei genitori di verifica specularmente coi difetti: per loro facciamo sempre più schifo. E' per questo che io per le signore mature ho un riguardo in più: le accompagno al posto offrendogli il mio braccio, gli zucchero la tisana con calma e quando vanno via gli metto il cappotto, perchè a qualcuna fa male una spalla oppure un gomito - ah, sti dulura! - e cerco così di riparare alle mancanze avute con la mia, di nonna, sperando che dal posto dove si trova gradisca. Oppure magari s'ingelosisce e m'insulta.

Comunque tra nonne, signore, giovani shatush, ormai è passato quasi un mese dal primo giorno che ho posato il culo davanti a quel Mac. Un mese di appuntamenti verdi su iCal, un mese di playlist di Michael Bublè intervallati da qualche discone hip hop di gradimento del mio capo, un mese di roller, un mese di trattamenti Nioxin per la cute e per la corposità del capello, un mese di Color id e Illumina, e un mese di:
ma l'hai mollata l'università? Vuoi fare la parrucchiera?

No, ormai la finisco l'università e poi potrò divertirmi a fare l'intellettualoide disoccupata che parla di Sartre e denigra Manzoni davanti ad un buon calice di vino bianco, fregiandomi del mio essere dottoressa in Lettere Moderne, ma - onestamente - se potessi tornare indietro un phon e una spazzola imparerei a prenderli in mano e due pennellate sulle radici ci proverei a darvele, almeno un futuro assicurato, dico, l'avrei.
Ma adesso è così, faccio la visual. La visual merchandiser di Mimì Hair Fashion, Piazza dei Vespri, 92026 Favara, e vi inondo la home di caschetti e riflessi, e sapete una cosa? Mi piace.
Mi piace anche quando smadonnate al telefono perchè non conoscete nessuna Valentina e mi trattate come se fossi un operatore Telecom (non l'hanno ancora capito che non ci interessano le loro cazzo di nuove tariffe, lo so) e poi buttate giù, e mi piace anche quando siete corrieri esauriti che lasciano pacchi e mi prendono per rincoglionita, chè fondamentalmente lo sono, ma voi non siete da meno.
E poi questo lavoro mi piace perchè posso dire ogni mattina: io vado a lavoro. E non c'è sensazione migliore al mondo. Dopo il sesso e il tiramisù alla ricotta.

Come ho passato il mio Natale? Ho fatto quello che non posso fare mai, per dirla come una nota canzoncina triturapalle da pubblicità natalizia: ho mangiato e ho dormito, entrambe azioni annoverate nel mio pacchetto Luxury, inaccessibile per tutto il resto dell'anno. E fra qualche giorno mi toccherà raccontarvi dello stappo più figo e glamour e animalier dell'anno: la mezzanotte del trentuno.
Ci penserò. Nel frattempo vi auguro tanti panettoni al pistacchio e una discreta dose di Plasil a chi me vole male. A chi mi vuole bene una fornitura di Durex dodicimestrale e tanti dindini al tavolo verde.
Buone vacanze.

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