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domenica 14 febbraio 2016

Cronache sanvalentiniane: quanti tipi di amore esistono?

Quando ho aperto gli occhi, stamattina, ho realizzato di essere a casa.
Sono passati quasi tre mesi da quando Gabriele ed io ci siamo trasferiti in questo appartamento, che finalmente sento mio. Mi muovo a memoria, e mi dirigo in automatico verso il posto in cui so che troverò ciò che cerco.

Al pensiero istintivo della casa, ne segue un altro, altrettanto naturale e vero: è il primo San Valentino senza mio padre vicino. Mio padre vive e lavora al nord, e queste cose le figlie - sì, le figlie femmine in particolare - non le accettano mai per davvero, se non in apparenza.
Papà ed io ci sentiamo mille volte al giorno, da perfetti innamorati. E questa mattina m'ha scritto su Whatsapp uno dei suoi messaggi del buongiorno carichi di cuori, come solo lui sa fare: sostituisce tutte le 'o' con dei cuori. Questo solo per rendere l'idea della portata dei nostri messaggi, anche in termini di creatività.

Era dispiaciuto per non essere con me oggi, la mia festa. Sin da quando sono nata, abbiamo festeggiato San Valentino come fosse un altro compleanno: regali, dolci, cene fuori, noi tre. Anche quando sono diventata adulta, e gli uomini hanno cominciato a rovinare la maggior parte dei miei sanvalentini, per la loro assenza o per la presenza di scarsa qualità. Quanto danno sanno fare, quando ci sono e quando non ci sono, nella stessa misura.

Tre anni fa era un 14 febbraio da single, col cuore a pezzi da qualche giorno (gli uomini e il loro tempismo perfetto nel mollarci, tra l'altro) ma, al solito, la capacità di riderci sopra e fregarsene, mi ha condotto ad organizzare una cena fra amiche del cuore, in tutto quattro ai tempi (compresa me), in un ristorantino della zona, con annesso pub. Lo frequentavamo spesso perchè era un periodo di molte lacrime, molto alcool, molto Whatsapp e niente sesso. Avevamo il tavolo fisso e uno dei camerieri aveva iniziato a regalarmi delle rose, ogni volta che un venditore ambulante entrava. Comunque, quella sera andammo in quattro e ci servirono una pessima insalata ai frutti di mare, una crepe salata senza sale e un tortino al cioccolato tutto claustrofobico per via del chilo di topping alla fragola con cui l'avevano ricoperto. Vino in brocca che avrebbe potuto essere aceto Ponti e caffè. Trentacinque euro, che ci compravo un paio di scarpe in saldo ed ero assai più soddisfatta. Insomma, quel San Valentino  decisi che, in ogni caso, mi era andata bene perchè pure se stavo di merda e l'uomo di cui ero innamorata mi aveva lasciato ventiquattr'ore prima per essere precisi, avevo ancora una volta le mie amiche vicine che, tra un calice scarso e un dolce da discount, mi avevano ascoltata e si erano raccontate. Sempre col sorriso, alla fine.

Oggi, tre anni dopo, sono sola casa perchè il mio uomo è a lavoro. Sì, quando tutti si divertono lui lavora perchè funziona così da sempre, e tutte le feste per noi slittano al primo giorno libero disponibile. Però almeno sono a casa nostra, e stasera - come tutte le sere - berremo un calice di vino buono e guarderemo la tv. Poi io mi addormenterò sul divano dopo due minuti d'orologio, lui mi coprirà con una coperta, fino a quando tutta la rassegna calcistica della giornata su Sky non sarà finita. Poi mi porterà a letto - proprio per mano - e dormiremo insieme. Questa è la nostra piccola festa di tutte le sere, e non c'è giorno sul calendario che possa decretarne la ricorrenza.

Ho sempre ricevuto tanto amore, e credo - spero - di averne restituito in egual misura. Mio padre oggi mi ha detto: mi dispiace che oggi non stiamo festeggiando insieme, quando finisci gli esami ti porto a Venezia. E poi ha aggiunto una cosa, che m'ha fatto ridere e commuovere al contempo. Una cosa da giovani e da proletari: ci riempiamo uno zaino pieno di panini e acqua e via per il mondo. Ha usato proprio queste parole: e via per il mondo. Come se fossimo due ventenni in cerca di un interrail post sessione invernale. E invece lui, fra due settimane, ne compie sessanta e anche quella, vabbè, sarà la prima festa di compleanno a migliaia di chilometri.

Forse è proprio questo il bello di amare: sentirsi incompleti. Sapere di dover rinunciare sempre a qualcosa per poter gustare pienamente un'altra che ne valga la pena. Le mie amiche del cuore adesso sono quasi tutte felici, qualcuna è persa in un limbo di plastica felicità ad intermittenza, qualcuna ha messo da parte orgoglio e cinismo e qualche altra è finita tra le braccia dell'ultima persona che immaginava di poter abbracciare. Mio padre credo sia già alla ricerca di uno zaino decente per la nostra vacanza a Venezia che con ogni probabilità non avverrà nell'imminente, e io sono qui, a pensare a quanto l'amore tra due persone sia solo una goccia nel mare di sensazioni che un cuore può provare. Esistono infiniti tipi d'amore ed è impossibile conoscerli tutti nel tempo di una sola vita.
Però mi sa che sono a buon punto.

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