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martedì 3 gennaio 2017

Dell'inizio dell'anno e fantasie sul futuro

La tavola è rimasta come un campo di battaglia: briciole, frammenti, detriti e piatti sporchi.
L'odore dei soffritti ancora impregna le pareti del nostro soggiorno - adiacente alla cucina - e la vita, la vita sembra essere un'enorme ascella sudata.

Questo è ciò che resta delle feste, le prime passate in casa nostra.
E alla mezzanotte, ci siamo potuti finalmente dire auguri, buon anno, senza dover scappare dietro un bancone a riempire chupiti di vodka alla menta, per figlie di mamma pronte al collasso. Il veglione, la notte, le gonne corte, le ambulanze, il freddo, le corse e le dita in gola, il cornetto caldo la mattina e il mascara sbavato, hanno ceduto il posto a due sane ore d'amore in caldo appartamento ammobiliato in centro città: casa nostra. Una bottiglia di amaro Averna per spingere la salsiccia e gli sfincioni fino all'ultima tappa del viaggio, e uno spumante finito a metà, tra uno scopone scientifico e una cucchiaiata di lenticchie. Di buon auspicio, dicono.

Sono disoccupata.
O meglio non ho attualmente un'occupazione retribuita, ma di progetti per le mani e per la testa ne ho fin troppi, alla ricerca di un finanziatore. Ma siamo solo al tre di gennaio, ed è la mia prima vacanza forzata da cinque anni a questa parte. Sto sperimentando la poesia immensa di fare colazione seduta, di leggere le mail con calma, di pettinarmi per bene e non costringere la chioma ad uno sbrigativo quanto burino chignon mattutino. Mi sto rilassando.
E rilassandomi scrivo, o scriverei, non so ancora di cosa precisamente ma sento che l'idea buona è dietro la porta: sta citofonando. Sarà questo l'anno in cui troverò il mio posto nel mondo? Non lo so.
Nel frattempo, riprendo da dove avevo interrotto: la specialistica. E mi pare un buon inizio.

Se sei un trentenne, o un quasi trentenne, da queste parti (Agrigento, Sicilia), dormi sotto braccio al senso di colpa e alla voglia impellente di svegliarti altrove, fosse anche la fredda e bianca Lapponia, pur che sia un posto in cui sogno equivalga a possibilità. Da queste parti, i capelli bianchi sono ancora una prerogativa, una costante della gavetta; come dire: il primo contratto e la prima pensione arrivano lo stesso mese, generalmente subito dopo il sessantesimo compleanno. 
E allora ti guardi le mani raggrinzite, la pelle tirata fino ai bordi delle unghie e macchiata di chiazze brune, afferri lo smartphone e inforchi le lenti per abbattere, per qualche minuto, la presbiopia galoppante. Apri Facebook e cerchi di ricordare i nomi dei tuoi clienti, digrigni i denti, il ponte traballa dolcemente, e scorgi fra le cartelle del desktop un documento dal nome: piano editoriale. Vuoi seguirlo, studiare, schedulare ma il pannolone - ormai zuppo di urine e umori di vario genere e natura - ti pesa sulle cosce molesto, irritando la zona inguinale e impastandosi con il Bepanthenol. Era bello quando ci coprivi solo i tatuaggi. E un po' la vita di appare amara, ti chiedi se forse tuo padre non aveva ragione a consigliarti giurisprudenza.
Guardi la foto sul mobile: tu e il tuo compagno state ancora convivendo, e nel frattempo la menopausa e l'andropausa stanno bevendo il té sul divano del salotto, spogliate di ogni libido e da ogni compassionevole tentativo di erezione da parte degli organi, ormai avvizziti.

Come immagino la mia maturità. Un tempo totalmente indefinito, protagonisti la crusca e un iPhone 5s scovato in un negozio di chincaglierie vintage, un catetere di passioni sciolte e di progetti chiusi con lo strappo di un Tena Lady discreto. Tutto questo, solo perché scelgo follemente di continuare a vivere qui, nella punta consumata di uno stivale fuori moda.
E quando i nipoti mi chiederanno la paghetta, avrò così tanto interiorizzato la famosa gavetta che fa curriculum, che li abbraccerò, appoggerò le braccia sui loro fianchi adiposi farciti di iPad Plus Pro Mille, e gli dirò: prima imposta il target e la location, poi ti accetto l'inserzione. Per le marchette brandizzate parlate col nonno. Lui faceva i chupiti alla menta.

La dura vita di una blogger in terra di Sicilia.

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