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lunedì 26 agosto 2013

Breve cronaca tragicomica della mia permanenza al Sangiovannididdio.

Come fu, come non fu, mi presi un virus non letale ma che mi buttò a letto da domenica scorsa ad oggi, che vi scrivo. L'antefatto mi serve a motivare il mio arrivo martedì in quel luogo ameno (nel senso che fa a-meno di tutto) ch'è l'Ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento. Suggestiva struttura architettonica che ricorda vagamente la linea stilistica del Petrusa Resort near Favara, pavimenti incrostati quanto basta ed efficienza da mezza stella difettosa di guida Michelin.
Comunque, questo abbiamo, lì mi portarono. Dopo qualche oretta - dalle 2.00 a.m. alle 13.00 p.m. - di attesa tra pronto soccorso e reparto di Astanteria (l'innovazione e la rapidità in un perfetto sposalizio d'emergenze e dita sanguinanti), mi trasferiscono in quel limbo etichettabile come 'Reparto Altro' (per citare Vincenzo, o chi dei Fun tirò fuori la questione in una delle visite fattemi), ovvero dove si butta tutta quella roba che non si sa cos'è (nel caso di gioventù) e quella che si sa che durerà veramente poco (nel caso di età avanzata.) Io rientravo nel primo gruppo anche se a vedermi all'arrivo nel magico Tempio d'Esculapio, avrei potuto avere tra i 42 e i 93 anni (i capelli, ricordo, che si possono anche tingere.)
Siccome la Legge di Murphy c'è e serve a spiegare tutti quelle montagnette di sfiga che ti capitano nella vita, questa volta ci serve a motivare scientificamente il fatto che la mia compagna di stanza è una simpatica signora in coma - dunque anche poco propensa al dialogo - con novant'anni belli carichi di vita da signorina (riporto testualmente da nipote acquisito presente nei pressi di ultimo capezzale causa prelievo bancario istantaneo nel secondo che sarebbe succeduto alla dipartita della nostra). Fatto sta, che il suddetto nipote con la professione d'eretiere, avendo la propensione alla parsimonia circa le cure della signora zia sospende le di lei cure fatte da badante bielorussa: la zia rimane sola, senza nessuno che controlli l'andamento della sua esistenza fra noi umani terreni e mortali. Le luci sono spente, io sonnecchio, mamma con me. Si trova lì a passare, molto per caso un'infermiera con l'hobby del lavoro, accende la luce, e la signora era già bella gelata da tot ore. Sicuramente bello svegliarsi con vista mare, altrettanto bello svegliarsi con vista morta (già bianca.) Nipote arrivato tempo record, triste come un giorno di Pasqua che t'eri fermato a comprare i dolci ti sei fatto una giocata e hai fatto tredici. Pianto da Oscar per Migliore Interpretazione Attore Ereditista.
Accadendo il triste fatto, mi trasferiscono in stanza  con altra compagna affetta da diarrea cronica. Molto liquida, molto continua. Infermiere e addetti con rapidità d'intervento pulitura pari a: meno cinquantaquattro. Fragranza mica indifferente, mancata appetenza nonostante i cinque giorni di digiuno totale grazialcazzo aggiungerei, rutti amplificati e incontrollati di signora poveretta che ci poteva fare lei, e tante tante belle armonie da grancassa di iperrrisonanza. Che vita di merda.
Nel novero delle stranezze che solo a me potevano capitare, aggiungiamo: infermiera che mi chiede in prestito 20 euro fino a domenica, infermiera che sbaglia cognome e attua prelievo su mio braccio già altamente precario da dipendente ero, infermiera che sbaglia terapia recapitandomi doppia dose di cortisone, infermiera che sbaglia pressione post-ago e m'insanguina custodia tablet, dottore con jeans corto litigato con scarpe piccole, dottore bello somigliante ad amico dj abbastanza adulto ma sempre piacione (ciao Dino Sole, se per caso ci leggi, ma non penso.)
Detto questo, c'ho giocato, ho un po' esorcizzato lo schifo che si vede, le vite che svaniscono così e tu pensi: minchia, che fortuna, sono giovane e forte.
E ruggisci. E te ne torni a casa, per fortuna.

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