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giovedì 5 febbraio 2015

#agrigentomanifesta - La lettera di Erika Gallo Carrabba

Agrigento è la città che m'ha accolto appena quattordicenne, fra le braccia di un ginnasio dislocato in una contrada di periferia. Quando facevamo luna a scuola, e dovevamo raggiungere il centro, il Viale della Vittoria, per fare colazione nei bar fighi di cui eravamo sprovvisti in periferia, ci toccava fare l'autostop, rischiando di salire sull'auto del Charles Manson di turno, chissà quante volte. In quella città ho i primi e più bei ricordi della mia adolescenza, i primi amori a Villa Bonfiglio, tutti i miei compagni di scuola, la Via Atenea, le scalinate, l'odore di panelle alle nove del mattino, gli infiniti autobus che ci riportavano in paese, la Sagra e le esposizioni fotografiche, Palazzo dei Filippini, e le fughe a ricreazione per raggiungere la mia libreria del cuore e spendere la paghetta di una settimana seguendo i consigli di Amedeo. La Città per me è stata l'opportunità di accedere ad un fermento di eventi e scambi di idee, una cultura che il paese m'avrebbe negato, perchè, sebbene disti pochi chilometri, la mentalità - adesso quasi omogenea fra le due realtà urbane - dieci anni fa, faceva la differenza. Con tutti i problemi strutturali ed interni che Agrigento già presentava, scegliere di alzarmi alle sei e trenta tutte le mattine per raggiungerla e andare a scuola, ha fatto la differenza. Ecco perchè occupa un posto grande e particolare, tutto suo, nel mio cuore, per questo ho scelto di raccontare qui cosa sta succedendo in questi giorni. Con parole non mie, ma di chi sta vivendo questo Febbraio arrabbiato da lì, dalla Città dei Templi.

In questi giorni s'è parlato di Agrigento, non proprio bene, in tv. Si è raccontato di un gruppo di persone che amministra, lo fa male, per farlo male si è riunito spessissimo, e per ogni riunione ha preso dei soldi, che moltiplicati per spessissimo fanno tantissimo. I soldi erano degli Agrigentini, che speravano si utilizzassero per cose utili e buone, migliorative per il capoluogo, ma così non è stato e a loro - giustamente - la situazione, non è piaciuta. E hanno fatto casino, prima sul web, raccontandosi la rabbia su un gruppo di Facebook nato appositamente, #Agrigentomanifesta, e poi in strada, con un corteo. A questo punto vorrei citare un pezzo di un amico ch'è un bravo giornalista, Dario Piparo, il quale ha raccontato, essendo stato presente, la manifestazione del 3 febbraio: <<L'hashtag dell'iniziativa toglie il cancelletto, dalla tastiera si trasforma in slogan, prende vita nella voce metallica del megafono e rimbalza sulla folla: “Noi siamo altro”.[...] Agrigento oggi  si sveglia con un'altra consapevolezza. Probabilmente quella che da oggi forse niente sarà più come prima, certamente quella di poter fare qualcosa in più rispetto all'indignazione. Perché siamo in democrazia e il Comune è come un quadro, un dipinto sgradevole e malfunzionante. In quella folla, invece, ci sono i pittori. Pittori colpevoli di quella bruttura, ma con in mano un pennello – o una matita – da utilizzare a maggio, quando si tornerà alle urne. E questa volta, il dipinto, potrà migliorare. Insomma, servirà l'ispirazione, ma le premesse sembrano incoraggianti.>>
La protesta dunque, prima di scendere in strada, si muove su internet. Sui social ho letto moltissimi pareri di giovani e meno giovani; in moltissimi hanno difeso con grande verve i diritti dei cittadini, in particolare m'hanno colpito le parole di due amici: Erika e Alessandro. Oggi parlerò solo della prima, in attesa della voce del secondo. L'ho chiamata e le ho chiesto di raccontarmi i suoi sentimenti in merito, con l'energia comunicativa che la contraddistingue. Le ho dato un microfono ideale per urlare il suo pensiero. M'ha scritto una lettera, mentre era su un volo che la riportava nella città dove vive per studiare, Firenze, e qui la riporto come lei l'ha scritta, con tutte le maiuscole e i punti esclamativi al loro posto, altrimenti non renderebbe l'idea nello stesso modo.

Agrigento è la MIA terra! La MIA casa! La MIA mamma, il MIO papà, fratelli e sorelle, e mi piange il cuore a vederla pian piano colare a picco, proprio come il Titanic (cit. studente manifestante) così, solo perchè chi ha avuto la presunzione di rappresentarci, non è stato capace di farlo come meglio, Agrigento, avrebbe meritato! Io sono una studentessa fuori sede, e quando dico la parola "fuori sede" , aggiungo quasi sempre dopo un "per fortuna", seguito precipitosamente e precisamente da un "...o PURTROPPO!", che a quel "per fortuna" neanche lo vede! Quando giro per le strade di Firenze, mi guardo intorno. Una realtà a misura d'uomo, pulita, organizzata, ma non troppo (perchè non me ne vogliate, ma quando mia nonna dice "ognunu sapi quantu l'avi", ha una gran ragione!), "culla della cultura, dell'arte e della lingua italiana", monumenti maestosi, poeti, pittori, scultori...e chi più ne ha più ne metta...e TURISTI. Milioni di turisti, caterve di turisti provenienti da tutto il mondo. Turisti che rischiano di causare l'estinzione del fiorentino doc! Turisti sopra ogni cosa. Ecco, quando io cammino e percorro quelle strade io penso a Girgenti. Penso: cos'ha in meno la mia Girgenti? Firenze ha un GRAN DUOMO, Agrigento anche ma cade a pezzi, Firenze ha infiniti musei, Agrigento ne avrà di  meno di un numero infinito, ed anche se dentro non vi si troverà il David di Michelangelo, ahimè, vi si troveranno le nostre ORIGINI (quelle che spesso, purtroppo, dimentichiamo). A Firenze nacque Dante, a Girgenti Pirandello. A Firenze scorre un cazzo di fiume, ad Agrigento scorre un immenso Mediterraneo che Firenze se lo sogna, ragazzi! I Templi. Quella Valle incantata che fa innamorare tutti, eccetto noi, porcaccia di quella porcaccia! Potrei continuare a non finire, ma il mio obiettivo non è quello di paragonare la mia terra con un'altra, no! Se l'ho fatto (fino ad adesso) è solo per farvi capire che se vogliamo, anche noi possiamo! Agrigento può! Agrigento da ultima città in classifica, può scalare questa vetta! Perchè non dovrebbe? Perchè? Che limiti ha? Ebbene, NOI siamo il nostro stesso limite. Noi, quando entriamo in quel triste separé di compensato brutto e riciclato di tavole buttate così all'agnuni come si suole dire in francese dalle nostre parti, utilizzate - almeno così dovrebbe essere - per preservare la nostra privacy, stiamo per sottolineare ancora di più il nostro limite più grande. Smettiamola di dar fiducia a chi fa promesse da marinaio, smettiamola di prendercela con loro come se fossero caduti dal cielo per prendersi gioco di noi e derubarci, li abbiamo votati NOI, mentre loro mangiano a sbafo a spese nostre, smettiamola di buttare le carte per terra, di creare tappeti di bottiglie di vetro, smettiamola di provare invidia, di essere omertosi, lecca culo, bugiardi e corrotti, perchè se veramente questo siamo, allora credo fermamente che è proprio questo quello che meritiamo, ma siccome invece credo fermantissimamente che Agrigento sia ben altro, svegliamoci cazzo! Diamo davvero una svolta a questa terra meravigliosa e un calcio nel culo a chi per anni per il culo ci ha preso! Prima di pensare al futuro, miglioriamo, cambiamo il nostro presente, perchè è questo ed è marcio! Ad Agrigento urgono SERVIZI, PALAZZI, STRADE NUOVE, LAVORI IN CORSO PER PALAZZI CHE CROLLANO, PER SCUOLE CHE CADONO  PEZZI, PER MURI CHE SI SGRETOLANO, oppure aspettiamo che ne crollino ancora meravigliandoci poi dell tragedia che potrebbe accadere? Ad Agrigento NON DEVE CHIUDERE L'UNIVERSITA' perchè è un nostro diritto! Finiamola di lamentarci, e agiamo! Ma no a parole... Smettiamola di battere le mani in petto solo quando passa San Calò! Le mani sulla coscienza sbattiamole ORA. Mi fermo qua perchè potrei non smettere più e se non lo faccio subito rischio una perforazione dello stomaco immediata, però concludo dicendo che ieri alla manifestazione ero lì, presente col cuore, e di cuori sinceri, ieri ne ho visti tanti! Mi auguro con tutto il cuore che non smettano mai di pulsare così, per un Amore incondizionato e inspiegabile e grande, che altro non deve che essere salvato, nutrito e risollevato! Perciò che la smettessero, chi non c'era, di criticare e dire cose infondate, perchè a volte, prima di parlare bisognerebbe essere come san Tommaso: SE NON VEDO, NON CREDO!
Ritornando al paragone con Firenze, una cosa però ve la devo dire: U
Erika Gallo Carrabba, Agrigentina
FIAVURU, U SULI E U CORI C'AVEMU NANDRI, FIRENZE, ROMA, MILANO E CHISSA' QUANTE ALTRE CITTA', UNNU PONNU SENTIRI MANCU SI CI FA 'NA GRAZIA SAN CALO'!

E per stavolta non traduco, non renderebbe.
 


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