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martedì 22 ottobre 2013

L'inverno in ritardo. Cronache sentimentali nei pressi del mare.

Ci sono dei posti nei quali è inevitabile che due donne - due donne amiche - rimangano in silenzio per più di dieci secondi. Specie se, in questo caso io, una delle due è logorroica. Uno di questi posti è in riva al mare, all'orario del tramonto, che adesso è sempre più presto, anche se un autunno così finto non l'avevo mai visto.

Vedo branchi di bikers e joggers e bagnanti tardivi, aggirarsi sui marciapiedi di San Leone, ancora con gli shorts e le canotte. A parte il cattivo gusto degli uomini che indossano le canotte, quello che mi chiedo è: arriverà mai davvero l'inverno? E a me, no, l'inverno non è mai piaciuto gli anni scorsi, quest'anno inspiegabilmente lo aspetto con ansia. Saranno queste ondate di romanticismo che pervadono la mia argillosa anima che pare finalmente sciogliersi in fanghiglia d'amore, che prima era pietra pomice per i calli dei piedi. Sì, adesso l'inverno lo penso come a quella cosa delle cioccolate calde, dei piumoni, delle coccole e del cinema. E sarà un gran bel casino se l'aspettativa sarà delusa, perchè io non c'avrò un cazzo da fare in alternativa. O comunque nessuna alternativa è allettante e profumata come la su citata.

Dicevo, due donne amiche non stanno zitte mai, men che meno in riva al mare all'ora del tramonto. Ed è inutile che ci raccontiamo minchiate sulle argomentazioni introspettive trattate dalle donne mediamente intelligenti quando passano del tempo tra di loro, minchiate. Le donne parlano di loro, degli uomini. E se li hanno, parlano dei loro uomini. Il che è anche peggio, a tratti letale.
A questo punto immagino una musica da documentario di Alberto Angela che parla dell'accoppiamento, quella musichetta rilassante che precede la trombata dei babbuini e che serve da sfondo alla descrizione del maschio alfa, con tutta la casistica che precede la cavalcata. La descrizione di un uomo, cosa più cose meno, individua delle caratteristiche comuni al genere maschile, imprescindibili, che si moltiplicano nel caso in cui gli uomini in questione siano amici tra di loro, quindi cresciuti nello stesso humus sociale e mentale che li predispone ad un certo tipo di approccio al sesso opposto.

Io e la mia amica, anzi la mia amica ed io, che è più affettivamente corretto e english, investiamo il nostro tempo a parlare di noi, delle nostre gioie, dei nostri dissapori e - per fortuna - siamo di quelle donne che gioiscono se gli altri sono felici, e sono tristi se qualcuno è triste, così per empatia. Ci piace un sacco l'Amore, anche. E non perchè ce ne sia mai mancato, anzi. E' che ci piace, e basta.

Guardo le famiglie, i bambini, osservo le loro gestualità, il normale corso del tempo e l'effetto che ha sulle cose, sulle persone. I sentimenti hanno un'azione fisica sulla gente, visibile al mondo intero: i sorrisi, i denti più o meno bianchi, le schiene dritte, le mani rugose, il sovrappeso, l'elasticità, il modo di mangiare o bere un caffè. Non è solo l'invecchiamento, il passare degli anni, che ci cambia. E' l'amore che modella il nostro corpo a seconda delle sue oscillazioni, e adesso che ne sono convinta nessuno può smontarmelo dal piedistallo del cervello.

Dottore, ma cos'è, tipo un piedistallo?
Tipo. Sul piedistallo del tuo cervello si appoggia una pallina bianca. Potrai viverci a lungo, insieme. Potrai viverci bene, o forse viverci male. Adesso come ci vivi?
Dottore, male.
E allora potremo tirarla fuori, che ne pensi?
Penso che mi fa paura, ma ne vale la pena.

Mi fa paura, ma ne vale la pena.
Quante volte ci siamo chiesti se rischiare il gioco valeva la candela? Quante volte avremmo voluto non dire o fare certe cose, per l'effetto che poi hanno prodotto? Eppure, ci sono cose che hanno bisogno - per loro stessa natura - d'essere fatte, dette, comunicate. Sarebbe un gran gesto d'egoismo, chiuderle nella gabbia toracica, nel silenzio di qualche sporadico tum tum.
Non so se l'inverno sarà fatto di coccole o vodka, come tutti gli inverni passati, so solo che è il 23 di ottobre e la gente fa ancora i bagni al mare. Forse quest'inverno si sta adeguando ai nostri tempi, miei e suoi, alle nostre modalità, alla nostra gradualità. Forse, chissà, non se la sente neppure lui di rischiare e arrivare con un cappotto sulle mie spalle più strette di qualche centimetro. Mi sta dando tempo.
Ed io, indubbiamente, lo ringrazio per lasciarmi ancora qualche chiacchierata in riva al mare, con la mia amica, all'orario del tramonto. E un caffè, chè non è mai troppo tardi.

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