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sabato 13 febbraio 2016

Atti vandalici ad Agrigento: ma perchè?

In seguito a quello che è successo nelle ultime ore alla Casa del Libro, mi sento di scrivere due parole. La Casa del Libro è un progetto promosso dall'associazione Nonsostare, per la condivisione dei libri e della cultura in modalità open: tutti possono passare, a qualsiasi ora, dentro Villa Bonfiglio ad Agrigento, e sedersi a leggere un libro dentro una piccola casetta costruita pezzo per pezzo dal gruppo di giovani architetti. Lo scopo è nobilissimo e di facile lettura: inserire la cultura all'interno di un contesto urbano, pubblico, aperto a tutti, frequentatissimo, per renderla fruibile alla massa che si avvicina anche solo per curiosità. La casetta era stata piazzata neppure un mese fa, e questa notte dei vandali l'hanno distrutta, in buona parte.

Ora, vediamo la cosa più in generale, perchè non è la prima volta nell'ultimo periodo, che la gente se la prenda con le cose ad Agrigento. Con le cose per strada, le cose pubbliche, pagate anche da loro - fra l'altro - e con la proprietà altrui, con una rabbia inaudita. Io una riflessione l'ho fatta, e secondo me sono le stesse persone che quando poi si spostano in vacanza a Milano o all'estero, s'ingoierebbero pure le cicche di sigaretta pur di non buttarle per strada. Vi siete chiesti  perchè ce l'hanno con questo posto, il loro posto?

Credo che gli atti di vandalismo siano una forma d'espressione, oltre che d'ignoranza e deficit culturale non indifferente, di un disagio provinciale infinito. Sempre di questi giorni è la notizia, di cui sono testimone in prima persona, di decine di auto danneggiate in molte vie centrali della città. Continuano da settimane imperterriti, indisturbati. e questo - mi dispiace dirlo, ma è così - credo sia anche motivato da una scarsità di controlli da parte delle forze dell'ordine. Come si può agire con tanta violenza, nei punti di snodo principali di Agrigento, e non essere beccati mai, neppure una volta?

Io, se avessi davanti questa gente, glielo chiederei: ma tua madre lo sa che sei in giro a fare 'ste minchiate? Allora uno se lo chiede: o siete figli di Onassis tutti quanti, oppure - al figlio di uno che paga le rate della macchina ogni mese e a stento riesce a far quadrare i conti - onestamente penso che non gli mangerebbe così assai il culo di andare a distruggere le auto di altra gente, che con ogni probabilità è nella stessa situazione, ogni ventisette sul calendario.

Ma torniamo al genio che qua fa lo spaccone, e a Milano (per dire) fa il gentleman: perchè lo fa? Allora, se uno è incivile per natura, dovrebbe esserlo ovunque; ad Agrigento come a Tokyo o Ficarazzi. Diverso è il discorso se uno distrugge la città, perchè non la ama. Così, a sfregio. Amare il posto in cui viviamo non è per niente un lavoro semplice, io lo so. Ci portano a detestare tutto della nostra città, perchè la amministrano male e ci fanno mancare le cose basilari. Poi uno, e ci può stare, s'incazza perchè piazzano un bel vaso o una bella statua ornamentale all'altezza stessa di una voragine enorme del manto stradale. Siamo d'accordo. Ma questo vi autorizza a diffondere l'ultraviolenza kubrickiana in giro per il mondo? Ma chi vi credete di essere, cretini?

Per concludere. Stamattina aprendo Facebook ho letto, a riguardo della distruzione della Casa del Libro, i commenti di alcuni amici. Sostenevano che noi, questo tipo d'iniziative, non ce le meritiamo. Frasi del genere, qualora fosse possibile, mi lasciano perfino più delusa del fatto negativo in sé. Questo disfattismo, questa resa palese, sono deleteri per un cambiamento dei costumi. Lo indeboliscono e lo spezzano sul nascere. Se un gruppo di ragazzini idioti vi fa pensare che  la città non merita dei doni di bellezza, abbiamo perso in partenza. E poi chi l'ha detto? Io me la meritavo la Casa del Libro, io me la merito una città più bella, io me li merito i vasi e le colonne, e mi merito strade migliori, mi merito che tutto cominci a funzionare, me lo merito tutto perchè non ho la fuga altrove tra le mie prospettive di vita. Ammettere pubblicamente che ancora non siamo pronti per la bellezza, significa retrocedere, dare loro la precedenza e farci superare in curva. Per fortuna, la bellezza è merce rara, e le persone meritevoli di riceverla e diffonderla sono sempre di più quelle pronte a distruggerla. Dovremmo dire ai ragazzi di Nonsostare, di stringere i denti e ricominciare da capo, anche quando sembra tempo perso e non si ha più la motivazione necessaria.

Questo è ciò che faccio in questa sede: augurargli buon lavoro per la ricostruzione della Casa del Libro.

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