E tu sei il numero:

sabato 17 agosto 2013

Cronache estive di un blog risvegliato.

Oggi la mia sveglia di blogger ha squillato per ridestarmi dal sonno estivo della penna, durato fin troppo e oggi finalmente concluso e sepolto con questo primo periodo che termina qui.
E' una benedizione per questo povero blog, rimasto orfano di madre negli ultimi mesi e lasciato a casa dei nonni per favorire le mie libere fughe al mare. L'ho trovato sempre lo stesso ma con qualche centimetro in più, sarà per l'effetto dell'aria buona o del buon cibo o dei numerosi lettori che l'hanno coccolato anche in mia assenza, regalandogli occhi e tempo libero.
Mare, tantissimo mare, dicevo. E molte belle notti, passate tra Favara e costa, con amici più o meno nuovi, e più o meno amici, molti baci ( di un solo uomo, mica tanti ) e per fortuna pochi momenti di tristezza/nostalgia per le cose andate e che mi sembra di non poter recuperare. Non ho voglia di parlare di lavoro o progettualità future, l'argomento del giorno sono i rapporti personali e qualcuno mi presti una zappa per piacere così me la do sui piedi, o una lingua in più da mordermi (o mordere, ad libitum ).
L'altra sera, la mia amica Carla ed io, scegliamo di starcene lontane dai soliti posti affollati nei quali non si può parlare, e scegliamo di andare in un altro posto affollato nel quale non si può parlare ma se t'impegni a cercarti un posto, volendo anche sì. Troviamo il posto, prendiamo due Coca - Cola - con tanto di raccomandazione del barman a "irici a leggiu" (andarci piano, ndr) - e posiamo i nostri gentili ventitré sulle sdraio di plastica bianca che arredano la spiaggia. E comincia un lungo scambio sull'amicizia, l'amore, il sesso, la famiglia e tutte quelle cose che due donne sanno tirare fuori quando non sono ubriache o sono consapevoli di non dover essere prese a bene a tutti i costi. I discorsi da paranoia, insomma. Quelli che ti fanno scavare nelle cose fatte in un passato, anche recente, e ti fanno chiedere: aspetta ma io, io dove cazzo è che ho sbagliato? Eppure sì, da qualche parte una cagata devi averla fatta e il cattivo odore lo senti anche tu, bello aspro che ti stupra le narici, se ci pensi. Se decidi di non pensarci è un altro discorso.
Su cosa sia o non sia l'amicizia, mi sono a lungo interrogata, e di lei mi sono proiettata con convinzione questa magnifica immagine mobile, fatta di molti punti fissi nel nucleo degli Storici, e molte molecole fluttuanti che svolgono il loro dovere di presenza simpatica e compartecipata, senza voler niente in cambio se non il sorriso di una notte. Anche quelli sono amici. La mia personale verità è quella di una certa mancanza di sicurezze ogni mattina al nostro risveglio e c'è tutto un mare di combinazioni modellabili che non si ha davvero il tempo di soffermarsi sui dettagli. Vero è che sono i dettagli a fare la differenza, ma non sempre il particolare necessita di essere dimostrato o palesato con atti che col tempo divengono innaturali e meccanici: se ti amo, non necessariamente ho bisogno di farti passare un aeroplano sopra casa in stile Berlusconi. Ti amo e basta. E sì, io per amare intendo tutto l'affetto e la benevolenza che un cuore umano è capace di provare, non solo l'amore che porta le coppie a mangiare il gelato al Lungomare di San Leone che, con tutto rispetto, mi danno anche una certa angoscia da domenica pomeriggio. E non perché non vado a mangiare il gelato col mio ragazzo e sono invidiosa; dico solo che la domenica pomeriggio, con quarantacinque gradi all'ombra, se inserisci le gambe in un paio di pantaloni di lino bianchi e i piedi in un paio di zeppe color corda con qualche fiore cucito, e nel frattempo lecchi un cono puffo e stracciatella e con l'altra mano tieni una borsetta Alviero Martini qualsiasi - facciamo anche tarocca - non penso che stimoli così tanto la libido della coppia. Ecco, io non penso che tutto questo possa favorire una sana e vigorosa vita sessuale, ma io non sono una fashion blogger, nè una sex blogger e neppure una blogger a ben vedere, quindi la chiudo qui con questo circolo di cattiverie infinite che farei bene a tenermi solo per me.
Torniamo al top del discorso. Quello che mi ha sempre salvato dalla tristezza e dalla noia è lo scambio con gli altri, vedere i loro sorrisi quando li accompagno per le casine di Farm Cultural Park, quando li presento ad altri amici, scoprire che il Mondo è veramente piccolo e ci si conosce tutti di già per un viaggio passato o un amore in comune, guardarsi male e poi riderne rapidamente davanti ad un buon bicchiere di vino, facce sconosciute che ti riportano a casa su richiesta di facce ben conosciute e che ci vogliono bene, incontri che non sono sicura siano avvenuti realmente (o Realmonte) o solo in sogno, tuffi notturni, numeri cancellati, messaggi inviati, confessioni e ritorni per condividere il medesimo dolore, la stessa impotenza nel non poter controllare tutto e far filare lisce lisce le cose a cui teniamo. Nel mare della mia estate sta annegando la comunicazione affettiva, e sembra veramente un paradosso, ma non riesco a trovare due semplici parole che abbiano più effetto di un semplice: mi manchi.
O forse dovrei solo smetterla di pensare all'effetto delle parole che facciano da riflesso a questo grumo d'inquietudine che fa scomparire tutte le molecole ballerine, e dire solo un più vero ed onesto: mi manchi.
Comunque, fra le cose belle, molto belle, toh, bellissime, che mi sono capitate in questi mesi c'è una giornata con Laura, Federica e David. Laura e Federica sono due studentesse fuorisede che fanno - poco - la spola tra Agrigento e Catania provenendo dalla prima e studiando nella seconda. David è... non so descriverlo David, un secondo. Posso dire solo che è un uragano di entusiasmo e creatività e idee e voglia. Li ho portati al Castello e alla Farm. Quando siamo usciti dal Castello, David - che mi conosceva da otto ore circa - ha sentito il bisogno di abbracciarmi, in Piazza, così dal niente, per ringraziarmi/ci di quello che stiamo facendo per questo sciagurato paese sommerso dal pattume sociale. Ecco, in quell'abbraccio, che fondamentalmente era l'abbraccio di un perfetto sconosciuto, io ho percepito un affetto così grande da rompere ogni clichè del "ci conosciamo da...". David ed io, in quel momento ci conoscevamo benissimo. Punto. E lo stesso dico di Laura e Federica, ci conosciamo e ci conosceremo chissà quanti altri giorni e chissà quante altre cose belle gli farò vedere e chissà poi quanti altri David mi porteranno a Favara.
Chiudo questo post di rottura del sonno vacanziero, con un ringraziamento e un po' di scuse: ringrazio Carla per aver pagato quella famosa Coca - Cola la cui lattina inneggiava all'Amore - azzeccata - e mi scuso con chi si sente sostituito, rattoppato, dimenticato. Non è così.
Dell'amicizia ho capito tante cose e una di queste è che non esiste quella vera o quella finta, quella grande o quella piccola, quella storica ed eterna o quella breve e finta; esistono i momenti, esiste la Vita, le circostanze e un amico è chi ti prende per i capelli e ti riporta a galla quando stai andando giù, senza rimproveri, senza giudizi, solo essendoci e spiegandoti come si usa un Tampax in vacanza. Anche se è uomo.

Chiudo augurandovi un'ottima fine d'estate, che sia fruttuosa e bella come la mia, e vi auguro tanti amici di un giorno. Sono quelli che vi conosceranno meno, ma vi capiranno di più.

Nessun commento:

Posta un commento