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venerdì 9 maggio 2014

Due chiacchiere con Tommaso: andare ma tornare, l'amore per la Canicattì contadina.

Da qualche mese lo tengo d'occhio sul social dei social, e ho sempre letto con attenzione i suoi pensieri su questo posto, la Sicilia, in particolare su Canicattì, il paese in cui è nato e cresciuto.

Allora gli ho scritto un mail, a Tommaso Mancuso, il mio amico riccio e simpatico, studente di Medicina a Palermo, e gli ho chiesto di raccontarmi un po' di roba. Roba da Semilascinonvale, s'intende, chè l'avevo capito che qualcosa di grosso sarebbe uscita fuori. Non era solo qualche status su Facebook, e non era neppure la retorica in cui ci si imbatte spesso parlando coi ventenni; avevo intravisto un germe d'affetto profondamente vero e carnale nell'attaccamento ai suoi luoghi, quindi mi fa un certo piacere riportare fedelmente la conversazione che abbiamo avuto. Ecco qua.

Tommi, raccontami un pochino cos'è che ti piace e cosa ti fa incazzare del vivere qui. 

Fin da piccolo ho visto la Sicilia, e Canicattì in particolare, come il mio futuro una terra in cui inventarsi ogni giorno, dalle mille potenzialità, fatta di gente onesta e tanta gente mafiosa nel Dna.
Qui sto bene perchè, a parte le risposte scontate del tipo: c'è la mia famiglia e i miei amici, - che poi non è così vero perchè con gli anni stanno andando via parecchie persone a me care, in giro per l'Italia e l'Europa - io sto comunque bene perchè la mattina mi alzo col sorriso e con la voglia di mettermi sempre in gioco. Qui è una lotta e a me piace lottare poi, sinceramente parlando, alcune sono cause realmente perse, sono lotte perse a priori, e altre invece si possono e si devono vincere. Nel concreto la piaga che si deve sconfiggere non è una piaga assurda ma è la lotta al miglioramento personale, perchè io dico sempre che si è troppo presuntuosi a pensare di cambiare la gente, bisogna cambiare se stessi, migliorarsi, e in automatico si migliora la società. Se cerchiamo di cambiare gli altri ci stiamo imponendo su personalità sconosciute, e perlopiù quando ci illudiamo di conoscerle le stiamo cambiando a nostro modo. Stiamo facendo un grande danno. Ho dei sogni su Canicattì stessa, mi piacerebbe vedere nascere una zona di piccole industrie, di medi artigiani che sanno fare tanto bene il loro lavoro e che gli sia data la possibilità di fare business a livello nazionale e internazionale, come meritano.

Qual è uno dei posti di Canicattì o dintorni che vorresti vedere più valorizzato, sfruttato, con qualche iniziativa o azione artistica, che so, qual è?

Io con l'arte siamo due cose diverse, ho tanti amici e amiche artiste ma io di arte non ne capisco un fico secco, però mi piace tanto e investirei proprio sul bello di Canicattì. Un mio grande sogno è pure vedere rinascere Canicattì da quello che è sempre stato: un paese dalla tradizione religioso-agricola. I miei due nonni hanno portato avanti famiglia, con sei e otto figli, oltre i loro hobby avevano le campagne e hanno permesso ai loro figli - miei zii - di studiare e trovare lavoro qui e nel mondo. Mio nonno Tommaso, ad esempio, qualche anno fa ho scoperto essere tra i primi sindacati della Camera del Lavoro di Canicattì ma il suo appezzamento di terra non lo abbandonava mai e invece noi ripudiamo la terra, come un lavoro non tanto figo. Siamo tutti contadini a Canicattì, nel profondo della nostra anima e ne sono fiero.

Dovremmo tornare più a contatto con la terra, sono d'accordo. A me piacerebbe averla, una casa con l'orto e una piccola vigna. Tu come la vivi, la campagna?

Io la campagna vera e proprio la vivo per la mia ricerca interiore io vivo la campagna come villegiatura in realtà, non voglio fare il figo che aiuta il padre, ho sempre fatto altro per aiutare in famiglia, ho cercato l'utile e il dilettevole alcuni non concepiscono la mia spiritualità ma sono molto spirituale adoro la meditazione ma soprattutto la ricerca interiore e quando leggo soprattutto o quando scrivo i miei pensieri vado in campagna nell'assoluto silenzio e il cane che mi fa da guardia.

Come ti vedi fra cinque anni, e dove soprattutto?

Fra cinque anni non sarò a canicattì e forse nemmeno in Italia, ma voglio sottolineare che andrò via per un miglioramento della mia formazione da futuro medico, voglio investire e internazionalizzare la mia formazione e spero tanto che l'Italia, nel frattempo, abbia la coscienza di farci tornare perchè è un investimento sia per me che per la nostra terra. Ho tanti amici in Erasmus e altri amici che lavorano all'estero, alcuni di loro rimarranno fuori e altri torneranno, e saranno delle bombe di successo, se l'italia gli darà credito. Vado, prendo e torno. E comunque fra 5 anni mi vedo Medico, vorrei esserlo con tutto il mio cuore, mi batte ancora il cuore come quando ho superato il test per l'accesso.

Raccontami la storia più bella, legata alla professione medica, che hai vissuto o sentito fino ad oggi.

Da piccolo, ciò che si chiede a tutti i bambini è "Cosa vuoi fare da grande?", e ognuno di noi naturalmente ha delle visioni celestiali di ogni professione. Io ero indeciso se fare l'attore, il presentatore o il cantante, tutto in uno, o il medico perchè una volta all'anno, d'estate, tornava qui in Sicilia un mio zio, il fratello di mio padre, e ogni volta che tornava era e continua ad essere una grande festa. Non capivo mai perchè casa mia si riempisse di gente, un via vai continuo di persone che mio zio accoglieva gratuitamente perchè è uno specialista di chirurgia e microchirurgia nel campo dell'ortopedia. In pratica passava le sue vacanze a fare consulenza medica totalmente gratuita e la cosa che mi faceva impazzire era che le persone - ero davvero piccolino - se ne andavano col sorriso ma venivano col viso pieno di dolore.Lui gli ridava la speranza. Ora non voglio che sia visto come un santone anzi, è una persona umilissima ma è questo che il medico che deve essere: una persona che umilmente faccia il proprio lavoro perchè tanto il risultato è quando le cose vanno per il meglio: dare gioia di vivere. Adesso grazie alla sua umiltà è Cavaliere del Lavoro della Repubblica Italiana in Germania, Vincenzo Mancuso.

Lo sapevo che sarebbe stata una bella chiacchierata, Tommi. Augurami qualcosa. A me e a chi ti sta leggendo.

Si è persa l'abitudire di benedire le persone, di essere positivi, di aggiustare invece di rompere e cancellare, auguro a tutti di guardare il mondo brutto e bastardo con gli occhi di un bambino, e ad ogni sgarro sorridere come risposta al tuo peggior nemico, perchè se sei positivo l'universo, o Dio, Buddha o chi per loro risponderà positivamente, qualsiasi religione tu sia o non sia.

Alle parole di Tommaso non mi sento di aggiungerne neppure una, sarebbe superflua. Sono molto felice, grazie Tommi.





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