E tu sei il numero:

domenica 4 maggio 2014

Il cliente ha sempre ragione, ma anche no.

Ok, dopo qualche settimana di troppo stop, m'ero ripromessa di ricominciare a scrivere parlando di cose e persone interessanti, tipo quelle che ho incontrato in occasione del primo maggio alla Farm; tanti amici, vecchi e nuovi, che con le loro innovative proposte di progettazione siciliana e non, m'hanno ricaricato notevolmente. E avrei anche potuto scrivere del mio amico Tommaso, canicattinese brillante e giovane studente di Medicina, o di Alessandro e la sua Edicola dell'Innovazione o ancora del mio amico Tommy, neo-zio di due gemellini (ne approfitto per fare gli auguri, ancora una volta, a Melania e Morgan) e di come porti alta l'happiness flag anche alle Mauritius, insieme alla sua energica crew.
Oggi avrei potuto riaprire il blog e scrivere di molte persone intelligenti e buone e appassionate di qualcosa, eppure sento la necessità - scusandomi con ognuno di loro per aver spostato il focus su qualcosa di molto meno meritevole - di raccontare quanto accadutomi ieri, a lavoro.

Dopo il grande successo - insomma grande, normale diciamo ecco - riscosso da Don't call me shampeesta mi ritrovo nello stesso posto, il mio blog, a parlare di una persona che s'è creduta chissà chi  e s'è meritata una lavata di capo, in tutti i sensi, e dall'alto dei suoi 'anta anni m'ha sputato addosso un veleno che manco un black mamba che ha ingoiato sette cupcake al cianuro purissimo. Vi racconto. La signora in questione, dopo un'iniziale scenetta al lavatesta in cui pretendeva d'esser sbrigata, ch'era stanca e aveva un sacco di cose da fare, stravolgendo ritmi e organizzazione interna di noi dipendenti, non s'è calata la nostra cortese richiesta di sedere e aspettare un momento, chè fra poco ci saremmo occupate di lei. E da qui, dalla premessa, io voglio sottolineare la cortesia della nostra risposta, mia e della mia collega. Seguono rimostranze, petulanze, denunce di poca professionalità alla titolare e tanta roba bella che neppure il venerdì mattina al mercato di Favara. La signora comunque viene celermente sciacquata e accompagnata in sala dove la titolare si sarebbe occupata di lei, si legga però: round secondo di lamentele sul nostro operato e accuse contro un'altra cliente che, ritenendolo opportuno, s'era inserita nel discorso cercando di spiegare alla signora che ogni sua rimostranza era fuori luogo dato il nostro corretto svolgimento di questo e quello eccetera eccetera.
A questo punto della storia mi fermo e mi chiedo se sia giusto continuare col racconto, se sia il caso di riportare per intero ogni passaggio rendendo il tutto molto meno fluente. Decido di passare al clou dell'azione, per non tediarvi e per non trasmettere via web l'ulcera gastrica provocatami dal continuo brusìo, acido e cattivo della signora, in sottofondo ad una mia diretta conversazione con la mia datrice di lavoro.

- Signora, perfavore sto parlando io, mi lasci organizzare due cose e poi può dire quel che vuole. - , queste sono state all'incirca le mie parole, pronunciate con calma, pacatezza, normalità. Con giustizia: stavo parlando, dovevo lavorare, cazzo fammi finire e poi continui il tuo vomito di assurde e sterili polemiche per uno sciampo fatto quattro minuti fuori dal tuo planning pomeridiano. Avrei potuto dirle: e allora signora bella, c'ho venti persone che urlano che tocca a loro, e le devo calmare tutte, le potrei sedare ma credimi non m'è concesso dalla legge, e tu continui a interrompermi mentre io parlo con l'unica persona che può darmi ordini di gestione, per dire cosa? Cagate signora, cagate! Perchè t'avevamo trattato bene sin dall'inizio, come non meritavi, ma siccome sei la cliente e allora c'hai sempre ragione tu come tutte le altre, allora una deve tenere tenere tenere e impostare le orecchie su off perchè c'hai ragione tu, ma sai signora quando io sto facendo il mio lavoro bene, anzi più che bene perchè non è neppure il mio lavoro, tutta la tua spocchia non me la sto meritando e ti chiedo con cortesia di rimandare a dopo la tua immotivata lamentela del cazzo. Tanto ora tu te ne torni a casa, accendi rete 4 e sfoghi lo scazzo con una rissa di Forum, io continuo a star qua, a dar retta ad altre decine di persone per svariate ore e lo scazzo non mi passa, no.

Avrei potuto dirle tutto questo, e chi mi conosce sa che aver resistito tacendo è stato un gran sacrificio, ma ho detto solo, stringendo i denti: - Signora, perfavore sto parlando io, mi lasci organizzare due cose e poi può dire quel che vuole. - niente di più, niente di meno. La reazione?
- Senti tu, non hai per niente educazione lo sai? 

Segue nel mio stomaco tempesta biblica, tuoni e lampi, schiocchi di merli frusci di serpi per citare uno dei versi più assonanzati della nostra letteratura italiana, e una serie di desideri non avverati che qui non riporto per non inneggiare alla violenza e perchè io sono peace&love e mi piacciono i bambini e non vorrei che fra vent'anni i miei figli, leggendo le pagine ingiallite di questo blog, sappiano che la loro madre è capace di partorire tali sevizie con la fantasia. A questo punto la storia si fa pulp.
- Come scusi, non ho per niente educazione?
- Sì, esatto, è proprio così, non ne hai.

Bene, avrei potuto risponderle:
Ma come si permette? I miei genitori m'hanno dato un'educazione con un rigore che neppure il sergente Hartman che punisce Palla di Lardo perchè gli trova una ciambella nascosta, e lei viene qua a dirmi che non
ho educazione? La vera maleducata è lei signora... io... io...ma come si permette...sono una dottoressa (ah, Laurea se solo non t'avessi già e non dovessi aspettare Novembre!) ...i miei genitori... che vergogna... maleducata io, ma come si permette davvero!
Ed è stato esattamente quello che ho detto, e i puntini sono da tradurre con l'inizio dei miei singhiozzi, non d'imbarazzo e neppure di rabbia, ma di dolore. Dolore pensando ai sacrifici di mio padre e mia madre derisi da una signora che aveva solo qualcosa da recriminare su uno sciampo.
Poi io glielo volevo anche raccontare che alle elementari ero sempre al primo banco e un anno vinsi il premio educazione e un pacchetto di caramelle, che alle medie avevo sufficiente in matematica e ottimo in condotta e che al liceo studiavo poco ma l'unica cosa che mi salvava era l'educazione. Glielo volevo raccontare che ancora le mie maestre m'incontrano e si ricordano di me perchè ero buona più che brava, che ho sempre diviso il mio con gli altri e non chiacchieravo mai durante le lezioni, anche se sono logorroica. Che mio padre e mia madre m'hanno insegnato a dare del lei alle persone adulte, a non rispondere mai male, a parcheggiare bene, e a pagare le tasse, a masticare la gomma a bocca chiusa, a parlare a bassa voce al ristorante e non chiamarli mai MA e PA che è da ragazzi lavativi e non ho bisogno che dopo tutto questo, reputo ottimo lavoro che hanno fatto con me, arrivi una che neppure conosce il mio nome e si permetta di sindacare non sul mio, ma sull'operato di chi mi ha messo al mondo.

Cara signora, se t'ho risposto come t'ho risposto è perchè te la sei cercata e non importa che tu abbia cinquant'anni più di me, perchè hai mancato di rispetto non solo al mio sudore quotidiano di cui tu non hai neppure lontanamente idea ma hai sminuito con un aggettivo - maleducata - il lavoro di una famiglia intera. E no, non per quanto tu sei adulta e io sono pischella puoi dirmi quello che ti passa per la testa o se vuoi dimmi che ti bagno il colletto quando faccio uno sciampo o ti faccio il caffè troppo lungo, ma non mi pare che io e te, cara signora, abbiamo mangiato la pizza assieme che puoi dire che faccio rumore quando ingoio la Coca- Cola e non ho educazione. Ho cinquant'anni meno di te, dovresti essere tu a farmi d'esempio e invece che fai, t'arroghi il diritto di buttarmi più sotto della roccia madre della Terra, per cosa? Per uno sciampo. Dei capelli. Un'ora in un salone. E la vita? Te la chiedi com'è la vita vera? E quante volte si deve far finta di non aver capito bene, di non aver sentito, e sorridervi sempre perchè voi sganciate il cash? Ma che cosa ne sai tu signora dell'educazione, anche se sei più colta e navigata di me, ma che cosa mi vuoi insegnare se m'hai mandato a letto con le lacrime e ho dovuto nasconderle a quella Santa Donna di mia madre a cui ho detto solo: Sono stanca, scusami mamma.

Scusami se mi sono difesa e t'ho portato l'onore che meriti. Scusa se mi son fatta portare rispetto e scusami se ad un certo punto della storia non le ho più dato del lei, come m'hai insegnato tu.

P.S.: amici, lettori, quando andate in un negozio, un posto pubblico qualsiasi, un bar, un ristorante, abbiate l'accortezza di pensare che chi vi sta servendo non è uno schiavo, è un lavoratore. Ci sono anche quelli vastasi, ma quando beccate persone per bene comportatevi bene anche voi. Ognuno di noi ha la sua guerra personale, non tutto è giustificato dal denaro e da che parte a che parte viaggia. Dietro o davanti il bancone o un registratore di cassa, siamo prima di tutto esseri umani. Take care.

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